Terni, il cortocircuito che lascia ‘appesi’ alla positività: la storia

Disagi in serie per le famiglie dei bimbi che frequentano il plesso scolastico di Cesi paese dopo i casi riscontrati: «Nessuna certezza»

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di A.T.

L’aumento dei casi positivi in Umbria – riflesso della condizione di emergenza sanitaria in cui versa l’Italia – ha portato ad un cortocircuito di quel modello di tracciamento e isolamento dei contagi messo a punto sul finire della prima ondata. E i disagi, ora che in piena seconda ondata i numeri crescono, ricadono su intere famiglie. Lo sa bene R., mamma di una bambina di 8 anni costretta all’isolamento e risultata in seguito positiva al Covid: «Ho mia figlia isolata dal 13 ottobre dopo che hanno chiuso il plesso della scuola primaria di Cesi paese a seguito della positività della maestra. Il 19 ottobre le abbiamo fatto fare il tampone e mia figlia, insieme ad altri sei bambini, è risultata positiva ma fortunatamente asintomatica. Siamo stati messi in quarantena anche noi della famiglia dopodiché ci ha contattato la Usl dicendo che ci saremmo sottoposti anche noi al tampone mentre il 29 sarebbero venuti a fare il secondo a mia figlia».

SPECIALE COVID – UMBRIAON

‘Appesi’ alla positività

Da quella chiamata del 21 ottobre, però, nessuno si è fatto più risentire né tanto meno si è presentato per effettuare i test molecolari. «Oltre all’estrema difficoltà di dover tenere in isolamento una bambina di 8 anni, noi non sappiamo se e quando potremo fare il tampone. Addirittura non risultiamo nemmeno come scheda all’interno del sistema Usl nonostante il buono malattia e la comunicazione di positività». Un cortocircuito di comunicazioni mancate o in ritardo da parte dei servizi territoriali che – c’è da dirlo – stanno affrontando una crisi sanitaria come mai se ne erano viste prima. Situazioni come quella di questa bambina di 8 anni, bloccata in casa insieme alla sua famiglia, ne sono purtroppo la conseguenza. È di qualche giorno fa la notizia di un’altra bambina rimasta ‘appesa alla positività’, come l’ha definita la madre, dopo che per giorni hanno aspettato la chiamata della Usl per poi scoprire che l’azienda sanitaria non era stata nemmeno avvertita della positività della figlia. Disagi che chiedono a gran voce una soluzione da parte della Regione e dei servizi territoriali che, seppur in una condizione di estrema difficoltà, sono gli unici in grado di riassestare il cortocircuito.

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