Li avevamo intervistati la scorsa estate, prima delle elezioni regionali dell’Umbria: Diego Ceccobelli (sociologo dei media e politologo presso l’università degli Studi di Milano) e Federico Trastulli (politologo presso l’università degli Studi di Verona, ricercatore affiliato presso il Cise) avevano detto la loro sulla situazione politica umbra e in particolare del Ternano, territorio del quale sono originari. Alla luce dell’esito del voto degli scorsi 17 e 18 novembre, che ha visto in Umbria l’affermazione del centrosinistra e della candidata presidente Stefania Proietti, li abbiamo nuovamente interpellati e, anche in questa occasione, gli spunti di riflessione non mancano. Soprattutto sulla città di Terni.
A luglio ci avevate parlato di vari fattori-chiave: la personalizzazione della politica, il disagio socioeconomico di larga parte della popolazione umbra, la crescente disillusione che spesso si traduce in astensionismo record, forme di voto di protesta o addirittura forme di voto negativo (o ‘contro’). Tutti ingredienti ben presenti poi, concretamente, alle ultime elezioni regionali.
Ceccobelli: «Alla fine direi che abbiano tutti giocato un ruolo importante il 17 e 18 novembre. Si era parlato del ‘fattore Ferdinandi’ a Perugia, di fatto c’è stato anche un ‘fattore Proietti’ per la Regione. Buona parte dell’elettorato è andato a votare avendo in testa un tema su tutti, la sanità (pubblica), che tocca principalmente le fasce economicamente più in difficoltà. Purtroppo l’Umbria ha inoltre seguito quel preoccupantissimo trend che vede sempre meno elettori protagonisti nella scelta delle figure politiche apicali della nostra comunità. E alcune tendenze ci dicono che sì, molti elettori sembrerebbero anche aver ‘votato contro’ un candidato o determinate alleanze politiche».
Qualcosa che invece vi ha stupiti?
Ceccobelli: «Da umbri, ci aspettavamo tutto tranne che ore e ore di maratona-Mentana quasi unicamente sull’Umbria. Era da tempo che la nostra regione non ricopriva un ruolo simbolico così importante negli equilibri e analisi politiche nazionali. Forse con questa forza e impatto non lo ha mai avuto. Molto è sicuramente dipeso dalla sconfitta del centrosinistra in Liguria a ottobre, difficilmente preventivabile mesi fa. Insomma, il 2-1 da una parte o dall’altra dipendeva dalla nostra regione e per qualche giorno abbiamo vissuto un momento di gloria politica non così consueto alle nostre latitudini. Per il resto, al netto dell’averci stupito, i dati più interessanti vengono da alcune differenze significative tra il voto ternano e quello perugino».
Ossia i risultati eterogenei ottenuti dal sindaco di Terni tra Terni, Perugia, Foligno, etc.?
Trastulli: «Anche, ma prima di questo dato occorre soffermarsi sulla partecipazione elettorale. La nota più saliente e dolente in questo senso arriva proprio dal comune di Terni: il più basso tra i cinque maggiori comuni dell’Umbria per affluenza (46,72%), l’unico insieme a Spoleto (47,67%) dove a votare è stato meno di un avente diritto su due, e quello con il crollo più marcato rispetto alle precedenti regionali (-14.96 punti percentuali rispetto al 61,68% del 2019). Sintomo di una disillusione politica – sì – diffusa, ma al contempo particolarmente pronunciata nel contesto politico locale di Terni e a esso legata».
Come mai?
Ceccobelli: «Anche qui, tanti fattori. Terni è forse la città che più di tutte tra le principali dell’Umbria ha subito il fenomeno dell’emigrazione economica negli ultimi anni. È forse l’unica città umbra in una fase di piena transizione economica, politica, sociale e culturale. Insomma, una città in cerca di una nuova identità, anche se ancora non è riuscita a capire quale possa essere. In una fase storica del genere, è normale che tanti cittadini non abbiano dei riferimenti forti e consolidati a cui aggrapparsi, allontanando così molti elettori dalle urne».
E questo riguarda ogni schieramento politico o principalmente le forze politiche uscite sconfitte dal voto, ossia quelle di centrodestra?
Trastulli: «Forse, se guardiamo a Terni in termini relativi, si può fare un discorso più generalizzato. Ovviamente, visto il successo piuttosto netto del centrosinistra nella nostra regione, a Terni, come nella maggioranza degli altri comuni umbri, l’orientamento di voto si è sì spostato complessivamente a sinistra rispetto alla precedente tornata regionale (2019). Ma confrontando Terni con gli altri comuni tra i cinque più popolosi della regione (Perugia, Foligno, Città di Castello e Spoleto), emerge come quella del centrosinistra e di Stefania Proietti sia stata la vittoria più risicata (49,79% contro 47,17%; di contro il successo più largo è stato registrato a Spoleto, 57,87% contro 39,43%). Il centrosinistra ha sì ripreso il governo della Regione e prima ancora di Perugia, ma da Terni emergono anche altre indicazioni politiche e certamente legate alle peculiarità – direi, unicità – del nostro contesto politico locale».
Fattore Bandecchi pro-centrodestra a Terni?
Trastulli: «Anche qui direi non proprio. Il risultato di Alternativa Popolare è molto interessante se lo leggiamo di nuovo comparando i cinque comuni più grandi della regione. È nel capoluogo ternano che la lista del sindaco Bandecchi ottiene il suo miglior risultato (12,02%). Quello che impressiona, tuttavia, è il distacco con cui ciò avviene rispetto al consenso elettorale ottenuto a Spoleto (2,28%), ma soprattutto a Foligno (0,71%), Perugia (0,48%) e Città di Castello (0,31%). Un ‘effetto Bandecchi’ di fatto non c’è stato fuori Terni ed è difficile valutarne appieno la portata anche nello stesso capoluogo ternano».
In che senso?
Trastulli: «Si è detto tanto della performance elettorale dell’area politica del sindaco Bandecchi rispetto alle amministrative ternane del 2023. Seppure sia complesso fare paragoni tra due tornate elettorali così diverse per scala e propria natura, il bilancio politico per il sindaco di Terni dopo appena un anno e mezzo in carica è, nel migliore dei casi, in chiaroscuro e questo potrebbe suscitare una certa preoccupazione politica nelle sue fila. Laddove volessimo pensare ad Alternativa Popolare in una chiave esclusivamente personalistica – ovvero, pensare ai suoi voti come preferenze politiche espresse direttamente verso Bandecchi –, il confronto con il primo turno delle comunali del 2023 è tutt’altro che generoso e parla di quasi 10 mila voti persi in termini assoluti. Certo, si potrebbe anche guardare – in modo forse più omogeneo – alle principali liste a supporto di Bandecchi, ma anche qui emergerebbero luci e ombre. Sì, Alternativa Popolare è cresciuta rispetto alle amministrative del 2023, ma in quella tornata non era la principale lista a supporto di Bandecchi e anche un raffronto diretto tra quest’ultima (‘Con Bandecchi per Terni’) e la performance alle regionali del 2024, denoterebbe comunque una (più contenuta) diminuzione del consenso elettorale».
Chi può quindi cantare vittoria a Terni a livello politico dopo l’esito di queste regionali?
Ceccobelli: «A livello prettamente comunicativo è normale che ogni partito politico porti acqua al suo mulino e si dichiari a modo suo ‘vincitore’ di questa tornata elettorale. Si è sempre fatto in Italia e sempre si farà. Questo non ci stupisce. Se guardiamo appunto ai dati ternani appena richiamati, forse però è come se non ci fosse alcun vincitore, almeno a Terni. Il centrosinistra qui ha raccolto il suo peggior risultato nel rapporto con il centrodestra e questo è indicatore di una maggiore incapacità, rispetto a Perugia ad esempio, nell’esprimere una classe dirigente in grado di entrare in connessione con il cuore pulsante della città. Inoltre, alleanza centrodestra-Bandecchi alla mano, il ballottaggio delle ultime comunali a Terni può oggi essere letto come una sorta di elezioni primarie del centrodestra, con un rapporto di circa 65 (somma % dei voti per il candidato sindaco di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, e Bandecchi) a 30 (somma % dei voti per il candidato sindaco del Pd e del Movimento 5 Stelle) a favore dei conservatori ternani. Ecco, ora questo rapporto sembrerebbe essere leggermente a favore del centrosinistra. Non una buona notizia quindi anche per il sindaco di Terni soprattutto in vista delle elezioni comunali, sebbene ancora lontanissime, del 2028. Il paradosso è che gli unici che possono festeggiare dopo queste regionali sono forse i cittadini ternani».
Cioè?
Trastulli: «Se guardiamo il numero di consiglieri regionali eletti dal ternano, quest’anno il nostro territorio vanta una rappresentanza piuttosto folta: 8 su 21 (inclusa la presidenza), cioè quasi il 40%. Ciò, ovviamente, dovrà responsabilizzare ancor di più questa ampia e variegata ‘delegazione’ a rappresentare e promuovere gli interessi di Terni e del suo territorio in Regione, oltre le linee di partito».
Ferdinandi a Perugia, Proietti in regione, ovvio però che ora il centrosinistra punti a riconquistare la sua ex roccaforte ternana.
Ceccobelli: «Ovvio, ma fossi nella classe dirigente e soprattutto negli elettori del centrosinistra non dormirei sonni tranquilli. Nelle ultime due elezioni il centrosinistra ternano si è presentato con due candidati scelti in zona-Cesarini, difficilmente definibili come carismatici. Le elezioni comunali, molto più che le regionali, vedono nella scelta del candidato uno dei fattori più importanti. Se il centrosinistra ternano dovesse riproporre lo schema del 2018 e del 2023, ossia presentarsi con un candidato poco carismatico e scelto a ridosso del voto, più che seguire la strada di Perugia e della Regione, è probabile che ciò che lo aspetta sia un 2028 molto simile al 2018 e al 2023. Qui la domanda che dirigenti ed elettori di centrosinistra si devono porre è molto semplice: esiste una Ferdinandi, una Proietti a Terni? Si paleserà da qui al 2028? Se la risposta a questa domanda è no, beh, le probabilità di una riconferma di una giunta di centrodestra rimarrebbero molto più alte di quanto oggi, Perugia e regione in testa, si possa pensare. Insomma, citando una famosissima intervista di mister Trapattoni da commissario tecnico della nazionale di calcio irlandese: ‘don’t say cat…’».
Serve quindi un asso nella manica?
Ceccobelli: «I leader politici a volte te li regala il caso, quasi sempre invece sono il frutto di una continua azione di scouting e coinvolgimento di eccellenze e talenti politici nei partiti, attività che negli ultimi anni vede il centrodestra molto più abile del centrosinistra. Se penso però al caso umbro, le campagne della Ferdinandi e della Proietti hanno avuto una regia comune che immagino in futuro possa rappresentare sì una sorta di asso nella manica per il centrosinistra anche ternano. Asso nella manica che almeno tra Perugia e la Regione, il centrodestra ha dimostrato finora di non avere».
Parla di Francesco Nicodemo, lo spindoctor senza il quale – per molti – né la Ferdinandi né la Proietti avrebbero vinto le rispettive campagne elettorali?
Ceccobelli: Come ricordano gli stessi consulenti politici, attenzione a non sovrastimare l’effetto della comunicazione in politica. Sempre citando una massima molto nota agli esperti di marketing politico, ‘content is (always) the king’. Insomma, conta la sostanza. Quello che un candidato, che una forza politica, incarna, propone, rappresenta. La percezione di competenza che si trasmette nel proporre soluzioni ai problemi percepiti come rilevanti da una determinata comunità politica. Percepiti, appunto. Roba di comunicazione. Perché ok non sovrastimare il ruolo della comunicazione, ma neanche sottostimarlo. Quindi sì, fossi nel centrosinistra ternano, comunque, per non sbagliare, chi ha curato la comunicazione della Ferdinandi e della Proietti non me lo farei scappare».
Possiamo, infine, dare una lettura complessiva della situazione politica ternana alla luce delle considerazioni fatte sul voto regionale?
Trastulli: «Laddove volessimo interpretare l’esito elettorale in modo, ovviamente, parziale e preliminare, potremmo affermare che a Terni – rispetto al resto della regione – ha tenuto una conformazione del voto legata, da una parte, soprattutto alla tradizionale ‘sinistra di sistema’ (il Partito Democratico), seppure anche la componente diffusamente definita ‘populista’ dell’attuale centrosinistra, il Movimento 5 Stelle, abbia fatto meglio qui (7%) che a Perugia (4,13%). Dall’altra, si può segnalare un consenso di centrodestra più radicale (Fratelli d’Italia e Lega) e personalistico (Alternativa Popolare), che va a svuotare così le alternative più centrali e liberalmente orientate. Il voto ternano, ponendo la questione sempre in termini relativi, meno marcatamente di centrosinistra e con diffusi tratti più populisti, radicali e personalistici, risulta essere ancora una volta in linea con le configurazioni proprie dei contesti industriali e post-industriali contemporanei, note nella letteratura politologica, specialmente se questi contesti risultano essere interessati da durevoli dinamiche di difficoltà e transizione socioeconomica».
Una regione, due anime politiche: una ternana, l’altra perugina?
Trastulli: «A nostro giudizio, queste elezioni regionali sottolineano di nuovo come la diversità socioeconomica di Terni rispetto al resto della regione si riscontri anche da un punto di vista della fisionomia politico-elettorale: un elemento chiave da tenere in mente per le classi dirigenti e politiche della città. Volgendo lo sguardo ai vincitori della contesa regionale, seppure il contesto politico ternano sembrerebbe essere in mutamento rispetto agli ultimi mesi, la coalizione di centrosinistra vincente dovrà tenere alta la guardia per tentare di irrobustire il proprio consenso elettorale e popolare in due direzioni. Da un lato, continuare a rafforzare le sinergie interne tra le varie forze della coalizione, il loro dialogo e la loro azione politica di concerto sul territorio. Dall’altro, è imprescindibile tentare di allargare ancora di più il bacino elettorale del Partito Democratico che, a livello locale come nazionale, si conferma sempre più come il perno centrale e irrinunciabile della coalizione di centrosinistra. A Terni, questo vorrà anche dire che il risultato delle regionali non sia stato solamente legato al successo di Stefania Proietti, quanto piuttosto anche alla capacità del nuovo corso del partito di continuare a vincere le ritrosie che negli ultimi lustri si erano diffuse sul nostro territorio verso la classe dirigente locale. Per il centrodestra invece la questione è forse molto più semplice: tutto dipenderà da quanto e se reggerà l’alleanza tra Alternativa Popolare e gli altri partiti di centrodestra».