Terni, il Comune unisce destra e sinistra

Marco Cecconi (FdI-An): «I colpevoli del fallimento non possono restare dove sono». Sinistra Italiana: «Comunità prigioniera dei gruppi di potere»

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Alla fine – tanto per chiudere il ciclo delle critiche e delle lamentazioni, magari per passare a quella delle proposte alternative – un risultato certo le scelte operate dal sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, lo hanno ottenuto: quello di mettere d’accordo la destra con la sinistra.

FdI-An «L’arrivo di un commissario, ci ricordano Di Girolamo e Piacenti D’Ubaldi, pretendendo di darci una lezione di governo e di diritto amministrativo – dice Marco Cecconi (FdI) – non avviene per i desiderata di qualcuno, ma sulla base di una procedura amministrativa ben precisa, disciplinata dalla legge. Per il resto, che l’accertamento dei debiti fuori bilancio “al centesimo” e il predissesto che ne seguirà (quello che sindaco e assessore, in termini più edulcorati, ancora chiamano “piano di riequilibrio pluriennale”) sia “un atto di responsabilità e trasparenza” è l’ennesima intollerabile menzogna. Come si fa a definire il predissesto come una scelta che “guarda al futuro”? Saranno le generazioni future dei ternani a doversi caricare sulle spalle per gli anni a venire gli effetti di tanta scelleratezza e malgoverno: in termini di inasprimento della pressione fiscale, aumento di Imu e Tari e svendita dei gioielli di famiglia. Certo, “le carte” non le abbiamo ancora viste: ma solo nel senso che Piacenti e Di Girolamo a tutt’oggi non ce le hanno ancora volute mostrare, rimandando per esempio per anni – nonostante le specifiche censure dei revisori dei conti – quella ricognizione dei crediti vantatati dalle partecipate che noi invece abbiamo sollecitato innumerevoli volte e che adesso hanno fatalmente prodotto salatissime ingiunzioni di pagamento».

La bocciatura Certo, insiste Cecconi, «noi consiglieri ignoranti e irresponsabili, siamo costretti al momento a basarci sui soli documenti a cui ci viene consentito l’accesso e di cui abbiamo diversamente notizia: decreti ingiuntivi milionari, pignoramenti e via dicendo. Quanto alla politica, ci ha pensato il senatore Rossi, PD anche lui, a condannare senza appello le scelte di Di Girolamo & C., parlando di “marcia a scartamento ridotto” e di “autoreferenzialità preoccupante”, ispirata dal solo “regolamento di conti interni al partito”, ovvero “l’ultima cosa che serve in questo momento della storia di Terni”. Rossi invoca un “cambiamento rapido”: e noi non potremmo essere più d’accordo. Per questo, anche per questo – conclude Cecconi – serve rapidamente un commissario: perché i colpevoli di un fallimento politico ed economico così grave come quello in cui versa Palazzo Spada non possono restare dove sono, godere dell’immunità e salire su un pulpito che non c’è».

Sinistra Italiana Dall’altro fronte dello schieramento politico, quello di Sinistra Italiana si dice che  «al di fuori di qualunque volontà polemica, esprimiamo tutta la nostra sincera preoccupazione per l’inadeguatezza delle risposte messe in campo dal sindaco. Di fronte alla gravità della situazione finanziaria dell’ente e della città, dal sindaco ci saremmo aspettati la presentazione di una strategia e un’azione ben diversi. Invece il primo cittadino ha provato a nascondersi dietro la riduzione degli assessori, peraltro presentati all’inizio della consiliatura come l’innovazione politica decisiva per Terni. Certo, così finalmente è stato posto fine al tormentone del rimpasto, ma si è anche evitato di affrontare i veri problemi. Nel suo intervento il sindaco non solo non ha evidenziato la gravità della situazione, ma ha ridotto la questione del predissesto e del piano di rientro a una questione tecnica, meramente ragionieristica. Ma una città non può essere amministrata come un condominio, con un elenco di corto respiro».

Il dissenso Di fronte «a un Comune al rischio paralisi e con una Terni sempre piu povera, pensiamo – dicono da Sinistra Italiana – che sarebbe stata necessaria la costruzione di un piano strategico che avesse visto, attraverso l’apertura di una discussione seria, la partecipazione della città e di tutte le sue forze, ad iniziare dalle associazioni datoriali e di rappresentanza dei lavoratori. Terni ha fatto da sempre della partecipazione il suo tratto distintivo ma proprio questa volta, davanti scelte difficili, si è deciso invece di rimanere nel chiuso delle stanze del Palazzo senza confrontarsi con la città e decidendo solo in base alle convenienze dello scontro interno al PD. Tutto ciò si è visto benissimo nella seduta del consiglio comunale di lunedì con la sala gremita dalle proteste di sindacati e lavoratori delle coop sociali, dell’Asm, delle Farmacie e da utenti dei servizi educativi. Siamo difronte a una comunità divisa, lacerata, prigioniera delle ambizioni personali e dei gruppi di potere che stanno impoverendo ed emarginando una città dalle tante energie e capacità troppo spesso dimenticate. Di fronte a tutto ciò Sinistra Italiana sente il dovere di esprimere il proprio netto dissenso e conseguentemente assumere tutte le adeguate iniziative affinchè si ricostruisca un progetto di sviluppo della città che veda coinvolti tutti i cittadini che non si rassegnano al declino della città».

 

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