Terni, carcere senza corrente né acqua: «Siamo al collasso»

Il grido di allarme del Sappe su una situazione che si ripete ciclicamente e alla quale non sono state trovate soluzioni. Interviene anche il segretario nazionale del Sarap

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Ancora un guasto elettrico, con conseguenze anche sul piano idrico, per il carcere di Terni. La situazione, che influisce non solo sugli aspetti relativi alla sicurezza ed ai detenuti, ma anche su quelli operativi del personale, è oggetto di una missiva che il sindacato di polizia penitenziaria Sappe ha inviato al provveditorato competente, quello di Toscana e Umbria.

«Situazione drammatica»

«Da giorni ormai – spiega nella lettera il segretario di Terni del Sappe, Romina Raggi – si vive nell’istituto ternano una situazione a dir poco drammatica. Senza energia elettrica e senza acqua per un guasto che si ripete da mesi e per il quale non sono mai stati presi provvedimenti seri. E ancora una volta è il personale di polizia penitenziaria a fare la differenza, agenti e sottufficiali che si sono messi a disposizione,arrivando a 24 ore di servizio continuativo: un sostituto del comandante di reparto, coordinatore del nucleo traduzioni, e un vice comandante del reparto che, in prima persona, hanno parlato con i detenuti, che per fortuna capiscono la situazione emergenziale e hanno coadiuvato il personale».

«Stuazione al collasso»

«Detenuti lavoranti rimasti aperti tutta la notte per aiutare a rifornire i generatori, camere detentive chiuse solo nella tarda serata per le temperature torride di questi giorni. Grazie anche al collega che, contattando la Protezione civile, è riuscito a recuperare i generatori che hanno risolto almeno in parte il problema. Ma ancora una volta ci sentiamo abbandonati dalle nostre istituzioni. Grazie a chi si è attivato per recuperare candele e luci improvvisate per le camere detentive. È facile – osserva Romina Raggi – far finta di niente o pensare che non è un problema che riguarda tutti, è facile abbandonare l’istituto ternano al suo destino, cosa che succede ormai da troppo tempo. Cosa aspettano i ‘grandi’ ad intervenire? Il personale è allo stremo e la situazione è ormai al collasso. Chiediamo un intervento urgente, un aiuto al personale che non può di certo reggere, da solo, una emergenza di tali dimensioni».

Il segretario nazionale del Sarap, Roberto Esposito

«Ormai per tirare avanti a Sabbione si scende a compromessi», scrive il segretario nazionale del Sarap, Roberto Esposito. «Ebbene sì, stesso carcere stesso problema, a Terni dopo mesi di denuncia del Sarap ancora una volta si ripresenta il problema dell’ennesimo black-out che questa volta dura da più di 48 ore, situazione che per gestirla al meglio il vertice dell’istituto è arrivato a pensare di trattare con la popolazione detenuta concedendogli di allungare la durata di apertura delle celle sino alle ore 22, come se tale concessione facesse riapparire come per magia l’energia elettrica, invece quanto trattato non ha fatto altro che compromettere l’operato del personale di polizia Penitenziaria in prima linea, che si è visto una situazione così imbarazzante, senza avere mezzi adeguati per gestirla. Questa volta il problema si è protratto anche nel turno notturno, dove sono state messe in atto alchimie per poter affermare ‘Adda passà ‘a nuttata’. Sì, ma come l’hanno passata i poliziotti penitenziari questa nottata – aggiunge Esposito – senza torce a sufficienza per il controllo dell’istituto, senza condizionatori arrivando a temperature elevatissime, senza acqua. Oggi riteniamo utile un intervento dei superiori uffici dipartimentali, considerato che la direzione ha già mostrato i propri limiti nell’affrontare o nel prevenire tale problema affinché si verifichino le condizioni che ciclicamente ci vediamo costretti a segnalare, dovuti alla mancanza di tutte le possibili misure, organizzative ed operative, atte a valorizzare, nei limiti della normativa vigente – conclude il segretario nazionale del Sarap – gli interventi più appropriati per scongiurare il ripresentarsi del problema, continuiamo ad evidenziare la professionalità di quel personale che si è trovato in servizio, gestendo la situazione con grande senso di responsabilità e meritevole di elogio da parte dell’autorità dirigente come segno di riconoscimento per la gestione di una situazione straordinaria».

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