Terni, addio consorzio sviluppo università: «Obiettivo fallito»

Via libera dalla commissione alla proposta di scioglimento dello strumento di gestione costituito nel 2006. Ancora pressing su Pentima e facoltà in centro

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di S.F.

Cinque voti farevoli e due astenuti in II commissione, ora manca solo il via libera del consiglio comunale e la partita è chiusa per lo scioglimento del Consorzio per lo sviluppo del polo universitario della provincia di Terni, costituito l’8 settembre del 2006 con il coinvolgimento di palazzo Spada, palazzo Bazzani, Regione, Comune di Narni, Camera di commercio, UniPg, fondazione Carit e associazione industriali: l’obiettivo era di «lavorare in coordinamento» per il sostegno alla didattica ed alla ricerca delle facoltà, la promozione ed il supporto. Non è andata granché bene come certificato venerdì mattina in aula consiliare per la disamina dell’atto. Di mezzo ci è finito anche l’Organo straordinario di liquidazione per il debito di 40 mila euro  accumulato dall’amministrazione ternana per il mancato versamento delle quote consortili dal 2014.

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L’ATTO COSTITUTIVO DEL CONSORZIO

Il polo didattico di Terni

Fondi, Osl e scioglimento

In aula per dare delucidazioni sull’atto l’assessore a scuola ed università Cinzia Fabrizi: «Il Consorzio ha svolto una serie di funzioni nel corso del tempo e man mano alcuni soggetti si sono sfilati, come Camera di commercio e associazione industriali di Terni. In avvio di 2020 – il riepilogo – ci siamo trovati di fronte ad una sostanziale inattività e dunque all’unanimità è stato deciso di procedere con lo scioglimento. pur continuando a condividere l’obiettivo di sostenere la presenza dell’università sul territorio. I costi di gestione annuale erano alti, 15 mila euro». C’è anche altro: «Questo strumento ha fatto il suo corso. Il Comune di Terni non ha versato la sua quota dal 2014, era il più indietro in tal senso e aveva un debito di 40 mila euro nei confronti del Consorzio, poi quest’ultimo ha accettato 24 mila euro dall’Osl per via della procedura semplificata e il taglio del 40%». Dal 2018 l’assemblea ha deciso di rinunciare al versamento delle quote. Lo stop comporterà che il residuo rimasto andrà all’università degli studi di Perugia. «L’unico in regola – ha specificato la Fabrizi – era il Comune di Narni, mentre la fondazione ha deciso di finanziare direttamente senza passare dal Consorzio». L’assessore ha annunciato che è in via di sviluppo un protocollo d’intesa da sottoscrivere con Regione e UniPg per rafforzare l’impegno formale in tema di sviluppo universitario: «Ricordo che nel Pnrr c’è la riqualificazione di Pentima».

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Gentiletti e Rossi

I dubbi sul ‘carrozzone’. Salute e Pentima

Sponda commissari il primo a intervenire è stato Alessandro Gentiletti di Senso Civico: «Il dubbio è su come proseguiranno i rapporti per il mantenimento del polo ternano e la sua gestione. L’assenza di un protocollo d’intesa con contestuale scioglimento del Consorzio rischia di essere un salto nel buio». Perplessità anche da Michele Rossi di Terni Civica: «Che ha fatto in tutti questi anni il Consorzio? Il Comune di Terni non versa dal 2014, ciò mi fa pensare che già allora non ci si credeva più. Era un ‘carrozzone’ e occorreva scioglierlo all’epoca». Valdimiro Orsini (Gruppo Misto) ha evidenzato che il Consorzio «aveva perso spinta e obiettivi, non c’è ragione perché debba rimanere attivo». Federico Brizi (Lega) si è fatto avanti per chiedere di aprire altre collaborazioni universitarie oltre a quella con Perugia, mentre Comunardo Tobia (M5S) ha puntato su altro: «Ve lo dico da medico, il sito di Pentima va bonificato. Si trova tra Sin, discarica e sostanze pericolose, andiamo a mettere gli studenti dove ci sono rifiuti e cromo esavalente nell’acqua?». 

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La commissione

Replica Fabrizi e obiettivi falliti

Da parte dell’esponente dell’esecutivo Latini è stato sottolineato che «non ci sarà alcun ulteriore costo per l’ente. Il Consorzio è nato come strumento per la gestione di fondi legati all’università, ma nel contempo la fondazione Carit ha iniziato a finanziare direttamente. Siamo soddisfatti del polo di Terni? Io dico di no, quindi non è stato centrato l’obiettivo per lo sviluppo del territorio, parlano i fatti. Per quel che ci riguarda l’interlocuzione con università e Regione per il potenziamento non è mai cessato e la decisione di aprire due nuovi corsi sul territorio è la dimostrazione che c’è interesse. Pentima? Gli studenti ci sono da sempre e nessun organismo di sanità ha mai interdetto. Per quel che concerne collaborazioni con altre università non c’è alcuna preclusione. Certo, è da vedere se ci sono margini e condizioni per l’apertura di altri corsi di laurea vista la situazione che si è creata con il Covid».

L’università in centro

Altro tema che spesso risalta fuori è quello dello sviluppo universitario nell’ambito del tessuto urbano cittadino: «Comprendiamo che la Regione abbia voluto investire su Pentima, ma non resti solo quel sito – le parole di Brizi – dove poter sviluppare. Mi rendo conto che ci sono spazi e locali, ma dovremo lavorare per renderlo attrattivo». Critiche da Gentiletti: «Lo strumento funziona a seconda di chi lo gestisce. In questi tre anni non si è fatto molto sul piano universitario e le collaborazioni vanno ricercate». Per Rossi «non c’è stato lo sviluppo che Terni meritava. Per ciò che riguarda Pentima sì, ci sono perplessità, ma sono presenti laboratori e risorse per quell’area. Altrettanto vero che servirebbe un radicamento in centro, magari con una facoltà». Sponda Doriana Musacchi (Gruppo Misto) «meglio tardi che mai lo scioglimento, i soldi sono stati spesi male. E va approfondita la questione salute per gli studenti di Pentima». Infine Paolo Angeletti (Terni Immagina) che resta dubbioso sul motivo per il quale non è proseguito un certo discorso sull’ingegneria dei materiali nell’ambito dei contatti con le industrie del territorio. Dopo un’ora la proposta di delibera passa. Ora resta l’ok dell’assise.

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