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Home » Terni: «Dal 1° aprile rischio licenziamenti di massa»

Terni: «Dal 1° aprile rischio licenziamenti di massa»

di Simone Francioli
19 Dicembre 2020
in Apertura 5, Ast, Economia, Imprese, In evidenza, Lavoro
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Terni

Terni

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di F.L.

Non c’è solo la questione Ast – per la quale martedì 22 alle 9,30 è arrivata, dopo la firma del pre-accordo sul pianto ponte, la convocazione al Mise – a tenere banco nel mondo dei metalmeccanici della provincia di Terni, una fetta fondamentale del tessuto produttivo del territorio, dove rappresentano ben il 64% dell’intero manifatturiero.

TUTTO SU AST

Alessandro Rampiconi

Ristrutturazioni all’orizzonte

«È confermata e aggravata la crisi cominciata prima dell’inizio dell’anno e della pandemia, visto che alcune parti erano già in crisi» è l’allarme lanciato venerdì dalla segreteria provinciale della Fiom Cgil di Terni, all’indomani dell’assemblea generale della categoria. «Siamo fortemente preoccupati – ha detto in una conferenza stampa via Zoom il segretario generale, Alessandro Rampiconi – da quello che accadrà dal 1° aprile. con lo sblocco dei licenziamenti, visto che le aziende in questa fase si stanno ristrutturando. Non ci sono risposte alle opportunità di ricollocazione che lo strumento dell’area di crisi complessa doveva garantire, rischiamo licenziamenti di massa che saranno un problema per l’intero settore produttivo».

STATO DI AGITAZIONE ALLA FAURECIA

La Faurecia

I ‘casi’ Faurecia e Savit

A risentire della situazione di forte crisi e incertezza è anche la contrattazione di secondo livello, quella che a fine anno incide sulle tasche dei lavoratori. «Non si stanno chiudendo accordi sui premi risultato – ha spiegato Rampiconi – anche in aziende che hanno rappresentato un modello di relazioni sindacali durante la pandemia, come ad esempio Faurecia. Qui nell’ultima fase, in cui c’era da riconoscere il sacrificio dei lavoratori con qualche centinaia di euro, non si è voluto dare un riconoscimento, la trattativa si è interrotta ed è stato proclamato lo stato di agitazione. È una cartina di tornasole del meccanismo generalizzato». Le aziende – è stato ribadito dalla Fiom Cgil – «stanno utilizzando la pandemia per ristrutturarsi, avremo delle imprese completamente diverse in termini di assetto». Rischia di essere l’esempio dell’unica azienda metalmeccanica della provincia a capitale completamente pubblico, la Savit (specializzata nella manutenzione degli autobus), che ha esternalizzato alcune attività di pulizia e sanificazione dei mezzi a ditte specializzate. «È stata prevista la cessione dell’attività alla categoria dei multiservizi – ha spiegato Rampiconi -, anche se al momento l’opzione sembrerebbe scongiurata».

L’Ast

Acciaieria, il pericolo speculazione e l’azione del Governo

In quadro grigio, non mancano comunque elementi di positività, come l’accordo sul premio di produttività riconosciuto ai dipendenti da Tapojärvi, la multinazionale finlandese che sta sviluppando il progetto scorie in Ast. Quanto all’acciaieria, per Rampiconi «è evidente che va inserito in un contesto quasi di controtendenza il raggiungimento del pre-accordo con la direzione aziendale». Un risultato «non scontato», che passerà ora al vaglio del ministero dello sviluppo economico (da verificare per il 22 la disponibilità dei sindacati nazionali, impegnati in un altro tavolo, ndr). «Vedremo come si svilupperà il confronto – ha continuato Rampiconi – intanto fermiamo le bocce. Ripristiniamo la situazione di giugno, attraverso l’impegno a richiamare i 17 interinali, inoltre ci sono investimenti importanti. Vengono mantenuti i livelli occupazionali, salariali e impiantistici, scongiurando che si facciano due ristrutturazioni e due trattative. Ora la palla passa alle istituzioni locali e al Governo». Governo che, sempre a detta del segretario della Fiom Cgil di Terni, «oggi ha una funzione decisiva, o con un intervento diretto come avvenuto a Taranto o con azioni che scongiurino la vendita a fondi di investimento speculativi». «Se c’è una contrazione pesante dei mercati dovuta al lockdown – ha concluso Rampiconi – c’è il pericolo che il compratore ristrutturi e poi rivenda quando i consumi sono più convenienti. Questo è l’unico punto centrale che bisogna scongiurare con azioni concrete, per questo la pre-intesa va condita con interventi del Governo».

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