Terni, Cipolla (Cgil): «Alzare l’asticella e ‘pensare’ il futuro. Non abbiamo alternative»

Ast, sanità, precariato, istituzioni: intervista al segretario generale della Camera del Lavoro

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di F.T.

«Terni, il suo territorio ma l’Umbria intera direi, deve ‘alzare l’asticella’. Perché va bene riparare la panchina rotta, ma serve anche un’idea di città, di futuro che al momento non vediamo. Perché mancano occasioni di confronto, manca un dialogo che sia davvero tale con le istituzioni. Parlare vuol dire portare la propria visione, metterla a disposizione degli altri, costruire insieme. E le opportunità date dalle crisi, vecchie e nuove, non possiamo permetterci di perderle». Il segretario generale della Camera del Lavoro di Terni, Claudio Cipolla, invoca ciò che da troppo tempo sembra mancare. Ovvero la capacità – ad ogni livello – di costruire un nuovo futuro. L’analisi è a 360 gradi e non può che partire da Ast e dai piani – industriale, sociale, ambientale – che verranno illustrati il prossimo 1° aprile dalla nuova proprietà targata Arvedi.

Piano Ast: cauto ottimismo

«Quei piani – afferma Cipolla – sono un po’ la cartina al tornasole delle tante cose dette in queste settimane. Intanto va riconosciuto che l’azienda, in particolare il cavalier Arvedi, ha mantenuto l’impegno almeno sul piano temporale. Si tratta di un elemento di correttezza e coerenza che non è passato inosservato a chi fa attività sindacale. Chiaramente speriamo che le cose annunciate più e meno chiaramente, vengano confermate: prospettive future, investimenti, incremento delle capacità produttive del sito, mix produttivi, politiche commerciali per stare sui mercati da protagonisti, la strategicità del sito nel panorama globale degli acciai speciali. Non ultime, ovviamente, le politiche occupazionali: qualità del lavoro, consolidamento dei contratti a termine, regolamentazione del settore degli appalti. Al momento ci sono buone ragioni per credere che le idee accennate, siano davvero concrete».

Claudio Cipolla

Istituzioni «ancora troppo assenti»

Se il piano industriale riguarda azienda e parti sociali, il contesto in cui questo si inserisce non può lasciare indifferenti le istituzioni locali. Che il segretario della Cgil di Terni definisce «’il grande assente’ di questi mesi. Parlare del futuro dei fattori localizzativi – prosegue -, delle infrastrutture di collegamento, delle questioni energetiche, vuol dire parlare del futuro non solo di Ast, ma di tutte le imprese del nostro territorio. Perché un sistema di investimenti pubblici che funziona, è un traino per attirare e attivare capitali privati, rendendo appetibile e competitivo un territorio. L’assenza di cui parlo viene chiaramente da lontano ma oggi rischia di farci perdere occasioni, come le risorse europee rappresentate dal Pnrr, che dobbiamo cogliere ad ogni costo. Per questo serve una visione del territorio, un nuovo modello di sviluppo su cui lavorare insieme. Che parli anche di sostenibilità, di ambiente, infrastrutture, rigenerazione urbana, gestione dei rifiuti. Sullo sfondo c’è la costruzione di un nuovo modello di società che è senz’altro un obiettivo ambizioso, ma senza dialogo, senza confronto, rischiamo di girare attorno a poche cose contingenti, di corto respiro, perdendo di vista la vera prospettiva. Ed oggi la prospettiva ci parla di nuove crisi che ampliano ulteriormente le disuguaglianze: dobbiamo una risposta a chi è stato duramente colpito, a chi ha visto peggiorare le proprie condizioni di vita fra lavoro assente, precario, sottopagato, costi alle stelle, diritti negati. In questo quadro, la qualità del lavoro è uno dei punti di partenza imprescindibili».

Sanità: fase cruciale

La mancanza di dialogo, secondo Claudio Cipolla, si fa sentire anche in uno degli ambiti che stanno più a cuore ai cittadini: la sanità, e quindi il Piano sanitario regionale che dovrebbe essere approvato entro il prossimo giugno. «Il tempo degli spot elettorali è finito, serve un confronto vero. E noi, come sindacati confederali, abbiamo elaborato in maniera unitaria delle proposte su cui abbiamo raccolto migliaia di firme che consegneremo il prossimo 5 aprile in Regione. Venendo al merito – prosegue il segretario della Cgil ternana -, riteniamo che il Piano attuale introduca elementi di accentramento e di subdola privatizzazione. Noi, in linea con i dettami costituzionali, siamo per una sanità pubblica e universale. Che significa sanità territoriale di prossimità, che passi attraverso la prevenzione, una solida rete di medici di base, case della salute, distretti, più infermieri per interventi domiciliari e ‘di quartiere’. Ma significa anche ospedali di qualità e integrati fra di loro. Venendo a quello di Terni, che tutti riconoscono obsoleto sul piano infrastrutturale, per noi deve essere un nosocomio di alta specialità. Per questo servono primariati, personale, formazione, tecnologie. In una parola: investimenti. Il nostro ospedale deve tornare ad essere attrattivo anche fuori regione. Una struttura con questi tratti, deve perfettamente integrarsi con le altre, con il territorio. Il futuro ospedale di Narni Amelia, ad esempio, deve tenere conto delle esigenze della popolazione di riferimento ed essere anche basato su attività e funzioni che siano complementarui a quelle del ‘Santa Maria’. E questo ragionamento vale anche per il ‘post cura’: case di comunità, piccoli ospedali, pre-domiciliarità. Anche sulla sanità si ragiona troppo ‘alla giornata’ e manca uno sguardo proiettato almeno sui prossimi 20 anni. Noi le idee ce le mettiamo e lo testimoniano anche le assemblee unitarie che abbiamo organizzato per il 6 aprile prossimo a Narni e per il giorno 8 ad Amelia».

«Serve una legge sugli appalti»

Un altro filone che sta a cuore alla Cgil, e non solo, è quello del lavoro sempre più precario e spogliato dai diritti. «Da tempo insistiamo sul punto, anche con le istituzioni, perchè il precariato non riguarda più solo i giovani, ma tocca tutti e spesso si estende per l’intera vita lavorativa. Anche per questo è necessaria una legge sugli appalti che tolga ogni ombra dalla filiera dei ‘passaggi’, dalla babele contrattuale che caratterizza questo ambito, dai continui ribassi. Senza una legge, avremo sempre un sistema degli appalti di basso profilo, segnato da un lavoro poco qualificato e quindi strutturalmente più ‘debole’ anche sul piano della contrattazione. Il salto di qualità vuol dire regolamentare una parte del mercato del lavoro che è consistente in termini sociali ma anche di potenziale sviluppo e crescita. Le istituzioni, in questo senso, devono dimostrarsi vicine alla vita reale delle persone e non distratte come lo sono state finora».

«Scelte decise per avere un futuro»

Per Claudio Cipolla, in sostanza, servono «scelte radicali per invertire la situazione, non azioni che accompagnino questo lento declino che caratterizza anche e soprattutto il nostro territorio. La foto della realtà è il punto di partenza: il nostro centro studi Ires ci dice che in 15 anni, fra il 2007 e il 2022, la ricchezza prodotta si è ridotta del 20%, che la disoccupazione è alta, specie quella femminile, e che ci sono sempre più persone che non cercano più un lavoro. Sul piano demografico siamo sempre di meno e con un’età media più alta: se il ‘crollo’ a Terni non c’è stato, è perché le famiglie immigrate hanno contribuito a mantenere il livello di residenza. Dalle nostre ricerche, poi, 29 giovani su 30 cercano un lavoro fuori regione. Condividere questi elementi, come il fatto che la timida ripresa registrata nel 2021 è stata più di carattere economico che lavorativo, visto che i nuovi posti sono stati davvero pochi e per lo più temporanei, vuol dire guardare la realtà. Da qui partiamo per progettare qualcosa di nuovo, perché attuare gli schemi tradizionali va bene ma se diventano l’unica strategia, finiamo per giocare sempre e solo in difesa. Cogliamo con coraggio le sfide che abbiamo davanti: è l’unica ricetta per guardare al futuro con rinnovato ottimismo».

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