Terni, black-out Neofil: ipotesi di estorsione

Nell’estate del 2014 il consorzio Polymer aveva staccato la corrente all’azienda del polo chimico. Che aveva sporto denuncia

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La vicenda era esplosa nel giugno del 2014, a seguito del distacco dell’energia elettrica nei confronti della Neofil, azienda che aveva rilevato gli impianti Yarn all’interno dell’ex polo chimico. Al tempo il direttore generale della Neofil, Marco Mazzalupi, aveva evidenziato un «pesante danno economico e produttivo, a fronte di una decisione del tutto illegittima». Una presa di posizione avanzata senza escludere «azioni legali sia in sede civile che penale».

Marco Mazzalupi

Marco Mazzalupi

Indagine Ed è stato di parola, visto che la sua denuncia ha portato ad un’indagine da parte della procura di Terni, conclusa nelle scorse settimane. Indagato con un’ipotesi di reato pesante, quella di estorsione, è un responsabile del ‘Consorzio Polymer’ che, all’interno del polo, ripartiva l’energia elettrica acquistata da un fornitore locale. Secondo il pm Elisabetta Massini, titolare del fascicolo, il responsabile avrebbe deciso il distacco dell’energia «per costringere l’amministratore della Neofil a corrispondere una somma ritenuta congrua dal Consorzio Polymer».

La Neofil

La Neofil

‘Pressioni’ Il tutto sarebbe partito da una comunicazione di messa in mora per un importo di 339 mila euro, seguita da ulteriori richieste di pagamento, avanzate – secondo l’accusa – «senza fornire la documentazione necessaria per valutare la correttezza degli importi». Di fronte alle richieste di chiarimento avanzate dai vertici Neofil, lo stesso avrebbe messo in atto «minacce di distacco, poi concretizzate il 12 giugno del 2014». Alla fine, a seguito di un accordo sottoscritto a luglio in prefettura, il consorzio avrebbe ottenuto «un ingiusto profitto pari a 67 mila euro quale differenza in eccesso della corrente fatturata e 52.900 euro quale differenza in eccesso per il ‘trasporto’».

Una fase della lavorazione

Una fase della lavorazione

Carte bollate La vicenda, deflagrata sulla stampa e seguita dall’installazione di un costoso generatore a gasolio per tamponare il problema, finisce così in tribunale. Contestualmente il legale incaricato dalla Neofil – l’avvocato Carlo Viola – ha anche avviato un procedimento in sede civile. In questo caso l’azienda citata in prima battuta è la Edison, titolare degli impianti ma che ha fin qui declinato qualsiasi responsabilità in merito alla decisione di staccare la corrente.

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