«Terni, il tuo orizzonte può essere l’idrogeno ‘verde’»

Moreno Castellucci: «La transizione verso la ‘green economy’ può portare enormi vantaggi. Purché ci sia la capacità di coglierli»

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di Moreno Castellucci

Lo scorso 3 agosto la Erg, con un comunicato stampa, ha ufficializzato la notizia dell’avvenuta cessione dell’asset Hydro all’Enel, composto di 19 impianti idroelettrici dislocati tra Umbria, Lazio e Marche, per la trasformazione della Erg verso un modello puro ‘wind & solar’. Perché non approfittarne per inserirci anche noi nella sfida tecnologica richiesta dalla transizione ecologica, rimodulando l’utilizzo della centrale idroelettrica di Galleto e le altre minori dislocate tra Terni e Narni? Oggi più che mai, siamo ad un bivio decisivo per il futuro della nostra città: o ci imponiamo con lungimiranza nello scenario nazionale come protagonisti, mettendo in campo quella filiera insita nel nostro Dna, intelligenze – conoscenze tecnologiche – esperienze produttive, con cui Terni si era accreditata come protagonista tra i più importanti produttori di impianti per l’energia, o ci rassegniamo ad essere semplici spettatori nello scenario nazionale già in fermento per i cospicui sovvenzionamenti messi a disposizione dall’Europa per la ‘green economy’.

Terni potrebbe riappropriarsi di quel ruolo storico, nonostante i profondi mutamenti intercorsi, e puntare all’eccellenza della ‘green economy’ in quanto ne sussistono tutti i presupposti, a patto che la politica locale, quella regionale e nazionale, siano all’altezza di svolgere un ruolo di alto profilo, tessendo, con convinzione e determinazione, le relazioni necessarie con la finanza e con l’imprenditoria locale, con gli importanti gruppi dell’energia, quali Enel e Snam, e del trasporto pubblico come le Fs Italiane, nonché con le varie istituzioni. Diversamente saremmo semplici fruitori delle energie rinnovabili prodotte altrove, con la conseguente perdita anche della funzione trainante per la costruzione degli impianti necessari per la loro produzione e per il relativo stoccaggio. Siamo consapevoli che ogni spazio lasciato vuoto, soprattutto nella fase di avvio della transizione ecologica, sarà subito occupato da altri più lungimiranti e più intraprendenti, con enormi vantaggi per le loro comunità, mentre noi continueremo a guardare il dito e non la luna, inconsapevoli dell’inarrestabile declino che ne deriverebbe per la nostra comunità.

Sarebbe il caso valutare, a mio avviso, se è fattibile la produzione di idrogeno ‘verde’ a chilometro zero, utilizzando l’energia elettrica generata nella centrale idroelettrica di Galleto e nelle altre minori, in quantità sufficiente per soddisfare l’alimentazione dei mezzi di trasporto pubblico urbano ed extraurbano su gomma e su ferro, sulla linea Ponte San Giovanni – Terni – Sulmona e, perché no, anche sull’intera linea Arezzo – Sansepolcro – Perugia – Terni – Sulmona se verrà completata. In tal modo le risorse finanziarie necessarie per la nuova elettrificazione della suddetta linea, potrebbero essere finalizzate all’acquisto di elettromotrici alimentate a idrogeno e/o per la trasformazione delle motrici diesel nuove, da anni parcheggiate, in attesa di essere utilizzate. A tal proposito, mi risulta che sono in fase di sperimentazione elettromotrici bimodali che funzionano con alimentazione elettrica prelevata dalla linea tramite pantografo e con energia elettrica prodotta da celle combustibili a idrogeno. La mobilità del futuro sarà il fulcro di una reale sostenibilità sociale, ambientale, economica e per realizzarla occorre una nuova visione della mobilità intesa come sistema, con i diversi modi di trasporto, collettivi e individuali, realmente integrati.

Produrre, stoccare, avere disponibile idrogeno ‘verde’ in loco, è strategicamente vantaggioso rispetto all’approvvigionamento in altri siti con costi non trascurabili per il trasporto sino ai punti di distribuzione; in Italia non sono molti i siti ove sarebbe possibile attuare un tale ciclo virtuoso della sostenibilità, tenendo conto anche dell’importante ricaduta occupazionale. L’energia elettrica prelevata dalla centrale di Galleto e dalle altre minori per la produzione di idrogeno ‘verde’, potrebbe essere reintegrata nella linea nazionale, dove attualmente viene immessa, con energia elettrica diversamente prodotta in altri siti ubicati in territori meno inquinati. Sarebbe un concreto contributo al processo di ‘decarbonizzazione’ della conca ternana, che ad oggi risulta essere uno dei siti più inquinati d’Italia.

L’idrogeno è abbondante in natura, ma non allo stato puro. Si trova prevalentemente nell’acqua e nella materia organica, per cui occorre estrarlo dalle molecole in cui è combinato. Esistono vari processi di estrazione con un impatto diverso di emissione di CO2 che vengono classificati con i seguenti colori: l’idrogeno ‘verde’, il più nobile, viene estratto dall’acqua tramite l’elettrolisi usando la corrente prodotta da una centrale alimentata da energie rinnovabili, come idroelettrica, eolica, solare termodinamico e fotovoltaica e quindi zero emissione di CO2. L’idrogeno ‘viola’ viene estratto dall’acqua usando la corrente generata da una centrale termonucleare ma con risulta di scorie radioattive e zero emissione di CO2. L’idrogeno ‘blu’ viene estratto da idrocarburi fossili e la CO2, di risulta dal processo, non viene liberata nell’aria ma viene catturata e immagazzinata. L’idrogeno ‘grigio’ può essere un residuo prodotto dalle reazioni nell’industria chimica, oppure può essere estratto dal metano con il processo ‘steam reforming’, attualmente il più diffuso, infatti costituisce più del 90% dell’idrogeno oggi prodotto nonostante produca CO2 che viene liberata nell’aria. L’idrogeno ‘nero’ è il meno ambito perché viene estratto dall’acqua tramite l’elettrolisi usando la corrente prodotta da una centrale termoelettrica a carbone o a petrolio, la cui combustione produce ingente quantità di CO2 che viene liberata nell’aria.

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