di S.F.
Niente da fare, la Regione conferma e va di diniego di accreditamento istituzionale in sanità ad una struttura medica. L’atto, pubblicato nel Bur del 16 ottobre, riguarda un’attività in via Alberto Mario, a Terni.
Cosa è successo? Già l’11 luglio scorso, con una determina dirigenziale a firma Davina Boco, la struttura in questione aveva ricevuto il diniego per l’accreditamento. Motivo? La settimana precedente – 4 luglio – era stato trasmesso all’Otar (l’Organismo Tecnicamente Accreditante) «il rapporto finale di audit correttamente compilato e corredato dei necessari documenti. Dalle risultanze del quale si evince che sono state riscontrate 18 non conformità». Relative a diversi requisiti generali, alcuni dei quali definiti essenziali. Un fatto che, da regolamento regionale, comporta il rilascio di parere negativo. Così è stato e il 15 luglio l’Oaia (Organismo amministrativamente e istituzionalmente accreditante) ha negato l’accreditamento. Si arriva al 23 settembre e lo studio medico in questione ha chiesto il riesame del provvedimento. Evidenziando «il poco tempo concesso tra la data di comunicazione dell’Audit e l’effettuazione dello stesso e la difficoltà di reperire la documentazione richiesta, oltre all’assenza del referente per la qualità».
Nella determina odierna la Regione specifica che l’Otar aveva concordato la data dell’audit il 14 giugno per il 29 dello stesso mese. Non solo: «Gli auditor sono esperti del settore e sono in grado di comprendere se l’audit non si può svolgere per l’impossibilità di reperire la documentazione dovuta all’ assenza del personale, ma nel caso di specie non vi è stata alcuna segnalazione in tal senso; già alla data del 14 giugno la struttura non aveva più alle dipendenze il proprio responsabile qualità, figura, in ogni caso, non necessaria per l’accreditamento». Ma soprattutto la normativa regionale su questo argomento «non prevede la possibilità di sanare le carenze essenziali rilevate nel rapporto di Audit, determinando un provvedimento a contenuto vincolato». C’è la conferma del diniego. A firmare è sempre la dirigente Boco.