Terni, inquinamento e fertilità maschile: «Forte legame»

Studio condotto dall’università di Tor Vergata, UniPg e azienda ospedaliera ‘Santa Maria’. De Luca: «Documento sanitario ignorato dalla giunta regionale». Stop a piano qualità dell’aria

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«A Terni c’è un forte legame tra inquinamento e fertilità maschile. Lo afferma uno studio condotto da università di Tor Vergata, UniPg e l’azienda ospedaliera ternana. Documento sanitario totalmente ignorato dalla giunta regionale». A riportarlo – citando la fonte scientifica – è il consigliere regionale del M5S, Thomas De Luca: il tema si inserisce nel dibattito sul piano della qualità dell’aria. C’è la richiesta di svolgerlo a Terni e non, come di consueto, a Perugia.

LO STUDIO IN QUESTIONE – LEGGI

L’impatto e lo studio

Il consigliere pentastellato si appoggia ad uno studio condotto – pubblicato lo scorso 17 settembre su Biomedical, journal of scientific & technical research – dal dipartimento del laboratorio di medicina del policlinico Tor Vergata insieme all’università degli studi di Perugia e l’ambulatorio andrologia/uroginecologia del ‘Santa Maria’ di Terni. Ad occuparsene è stato il team composto da Ilaria Bocci, Giulia Poli, Consuelo Fabi, Francesco Bronzini, Giulia Ceccotti e Stefano Brancorsini: in sostanza – viene sottolineato sul portale Puplum, legato al consigliere pentastellato – sono stati comparati «i parametri seminali di trenta uomini che vivono nell’area urbana contaminata di Terni-Papigno a quelli di ventidue uomini che vivono in aree rurali a basso rischio di inquinamento, ovviamente escludendo uomini con patologie che potevano già di per sé compromettere la fertilità; i campioni seminali sono stati esaminati per i parametri di volume del liquido seminale, pH, conta spermatica totale, motilità progressiva, morfologia e concentrazione di leucociti». Lo studio è stato supportato dalla fondazione Carit.

L’esito

Qual è dunque la correlazione tra inquinamento ambientale e qualità seminale? «Mentre non si notano grandi differenze nella motilità, morfologia e vitalità, c’è un’importante diminuzione della qualità spermatica nei parametri di concentrazione e di conta nei pazienti che vivono in aree con maggiore esposizione all’inquinamento. Molti fattori potrebbero essere alla base di questi risultati, tra cui stress ossidativo, qualità dell’aria, ma soprattutto concentrazione di Pm10 e diossine. Questo studio dimostra come l’area ternana venga considerata ad alto rischio anche rispetto alla salute riproduttiva». Da qui la richiesta di discutere del piano sulla qualità dell’aria a Terni.

Lo stop in Regione

Martedì mattina è arrivato lo stop all’approvazione del piano regionale di qualità dell’aria: «Abbiamo salvato Terni – commenta De Luca – da un piano che avrebbe riportato l’intera Umbria indietro di almeno vent’anni nell’epoca più buia del negazionismo ambientale. Una vittoria che rivendichiamo con orgoglio anche se siamo consapevoli che è solo l’inizio di una mobilitazione generale che adesso dovrà chiamare a raccolta tutte le persone che hanno a cuore la salute della conca ternana. Contro il documento che imputa l’origine dell’inquinamento a Terni per l’80% ai camini e alle stufe delle case private e dei forni a legna, abbiamo presentato oggi in consiglio regionale 100 emendamenti. Non un mero ostruzionismo, ma proposte concrete che andavano a integrare il piano con valori di emissioni inquinanti che non erano state considerate, come il cromo o il nichel o i livelli di diossina che non erano menzionati. Abbiamo integrato gli studi di Arpa, dell’università La Sapienza, dell’università di Perugia, inserendo dati ufficiali e la parte sull’impatto sanitario che mancava del tutto. Siamo stati propositivi sulle misure da adottare, introducendo la necessità di studi sanitari, screening come richiesto dallo studio Sentieri, proposte concrete che semplicemente nel Piano mancano. Ci siamo battuti contro il negazionismo che cancella ogni possibilità di risanamento ambientale per la Conca e ignora la realtà, gli studi scientifici pubblicati e persino le indagini epidemiologiche effettuate nel corso degli anni. Un piano – aggiunge – che ignora la presenza industriale, il reale peso del traffico e gli inceneritori autorizzati a suo tempo dalla destra. Quella destra che nega e vuole prendere scelte devastanti per la comunità ternana. La negazione del peso delle sorgenti industriali impedisce peraltro la richiesta di fondi all’Unione Europea e al Governo per l’ambientalizzazione delle produzioni industriali e la reindustrializzazione sostenibile dei siti dismessi ed in via di riconversione nel campo della chimica e della siderurgia. Grazie ai nostri emendamenti, l’atto è stato rimandato in commissione. Il gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle Terni aveva chiesto la sospensione anche lunedì in consiglio comunale a Ppalazzo Spada, perché sarebbe stato il caso di sottoporre l’atto a una valutazione sanitaria. Una proposta che è stata bocciata dall’assessora all’ambiente e vicesindaca di Terni, Benedetta Salvati, con estrema arroganza. Una prima grande vittoria contro il negazionismo ambientale per la tutela della salute dei cittadini umbri e la dimostrazione che anche l’arroganza ha i piedi d’argilla e può essere piegata».

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