‘Terni film festival’: «Prendiamoci la Luna»

La quindicesima edizione è in programma dal 9 al 17 novembre. Il focus sull’integrazione sarà dedicato all’Italia

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Giunto alla quindicesima edizione, il ‘Terni film festival’ – in programma dal 9 al 17 novembre al Cityplex Politeama, in Bct e al Cenacolo San Marco – racconta il primo uomo e le prime donne, indaga sulla sorgente dell’umanità, sui grandi pionieri, ma anche su quel bisogno di toccare il cielo e andare oltre.

«Vogliamo la Luna e ce la prenderemo»

«Niente più dell’esplorazione spaziale ci parla del desiderio di penetrare l’assoluto – evidenzia il direttore artistico Arnaldo Casali – di quella ‘nostalgia delle stelle’ che ci fa ammirare incantati la cupola celeste e ci interroga su cosa ci sia oltre il tempo e lo spazio. Vogliamo la Luna e ce la prenderemo. Ne avremo tre: una cantante, una regista e una gigante da ammirare in Bct insieme ad una riproduzione a grandezza innaturale del nostro meraviglioso pianeta. Ammireremo la principessa del cielo anche in film, corti, mostre, racconti, un planetario e un’esperienza di realtà virtuale. Vedremo come il cinema l’ha immaginata e raccontata in oltre cento anni e riascolteremo tutte le più belle canzoni che le sono state dedicate. Non mancheremo di interrogarci sulle teorie del complotto, come quella secondo cui le missioni Apollo non sarebbero che una farsa orchestrata dalla Nasci e diretta nientemeno che da Stanley Kubrick».

Focus sull’integrazione dedicato all’Italia

Ma il festival non fisserà lo sguardo solo sulla Luna. «In nove giorni racconteremo l’emancipazione femminile e il dramma della bulimia, i campi profughi, il terrorismo e le deportazioni dei salvadoregni causate dalle politiche sull’immigrazione di Donald Trump, il rapimento Moro e gli eroi antimafia, gli insediamenti israeliani in Palestina e l’emigrazione italiana, il mondo degli anziani e quello del carcere, la sindrome di Down e la straordinaria vita di Amedeo Modigliani. Il focus sull’integrazione, dopo aver raccontato India, Polonia, America Latina, Cina, Africa, Bulgaria, Maghreb, Balcani, Scandinavia, Palestina, Marocco, Romania, ancora India e Nigeria, quest’anno per la prima volta è dedicato all’Italia: perché oggi i meno integrati in Italia sembrano essere proprio gli italiani. D’altra parte chi non conosce le proprie radici percepisce come una minaccia quelle degli altri, per questo chiuderemo il festival con una festa dedicata alle nostre danze, i canti tradizionali e alle eccellenze enogastronomiche, ma anche alle testimonianze dei nuovi italiani, di quegli immigrati di seconda generazione come Phaim Bhuiyan, 50% Bangla, 50% Italia e 100% Tor Pigna».

Il volontariato

«Vogliamo la Luna e ce la prenderemo», ribadisce Casali. «Può sembrare assurdo per l’edizione più povera di questi quindici anni, quella che non si sarebbe dovuta nemmeno fare per la ormai disperata situazione economica. Anziché arrenderci, però, abbiamo rilanciato la sfida e allargato la condivisione di questo progetto grazie al volontariato, non solo dello staff e degli ospiti, ma anche dei tanti artisti e fornitori di servizi che hanno sponsorizzato quest’anno la manifestazione, facendone una grande testimonianza di volontariato culturale: non a caso proprio il volontariato è il filo rosso di questa edizione e ad esso abbiamo dedicato un concorso specifico. Perché è proprio il volontariato la più grande ricchezza dell’Italia: è il volontariato a trasformare l’indigenza in condivisione, l’ambizione in passione, l’umiltà in grandezza. È grazie al volontariato, se anche a mani vuote possiamo prenderci la Luna».

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