Terni, agricoltura in ostaggio dei cinghiali

Il presidente della Coldiretti Lanzi in Prefettura: «Danni anche per l’ambiente e rischi per la collettività»

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L’insostenibilità delle devastazioni dei cinghiali nel territorio, dove ai danni economici alle aziende agricole si sommano i rischi per l’incolumità pubblica, è stata l’argomento al centro di un incontro tra il presidente della Coldiretti Terni Paolo Lanzi e il viceprefetto di Terni Lucia Raffaela Palma.

Contenimento più efficace della specie limitandone le devastazioni.

«A fronte dell’eccessiva proliferazione dei cinghiali – sottolinea Lanzi – abbiamo manifestato la necessità di giungere, anche attraverso azioni straordinarie, ad un contenimento più efficace della specie limitandone le devastazioni. L’appuntamento rientrava nell’ambito della mobilitazione che stiamo mettendo in atto in tutta la regione, per arginare in maniera decisa l’emergenza dei danni da fauna selvatica, che continua da troppo tempo a vessare il mondo agricolo». Una problematica la cui gravità però, come emerso dall’incontro cui erano presenti anche altri soggetti interessati, «sembra ancora non essere stata ben recepita da parte di tutti, nonostante i danni sempre più visibili nelle campagne, con scorribande di decine di esemplari sui terreni e la presenza dei cinghiali all’interno delle città e sulle vie di comunicazione. Il mancato riscontro di una reale e completa percezione del fenomeno, rappresenta per il mondo agricolo, la classica beffa che si aggiunge al danno».

Disastri denunciati da tempo

D’altronde, aggiunge Lanzi, «basta venire nelle nostre aziende agricole, per rendersi conto di persona dei disastri che da tempo siamo costretti a denunciare, a cominciare dal calo evidente delle rese dei terreni e i cui effetti sull’ambiente saranno ancora più chiari in tutta la loro gravità negli anni a venire. Non sono solo le colture agricole come cereali, girasoli, mais e vigneti a subire la furia di questi ungulati, ma anche le strade di campagna o i boschi con i loro frutti, a cominciare dai tartufi. Occorre non sottovalutare i rischi, anche sanitari che un’incontrollata presenza dei cinghiali favorisce, riflettendo al contempo su quelli sempre più gravi che corrono le persone, dagli agricoltori agli automobilisti fino ai semplici turisti. Se come imprenditori agricoli dobbiamo già affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici con stagioni sempre più anomale e dannose, prezzi agricoli penalizzanti collegati alle fluttuazioni dei mercati mondiali e da ultimo gli effetti della pandemia, ci piacerebbe almeno essere esentati dal dover rivendicare di continuo, a causa degli attacchi di animali nocivi, il nostro legittimo diritto di fare impresa a casa nostra».

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