di S.F.
Terni e la contesa sull’ex discarica rsu di vocabolo Valle, il tema è più che caldo e mercoledì pomeriggio se ne è tornati a parlare a palazzo Spada su input del consigliere FdI Orlando Masselli. L’argomento è saltato fuori nell’ambito della III commissione consiliare con protagoniste gli assessori Michela Bordoni e Mascia Aniello sul documento unico di programmazione: tra un tecnicismo e l’altro il nodo è sempre lo stesso, vale a dire l’ambiente ed i rapporti tra Ast ed il Comune. Con un po’ di capping e landfill mining di mezzo.
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La delucidazione tecnica e i risultati non trasmessi
L’esponente del centrodestra si è esposto per chiedere spiegazioni sullo stato dell’arte delle caratterizzazioni – interessante il discorso sull’ex discarica Polymer da oltre 50 mila metri quadrati, ora ci sono i fondi per poterci mettere le mani, ci si tornerà più avanti – nel territorio e giocoforza il mirino non poteva non finire sull’ex discarica per rifiuti solidi urbani di vocabolo Valle. Masselli, non a caso, ha puntato anche sull’Accordo di programma che coinvolge Regione e Ast per oltre 1 miliardo di euro: «Qual è l’indirizzo dell’amministrazione?». Nei dettagli è entrato il dirigente all’ambiente Paolo Grigioni che, in ogni caso, si dovrà occupare della complessa partita: «In sede di predisposizione dello schema di bilancio, nel piano triennale abbiamo confermato il mutuo che era stato previsto in precedenza per la messa in sicurezza. Mutuo previsto – la puntualizzazione – ma non ancora attivato perché nel frattempo c’era all’orizzonte l’eventualità di un progetto proposto da Ast, ancora in corso di definizione e sviluppo, con il quale si propone una soluzione alternativa. Nei giorni scorsi avete avuto modo di conoscere un po’ di cosa si parla: svuotamento, messa in sicurezza del fondo e riutilizzo dei volumi». Il cosiddetto processo di landfill mining. Questione non proprio banale. «Le amministrazioni, la precedente e l’attuale, hanno ritenuto prudente e cautelativo prevedere mantenere nella previsione di bilancio il mutuo nelle more della definizione dell’intervento. Se non dovesse andare in porto (quello di Ast, ndr), il Comune si troverebbe nella necessità e nell’obbligo di intervenire quantomeno con una copertura di sicurezza. E ciò precluderebbe l’intervento alternativo di Ast. Le intenzioni di Acciai Speciali Terni/amministrazione? Posso riferire solo su aspetti tecnici. In questi due anni – ha proseguito Grigioni – abbiamo consentito ad Ast di eseguire sondaggi articolati, dovrebbero servire per definire il progetto anche in termini economici e temporali. Allo stato attuale agli uffici non è stato trasmesso l’esito delle indagini e neanche la progettazione che ci consentirebbe di valutare se è fattibile o meno. Senza progetto non vi posso dire se si può fare o meno. Questo è il tema ed è una valutazione tecnica». Finita qua? Nemmeno per idea. Il carico politico lo ha messo la Aniello.
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La preclusione e il carico economico
La posizione politica è nota da tempo: «Il progetto di landfill mining è inserito nel fantomatico Accordo di programma che, pare, sia finalmente in chiusura per gennaio. Abbiamo avuto interlocuzioni con i vertici di Ast e il sindaco è stato chiaro: l’unico intervento che il Comune è disposto a farsi carico è quello citato dal dottor Grigioni. L’acciaieria non ha alcun interesse ad effettuare il capping (copertura), precluderebbe l’utilizzo di volumi residui. Ad oggi non conosciamo i contenuti dell’Accordo di programma e pertanto neanche il progetto di landfill mining. L’Ast manifesta la volontà di finanziare fino a 10 milioni questo tipo di progetto di recupero dei volumi, non è chiaro da loro se è un cofinanziamento: un intervento – le parole della titolare all’ambiente di palazzo Spada – che ha incertezze sia a livello temporale che di costi, deve essere completamente a carico dell’Ast. Dal momento in cui riceveremo nel dettaglio un progetto che espliciterà costi e tempi, a quel punto sarà oggetto di convenzione tra Comune e Ast in cui noi tuteleremo con tutti i mezzi la città e l’ente dal punto di vista ambientale». La storia è sempre la solita. Tra capping e landfill mining ci sono di mezzo un bel po’ di milioni. Anzi, un miliardo in questo caso.