di S.F.
«La parte della grande industria è stata severamente ridimensionata e non è più l’unico punto di riferimento per Terni. La città, in tal senso, sta cambiando pelle e i nostri dati rivelano che le piccole-medie imprese possono creare ricchezza, questo mondo va rivalutato e messo al centro dell’attenzione». Questo il concetto evidenziato dall’indagine effettuata dalla Confederazione nazionale dell’artigianato – centro studio sintesi – Umbria su ‘Terni: dinamiche e prospettive per lo sviluppo economico locale’, presentato martedì mattina al Caos.
L’INDAGINE CNA: IMPRESE, DISOCCUPAZIONE, REDDITO, ‘STORICO’ E CAMBIAMENTI DEMOGRAFICI
Uno studio diviso in due parti. Nella prima la Cna – ad analizzare i dati il direttore regionale Roberto Giannangeli, il presidente della consulta territoriale Cna di Terni Gianluca Bellavigna e uno dei membri di presidenza, Giancarlo Giovannetti – ha esaminato lo sviluppo socio-economico dell’area ternana dal 1971, mentre nella seconda spazio a un focus sulla manifattura e le esportazioni della provincia. Una ‘presa’ della piccola impresa sulla città – fino a 49 addetti – evidenziata dall’aumento certificato dal 2001 al 2011: 61% sul totale quindici anni fa, 66% nel dato più recente.
Un futuro diverso Made-in e servizi innovativi (+5 mila addetti in quest’ultimo caso dal ’71 al ’11), per una Terni che cambia. Sono i settori, ha sottolineato il Cna Umbria, che dal 1971 hanno acquisito maggior peso e rilievo nelle attività manifatturiere e che stanno trasformando l’economia ternana: non solo acciaio e chimica insomma, con il ruolo della micro e piccola fondamentale in questo percorso (66% degli addetti totali, circa 33 mila). Ma c’è un dato molto negativo alle spalle di questa crescita.
Disoccupazione L’incremento è infatto dovuto all’aumento della disoccupazione: tra il 2008 e il 2014 +150% a Terni – dato regionale più alto rispetto alla media umbra – e 3 mila e 454 ‘perdite’ lavorative (da 2 mila e 290 a 5 mila e 744). La conseguenza è che «molti, per non restare senza far nulla, hanno aperto partite Iva creando questa situazione». Bellavigna ha sottolineato tuttavia che «l’acciaio, la chimica e l’energia continuano a giocare un ruolo da protagonista nel manifatturiero ternano». Il tasso di disoccupazione è passato dal 4,7% del 2008 (stima) al 12,4% del 2014.
Cala il reddito La crisi ha colpito duro e, altro dato che lo testimonia, è la riduzione del reddito medio Irpef riguardante il comune di Terni: dai 13 mila e 132 euro del 2008 ai 12 mila e 838 del 2014, mentre sia a livello provinciale che regionale si è registrato – stesso periodo – un lieve incremento. Per quel che concerne gli addetti alle unità locali, al 2011 erano 32 mila e 790: 5 mila in più rispetto al 1971.
Il ridimensionamento In riferimento alle esportazioni il dato più rilevante – dal 2009 al 2014 – è legato alla netta riduzione del settore metallurgico, al -20% della chimica e la crescita di tutti (unica eccezione la meccanica) i settori del made-in: nel complesso il volume di esportazione sfiora i 220 milioni di euro, pari al 23% del totale. «Crescono – l’analisi di Bellavigna – nonostante la diminuzione delle imprese attive nei vari comparti, escluso l’agrolimentare. In diversi settori è in corso una ri-specializzazione verso le attività con più alto valore aggiunto. La chiave per il futuro è la diversificazione».
Nuovo terziario L’input lanciato dal Cna nei confronti dell’amministrazione è chiaro: «Ci vorrà tempo, è evidente, ma c’è necessità di sviluppare e puntare imprenditori locali che abbiano interessi su questo territorio: bisogna iniziare a fare un mix sul mercato del lavoro, tra grandi e piccole imprese, diversificare. Occorre che si abbia un occhio più attento a ciò che rappresenta il futuro. Nel breve periodo, per il momento, crediamo che si perderanno imprese».
Sono 60 le imprese manifatturiere in meno dal 2009 al 2014 a Terni (-8.1%): da 739 a 679, con drastico calo in special modo per l’industria del legno arredo (-27.5%) e della fabbricazione di mezzi di trasporto (-41.7%). Segno positivo solo per l’industria alimentare (+22%) e per le imprese di costruzione macchine e apparecchiatura meccanica (+7.2%).
Made in Italy Nella provincia di Terni, in linee generali, il 58.7% delle imprese sono ‘made in Italy’: 894, dove spiccano su tutte quelle del sistema casa (278). La percentuale delle esportazioni ternane raggiunge invece il 23%, contro il 60.7% del settore non-made. Numeri e dati, ha concluso la Cna Umbria, che fotografa «un processo di sviluppo diverso se comparato alla storia recente e che va seguito con massima attenzione».