Provincia Terni, gara pulizie e sanificazione: Tar annulla l’esito

Appalto triennale da oltre 200.000 euro: offerta in perdita di A.C.I.D.A., accolto il ricorso della Bsf. Serve riverifica

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di S.F.

Un’offerta talmente al ribasso da finire in perdita. In estrema sintesi è questo il motivo che ha portato il Tar Umbria ad annullare l’aggiudicazione dell’appalto triennale per l’affidamento servizio e sanificazione degli uffici – centrali e periferici – della Provincia di Terni a favore dell’A.C.I.D.A. di Francesco Pellegrini: dopo la sospensiva estiva, il Tribunale amministrativo regionale ha accolto nel merito il ricorso presentato dalla siciliana Bsf. L’ente di palazzo Bazzani ha trenta giorni di tempo per riverificare la congruità della proposta e rinnovare il procedimento. Intanto scatta il pagamento di 2 mila euro per le spese di lite.

LA SOSPENSIVA DEL TAR: PROBLEMA RIBASSO

La Provincia di Terni

Mirino sull’offerta

La società ternana si era aggiudicata – la concorrente ha chiesto e ottenuto l’annullamento degli atti propedeutici al via libera della Provincia – la gara con un ribasso del 25,10% rispetto alla base d’asta di 223 mila 500 euro, dichiarando costi da 800 per gli oneri di sicurezza aziendali e spese proprie per la manodopera da 159 mila 898 euro. Totale 167 mila 401 euro. Immediato problema sollevato dalla commissione giudicatrice: «L’offerta del concorrente aggiudicatario non ha raggiunto un punteggio superiore ai 4/5 del massimo relativamente all’offerta tecnica e pertanto non soggiace alla verifica di congruità». Tuttavia sono stati chiarimenti in merito al ribasso e A.C.I.D.A. (difesa dall’avvocato Fabrizio Garzuglia), quindi il semaforo verde in data 19 marzo. A questo punto si è mossa la Bsf (il legale è Giuseppe Umberto Ilardo) con l’accesso agli atti e la segnalazione delle criticità: ricorso al Tar – istanza cautelare accolta – e sospensione dell’iter.

La lamentela su utile e perdita 

La ditta di Caltanissetta – è già impegnata con le pulizie per il Comune di Terni – in particolar modo ha ‘attaccato’ sul mancato rilievo da parte della Provincia dell’assenza «di utile e della conseguente formulazione in perdita dell’offerta dell’aggiudicataria – quale risultante della somma algebrica dei costi indicati per la manodopera, dei costi per la sicurezza aziendali e degli altri costi (migliorie, acquisto e fornitura dei prodotti, macchinari, spese generali)». Il Tar ha accolto. E lo fa spiegando nel dettaglio: «Al di là della congruità delle singole voci di costo, ciò che emerge con immediata evidenza è che, sommando algebricamente gli importi del corrispettivo ottenuto, il risultato che ne deriverebbe sarebbe un’offerta con una perdita di euro 796, 64 euro». Inoltre i magistrati amministrativi mettono in evidenza che «nelle seconde giustificazioni, A.C.I.D.A quantifica il costo della manodopera in euro 159 mila 98 euro, importo diverso da quello, pari euro 159 mila 898 euro indicato nell’offerta economica; applicando questo importo al calcolo svolto nel punto che precede, si perverrebbe ad un’offerta con un utile pari a euro 3,36 nei tre anni di svolgimento del servizio». Tutto risolto? Nemmeno per sogno. Il motivo è semplice: la modifica in sede di verifica della congruità – focus sulla spesa per la manodopera – non può essere consentita. ‘Difetto’ di giudizio da parte della commissione e conti da rifare: «La considerazione del ridottissimo margine di utile in ipotesi atteso dall’offerente avrebbe richiesto dalla stazione appaltante particolare rigore nel vaglio delle giustificazioni con riguardo ai profili dai quali lo stesso operatore economico faceva derivare la possibilità dell’abbattimento del costo del lavoro».

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