Abbiamo raggiunto Diego Ceccobelli, sociologo dei media e politologo presso l’università degli Studi di Milano, e Federico Trastulli, politologo presso l’università degli Studi di Verona e ricercatore affiliato presso il Cise (Centro italiano di studi elettorali), entrambi umbri e ternani ‘doc’. Un’intervista a due voci con la quale riflettere soprattutto sulla situazione ternana, forse uno dei principali rebus in vista delle prossime elezioni regionali umbre.
Il prossimo autunno ci saranno le elezioni regionali qui in Umbria. Cosa ci dobbiamo aspettare da questo appuntamento elettorale?
Trastulli: «Se guardiamo all’ultima tornata elettorale che ha coinvolto ben 217 comuni superiori ai 15 mila abitanti, tra cui ovviamente Perugia, direi sicuramente una partita aperta, dove si intrecceranno rinnovate dinamiche politiche, che vedono un ‘ritorno al futuro’ all’insegna del bipolarismo, e le sempre fondamentali considerazioni di stampo locale e amministrativo, spesso direttamente collegate ai profili e alle competenze in campo».
Profili = fattore leader, vedi Perugia?
Ceccobelli: «Direi proprio di sì. Il fenomeno della personalizzazione della politica è tutto tranne che nuovo nel nostro Paese, anche e soprattutto a livello locale. A prescindere dal colore politico, mi sembra evidente che siano principalmente le biografie, il carisma e la percezione dei risultati, o proposte di policy, ad aver determinato la riconferma o la caduta di molti sindaci umbri alle elezioni di giugno».
Non prevedete, come alcuni sembrano intravedere, una ‘nuova ondata rossa’ in arrivo?
Trastulli: «Difficile fare previsioni. Il caso francese ci mostra come le diverse ‘regole del gioco’ siano fondamentali nell’influenzare la competizione politica e gli esiti elettorali. Ovviamente, in ogni tipo di tornata elettorale la posta in palio è diversa: molti parlano delle elezioni europee, o a livello locale, come di ‘secondo ordine’ per importanza rispetto alle politiche. Se pensiamo a livelli sub-nazionali, come nel caso delle elezioni regionali e comunali, questo ovviamente ha un impatto sia sul comportamento dei partiti, che in campagna elettorale tendono a focalizzarsi molto di più su questioni amministrative e, per così dire, ‘pratiche’; sia sul comportamento degli elettori e delle elettrici, molto più difficili da mobilitare rispetto alle elezioni nazionali, ma al contempo anche particolarmente attenti alle questioni che percepiscono come più vicine a loro nella vita di tutti i giorni».
Di nuovo, come testimoniato dalle ultime comunali a Perugia?
Ceccobelli: «Sì, ma non solo. Se guardiamo all’ultima tornata elettorale, in Umbria e al di fuori della nostra regione, sono stati molto spesso i singoli leader politici ad aver determinato l’esito elettorale, anche a prescindere dal colore politico. Ogni caso a livello locale ha le sue specificità, per carità, ma a livello comunale sempre di più è il sindaco a fare la differenza, la persona. Tornando a Perugia, nessuno ha la sfera di cristallo, ovvio, ma credo non sia così lontano dalla realtà pensare che con un altro candidato, non la Ferdinandi, oggi palazzo dei Priori sarebbe ancora in mano al centrodestra».
E le regionali saranno quindi una questione di leader?
Trastulli: «Il fenomeno della personalizzazione della politica è sicuramente decisivo oggi e in qualche modo, come ci dimostra l’evidenza scientifica, affianca – se non supera, in Italia – il ruolo sempre irrinunciabile dei partiti, a prescindere dalla loro forma. Ma non dimentichiamoci di altri fattori, quali nuove forme di comportamento elettorale legate al disagio socioeconomico di larga parte della popolazione, o la crescente disillusione politica che spesso si traduce in fenomeni quali livelli record di astensionismo, forme di voto di protesta o addirittura forme di voto negativo, cioè contro qualcuno piuttosto che per qualcuno».
Non esiste quindi una particolare specificità umbra oggi a livello politico.
Trastulli: Credo che uno dei tratti di maggiore interesse delle prossime elezioni regionali sarà il fatto che, tenendosi probabilmente poco dopo le regionali in Emilia Romagna, queste permetteranno una comparazione tra due regioni un tempo politicamente molto più vicine. Un’ex regione rossa, l’Umbria, accanto a quella che finora ha continuato a mantere senza sosta la sua ‘storica’ connotazione politica, la ‘rossa Emilia’. Sarà interessante vedere che direzione prenderanno in autunno ora queste due entità un tempo politicamente sovrapponibili, oggi non più».
Due regioni oramai molto diverse politicamente?
Ceccobelli: «Direi proprio di sì. Ma per capire questa differenza bisogna guardare alle cause del passaggio da regione rossa a ‘ex rossa’ dell’Umbria. Semplificando al massimo, il principale è forse la sua meridionalizzazione oramai in corso da più di 20 anni, come segnalano molti indicatori che vedono l’Umbria molto spesso insieme alle regioni del meridione italiano».
Meridionalizzazione, ossia?
Ceccobelli: «In primis è ovviamente una questione di capitale umano in uscita. Giovani che da 20 anni, finite le scuole superiori, partono in cerca di lavoro direzione estero o nord Italia, senza poi ritornare a vivere nel luogo di origine. Un fenomeno sicuramente poi molto più marcato nei comuni del sud dell’Umbria, Terni su tutti».
Terni, appunto. C’è chi dice che le regionali si giocheranno proprio nella città dell’acciaio.
Trastulli: «È evidente che ci sia una grande differenza tra la politica perugina e quella ternana: non soltanto di marca politica, ma anche sociodemografica, con un contesto locale molto meno giovane a Terni rispetto a Perugia. Questa sembrerebbe essere la spia di una difficoltà nel rinnovamento delle classi dirigenti a livello locale, particolarmente pronunciato a Terni e in parte frutto di una più generale disintermediazione politica passata anche per il continuo e sempre maggiore indebolimento delle strutture di partito a livello locale».
Questione ‘meridionalizzazione’?
Trastulli: «Ciò va a braccetto con i fenomeni legati alla suddetta ‘meridionalizzazione’ che introduceva prima Diego, sì, come per esempio il conseguente invecchiamento della politica ternana che rischia di ridurre in modo significativo il capitale umano potenziale in grado di sostenere e rinnovare i partiti dall’interno».
I giovani non vengono fatti emergere o quindi a causa della ‘meridionalizzazione’ proprio non ci sono più?
Ceccobelli: «Qui credo siano ancora validi gli insegnamenti di Robert Michels e la sua ‘legge ferrea dell’oligarchia’. Il potere, chi lo ha, se lo tiene ben stretto fino a quando qualcuno non glielo toglie. Dopo gli ultimi due risultati elettorali a livello comunale, non mi sembra ci possa essere una reale leadership così difficile da sostituire nel centrosinistra ternano, idem nel centrodestra. Ma un eventuale ‘passaggio di potere reale’ avverrà solo nel momento in cui qualcuno, il potere, se lo andrà a prendere, non certo per gentile concessione dall’alto. Di nuovo, Michels insegna. Ad oggi mi sembra che questo qualcuno non si sia ancora palesato. Colpa della meridionalizzazione? Anche, sicuramente».
Quindi ‘questione Terni’ per il centrosinistra in vista delle prossime regionali?
Trastulli: «Credo sia prematuro ogni tipo di giudizio in attesa di un esito elettorale ancora incertissimo da vari punti di vista. Come si diceva in precedenza, contano tanti fattori: il tipo di competizione politica, le campagne elettorali e i loro temi, la capacità organizzativa e le risorse a disposizione dei partiti, così come le possibilità, i profili e l’efficacia dei leader in campo. Quanto è valido oggi potrebbe non esserlo più tra qualche giorno, a causa anche e soprattutto di fattori esterni a livello nazionale, ma sempre di più anche internazionale».
Una questione di clima di opinione quindi.
Trastulli: «Si sa che l’opinione pubblica e il clima politico è spesso mutevole e influenzato da questioni frequentemente imprevedibili: gli ultimi anni, caratterizzati da un susseguirsi di crisi globali e mutamenti di assetti politici continui e anche recentissimi (vedasi la ‘giravolta’ francese dell’ultimo mese) ne sono una dimostrazione; per non parlare degli effetti dell’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti in Italia, rendendo ancora più complesso e difficile acquisire risorse e fare politica oggi».
Politica e risorse economiche, qui potremmo aprire un grandissimo vaso di Pandora.
Ceccobelli: «È indubbio ad esempio che a vincere a Terni alle ultime comunali sia stato il candidato con una capacità economica in nessun modo equiparabile a quella dei suoi avversari. Ma attenzione perchè da sola la capacità economica non basta, si pensi alla vittoria di Alexandria Ocasio-Cortez nel 2018 alle primarie del Partito Democratico dove l’attuale astro nascente della politica statunitense poteva contare su 1/20 delle risorse del suo avversario. Eppure ha vinto agevolmente. Sono anche altri i fattori che contano, come il carisma del leader o la struttura organizzativa della sua campagna e del suo partito. Per dire, due fattori centrali anche nella vittoria di Bandecchi a Terni nel 2023. Insomma, le capacità economiche aiutano in politica, ma non sono tutto. Varrà lo stesso anche alle prossime regionali qui in Umbria».
Il fattore leader, di nuovo.
Ceccobelli: «Content is always the king. Di nuovo, oggi il contenuto è anche e soprattutto il leader che incarna la battaglia della sua area politica di riferimento. Citando il mister Spalletti ai tempi del Napoli: ‘leader forti, destini politici forti; leader deboli, destini politici deboli’. Tornando a Perugia, è evidente che sia stato fondamentale il fattore-Ferdinandi. Come evidente mi è sembrato il suo essersi fatta percepire come qualcosa di totalmente nuovo rispetto al centrosinistra pre-Romizi. Come se fosse iniziata una stagione nuova, con un personale politico nuovo, senza nessuno sguardo indietro ma solo proiezioni in avanti, quantomeno per il centrosinistra perugino. Terni mi sembra ancora in una fase in cui, almeno a sinistra, tutto sembra essere percepito ‘come sempre’. Difficile fare breccia nei cuori dell’elettorato così».
A cosa dovrebbero quindi guardare i partiti in Umbria e a Terni in vista delle prossime tornate elettorali?
Trastulli: «Intanto ai bisogni dei cittadini e delle cittadine sul territorio. Sembra banale dirlo, ma – sorprendentemente o meno, lascio il giudizio a chi legge – l’evidenza scientifica così come l’esperienza pratica ci mostrano che nella stragrande maggioranza dei casi i partiti non impostano coerentemente i loro programmi sulla base delle priorità dell’elettorato. È quindi fondamentale tenere in mente rinnovate dinamiche di comportamento elettorale, disaffezione e protesta sul territorio derivate soprattutto dal disagio sociale ed economico di tante persone, che – lo abbiamo visto anche nelle ultime comunali ternane – si traducono coerentemente in diversi comportamenti elettorali che a loro volta riflettono divisioni tra chi sta meglio e chi sta peggio, così come tra chi è al centro dei servizi e chi si trova nelle periferie».
Il vecchio e sempre valido consiglio di non fare politica solo nelle settimane che precedono il voto.
Trastulli: «I bisogni delle persone vanno ascoltati attentamente e non per spot elettorale. Infine, in tutto ciò può sicuramente aiutare un rafforzamento delle strutture partitiche a livello locale, per il quale sicuramente serve un’inversione di marcia da parte della politica nazionale; così come un ampliamento e rinnovamento delle classi dirigenti dei partiti a livello locale. Tanti e tante giovani vorrebbero dare il proprio contributo, restare piuttosto che andarsene da Terni. Aprire e allargare veramente gli spazi di partecipazione politica, iniziando dai partiti, può essere il punto di ripartenza».