In primo grado, era il novembre del 2022, era stato condannato a sei anni di reclusione per ‘atti sessuali con mimorenne’. La Corte d’Appello, venerdì, ha ribaltato tutto, assolvendo l’uomo – 73enne residente a Terni ed originario di un comune della Valnerina ternana – perché ‘il fatto non sussiste’, ovvero la formula più ampia.
Il 73enne era finito a giudizio – ed era stato condannato – a seguito delle indagini incentrate su fatti collocati fra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, quando la ragazza aveva 12 anni di età. Secondo quanto affermato dalla giovane, poi sostanzialmente ribadito anche in sede di incidente probatorio, gli abusi erano avvenuti presso il negozio dell’uomo, dove quest’ultimo – era la ricostruzione – aveva palpeggiato la 12enne nelle parti intime, esternamente e senza costrizione. Da qui, da quest’ultimo punto, l’ipotesi di ‘atti sessuali’ in luogo della ‘violenza sessuale’.
Ricostruzioni rispetto alle quali il 73enne si è sempre dichiarato totalmente estraneo. E questo punto di vista, sostenuto dal suo legale – l’avvocato Paolo Cerquetti del Foro di Terni – è stato pienamente condiviso dai giudici dell’appello. Che hanno anche rinnovato parte dell’istruttoria dibattimentale, sentendo nuovamente la madre della ragazza – oggi maggiorenne – su alcuni aspetti già approfonditi nel processo di primo grado.
«La mia sintesi – afferma l’avvocato Cerquetti – è che, a fronte delle numerose contraddizioni emerse, di tutto ciò che abbiamo messo a disposizione del tribunale, di ricostruzioni approssimative e non sempre credibili, a questa sentenza di assoluzione ci si sarebbe potuti arrivare prima. In ogni caso – prosegue – l’estraneità del mio assistito è stata finalmente provata, dopo anni di sofferenze per lui e la sua famiglia. Per fatti presunti e dai quali sono trascorsi dieci anni. Fra l’altro, a suo tempo aveva optato per il giudizio ordinario, ‘rischiando’ una pena maggiore rispetto a riti alternativi ma proprio perché voleva provare la sua totale innocenza».
Nel merito, il legale evidenzia «non solo le contraddizioni e le incongruenze emerse analizzando le dichiarazioni dalla madre e dalla persona offesa, già in primo grado. Ma anche il fatto che, finalmente, in appello sono state tenute in debita considerazione le prove documentali già prodotte in primo grado dalla difesa. Nella fattispecie certificati medici che testimoniavano come nei giorni, con sostanziale coincidenza anche degli orari, in cui sarebbero avvenuti i fatti, il mio assistito era in ospedale per delle terapie invasive che lo costringevano poi a stare a letto per intere giornate. Tutto ciò è stato finalmente valorizzato, anche se ciò potrà naturalmente comprendersi solo quando verranno depositate le motivazioni della sentenza dell’appello».
ARTICOLI CORRELATI
Terni: atti sessuali con una 12enne. Ternano condannato a sei anni di reclusione