di Gianni Giardinieri
Dopo la prestazione di domenica al ‘Romeo Menti’ di Vicenza, la principale considerazione che viene in mente è ‘sì, si può fare’. Si può passare il turno e andare a giocarsi la finalissima (probabilmente contro il Pescara, dilagante a Cerignola, seppur il rotondo punteggio a favore degli abruzzesi non rispecchi appieno l’andamento del match). Molte le note positive emerse dalla prestazione delle Fere. A cominciare da un assetto tattico sempre più definito e che nelle ultime due gare (0 gol subiti, 2 realizzati) pare offrire solidità difensiva e sufficiente pericolosità offensiva. Procediamo per reparti.
La difesa a tre è stata usata molte volte da Abate ma la novità apportata da Liverani si sostanzia in una postura più bassa, con Capuano chiamato a lavorare in venti metri di ampiezza e venti di profondità. Questo fa sì che l’esperto capitano rossoverde abbia poco campo da coprire, potendo far fruttare al meglio un’esperienza enorme e una lettura situazionale senza pari per la categoria. Non è costretto all’uno contro uno, non deve abusare della sua velocità di punta e non è deputato a lavorare la prima ‘giocata’, come ai tempi di Abate. Il supporto a destra di Donati, veloce e sempre concentrato, conferisce dinamismo, quello di Martella a sinistra struttura e qualità di palleggio.
Nella zona centrale mediana, Liverani ha trovato un duo di interpreti che si completa vicendevolmente, con Vallocchia sul centro sinistra, chiamato principalmente ad un duro lavoro di interdizione, e Aloi sul centro destra, anche lui a far legna ma con maggiore accesso ad uno sviluppo verticale del gioco, sia nel passaggio (si veda la rasoiata di ieri per la grande occasione di Cianci) che nell’azione individuale (e lui nelle corde ha questa qualità, basti ricordare il gol contro la Torres in casa). I due esterni di centrocampo sono di fatto due terzini, Casasola e Tito. Il primo più di impatto in area avversaria, il secondo con un piede da trequartista. Anche in passato avevano coperto grossomodo le stesse zone di campo, ma la novità del tecnico romano ci pare essere stata quella di averli portati quindici, venti metri più in avanti nel loro raggio d’azione, consentendo loro un minor dispendio energetico e soprattutto una maggiore velocità nella sovrapposizione, con un timing più ‘centrato’ nell’offrirsi all’appoggio palla da parte di Cicerelli e Curcio.
In avanti la scelta di rispolverare Ferrante è certamente un fattore, mentre ci sembra che ci sia ancora del lavoro da fare per trovare la zolla giusta a Curcio, chiamato comunque a metterci anche del suo. Cicerelli dovrà riabituarsi a giocare palla al piede solo nell’uno contro uno, trovando invece appoggi e scambi quando sarà marcato da due o più avversari (ieri troppe azioni solitarie, e velleitarie, per lui). Liverani in termini di manovra è chiaramente orientato ad uno sviluppo più verticale, con minore ‘giro palla’ e una prima giocata già impostata sugli esterni di centrocampo. Usando senza vergogna anche la rimessa lunga di Vannucchi. Ieri per qualche minuto i rossoverdi hanno provato a far ‘uscire’ gli avversari con l’ormai abusata ‘costruzione dal basso’ ma avvertita la sterilità della stessa, hanno cambiato registro senza tanti rimorsi. La sensazione da queste prime tre partite di play off è che la squadra stia sempre più cambiando pelle. La speranza è che il bruco si trasformi in farfalla da qui al 7 giugno.