Terni, la battaglia di Giulio per insegnare

Lui è un docente e ingegnere ipovedente e per l’ITT ‘Allievi Sangallo’ la sua presenza nei laboratori – senza un ‘tutor’ – crea rischi. Dopo i giudizi medici ora lo scontro si sposta al Tar

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Una battaglia certo non piacevole per nessuna delle parti in causa. Perché, da un lato, si parla di un problema di salute che di limiti ne pone già tanti di suo. E dall’altro si affronta la questione dal punto di vista della scuola, delle responsabilità che derivano anche sul piano della sicurezza. Lo ‘scontro’ – che vivrà prossimamente una nuova tappa al Tar dell’Umbria – è quello fra il 29enne Giulio Berretta, ingegnere elettronico e insegnante ternano – ipovedente – di recente balzato agli onori delle cronache per aver vinto con un proprio progetto un bando della Fondazione Cariplo finalizzato a rendere più autonome le persone disabili, e l’ITT ‘Allievi Sangallo’ di Terni e il ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

L’Istituto tecnico tecnologico ‘Allievi-Sangallo’

La ricostruzione

A riepilogare la vicenda è l’avvocato Antonio De Angelis, il legale che assiste il giovane insegnante laureatosi al Politecnico di Milano: «Giulio – afferma – ha iniziato ad insegnare chimica nel 2016 e svolge attività come ‘Itp’, ovvero insegnante tecnico pratico. Rispetto all’ITT di Terni, la preside Cinzia Fabrizi ritiene che non possa svolgere docenze perché, essendo ipovedente, non sarebbe in grado di insegnare né di sorvegliare gli studenti. Questa vicenda nasce nel 2016, quando la stessa preside chiese che Giulio venisse sottoposto ad una visita medica per stabilire l’idoneità, o meno, a svolgere il ruolo di ‘Itp’. Ad occuparsene fu la commissione medica istituita presso la Usl Umbria 2 che, già allora, affermò come il ragazzo fosse idoneo all’insegnamento».

«Necessita di un assistente»

La questione però non è finita lì. «Nel 2018 – prosegue l’avvocato De Angelis – la scuola è ‘tornata alla carica’ con una nuova richiesta di valutazione dell’idoneità, posto che l’attività di insegnante tecnico di Giulio Berretta si svolge all’interno di un laboratorio di chimica dove sono presenti anche altri due docenti. Alla fine è stata disposta una nuova visita medica, da parte di uno specialista incaricato dall’istituto, che lo scorso maggio ha affermato che Giulio può insegnare ma deve essere affiancato da un assistente, una sorta di tutor, eventualmente scelto e pagato da lui. Di fatto avrebbe dovuto sborsare soldi, l’intero stipendio percepito, per lavorare».

L’avvocato Antonio De Angelis

«Giulio può insegnare senza limitazioni»

Quel giudizio medico è stato però impugnato da Berretta e dal suo legali di fronte alla commissione medica della Usl Umbria 2 che lo scorso agosto – altro colpo di scena – ha ribaltato tutto: «La commissione – spiega De Angelis – ha sancito che Giulio non necessita di alcuna assistenza perché, pur ipovedente, è in grado di insegnare senza limitazioni né ‘tutor’. Cosa che già avviene in altri istituti dove ha insegnato e svolto supplenze, parlo del Gandhi di Narni, dell’Ipsia di Terni, scuole in cui si è trovato benissimo con dirigenti, personale docente e alunni, senza mai avere il minimo problema».

Il ricorso al Tar

Il successivo, e più recente passo, è quello che ha destato nel giovane ingegnere e in chi lo assiste, le maggiori perplessità: Miur e ITT ‘Allievi Sangallo’ si sono rivolti al Tar per contestare la nuova idoneità sancita dalla commissione medica. E si torna all’inizio: vicenda spiacevole perché da un lato coinvolge Giulio – eccellenza in termini di competenze ma pure dal punto di vista dell’esempio che rappresenta -, dall’altro un istituto storico, decisamente attivo su più fronti e autorevole.

Cinzia Fabrizi

La posizione della scuola

E per l’istituto a parlare è proprio la preside Fabrizi: «In quanto responsabile della sicurezza della struttura – afferma – ho puntualmente valutato le caratteristiche dei luoghi, i laboratori dell’ITT, dove l’insegnamento si svolge e i contenuti della didattica. Ebbene, i nostri laboratori, oltre ad essere particolarmente complessi, accolgono attività che sono del tutto diverse, per strumentazioni e materiali trattati, da quelle che si svolgono in altre scuole. Fra l’altro gli studenti sono direttamente e attivamente impegnati nelle attività, non si trovano lì per visionare passivamente filmati o esercitazioni effettuate da altri. L’insegnante tecnico pratico ha proprio il compito – prosegue la Fabrizi – di coordinare, dirigere e controllare lo svolgimento delle esercitazioni. Per questo, in relazione agli aspetti di sicurezza e prevenzione, ho ravvisato potenziali rischi per l’incolumità sia degli studenti che del lavoratore. Il problema risiede nella natura stessa delle attività e nella necessità che i ragazzi vengano sorvegliati, seguiti e, nel caso, di intervenire a fronte di utilizzi inappropriati di strumenti e materiali. Questo punto di vista, non condiviso dalla commissione medica della Usl, lo sosterremo al Tar insieme al Miur – conclude la preside – perché la stessa problematica può riguardare altri istituti sull’intero territorio nazionale. Continuiamo a ritenere che Berretta possa insegnare con l’ausilio di un suo assistente, come a suo tempo era emerso nel giudizio del medico incaricato dall’istituto».

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