Terni: «Cresce il Pil ma non l’occupazione sicura». Boom reddito di emergenza nel 2021

L’allarme della Cgil: raddoppiati in un anno gli assegni, tanto lavoro è ancora precario. Giovani e donne penalizzati

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di F.L.

Una fotografia che continua ad avere ancora tante ombre – tra decrescita demografica, lavoro precario e aumento dei redditi di emergenza -, con una triste consapevolezza che accompagna anche gli indicatori apparentemente più incoraggianti: «Alla crescita del Pil registrata negli ultimi mesi, non corrisponde in modo lineare una crescita dell’occupazione». È questa in sintesi l’analisi fatta dalla Camera del lavoro provinciale di Terni, insieme all’Ires Cgil, sulla situazione occupazionale, economica e sociale del territorio ternano ereditata dal 2021. Lunedì mattina in una conferenza stampa, il segretario generale Claudio Cipolla ha tracciato il quadro a partire dai dati elaborati dall’ufficio studi del sindacato – illustrati dal presidente dell’istituto, Fabrizio Fratini – parlando poi delle prospettive del 2022.

PIL E OCCUPAZIONE –  I DATI
I RAPPORTI DI LAVORO – I DATI
IMPRESE, LA VARIAZIONE – I DATI

Anche 9 assunzioni su 10 precarie

Partendo dall’andamento demografico, il primo segnale allarmante è che nel 2021 i residenti in provincia sono scesi da 223 mila a 221 mila. «Assistiamo al progressivo invecchiamento della popolazione – ha detto Cipolla – e allo spopolamento giovanile, visto che i giovani nove volte su 10 trovano lavoro fuori dal nostro territorio». Guardando l’andamento delle imprese – «fermo restando che la crescita del Pil dell’ultimo anno non compensa il gap resgistrato dal 2008» ha rimarcato Cipolla -, questa non è proporzionata all’andamento occupazionale. «Le nuove imprese lavorano nel settore dei servizi e del terziario, che sappiamo non essere avanzato. Il manifatturiero diminuisce, anche se leggermente. Non c’è stato dunque un aumento di occupazione e quella che si è creata, soprattutto negli ultimi sei mesi, è occupazione instabile. In alcuni settori il 90% delle assunzioni sono precarie». Tra i nuovi rapporti di lavoro attivati tra gennaio e settembre 2021 in Umbria, infatti, solo il 13,1% è stato a tempo indeterminato, un dato che in provincia di Terni scende ancora, fino a sfiorare appunto in alcuni settori il 10%.

Infortuni e malattie professionali in rialzo

Un ritardo, questo, che riguarda soprattutto giovani e donne, con un’occupazione degli under35 che è al minimo storico e un differenziale nel tasso di occupazione tra uomini e donne che sempre in Umbria si aggira intorno al 14%, ben al di sopra della media nazionale. Altro elemento significativo l’accesso ai redditi di emergenza. «Se nel 2020 i nuclei familiari che ne usufruivano in provincia di Terni erano 1.942 – ha detto il segretario -, nel 2021 sono quasi raddoppiati, superando i 3.300». In materia di sicurezza sul lavoro, infine, preoccupa la ripresa degli infortuni: tra gennaio e novembre 2021 sono state 1.740 le denunce presentate all’Inail in provincia di Terni, contro le 1.472 dello stesso periodo del 2020 e le 4 morti sul lavoro. Crescono anche di quasi il 40% le malattie professionali. «Tutti questi dati ci riconsegnano una fotografia preoccupante, bisogna accelerare su alcune scelte» ha sottolineato Cipolla.

Le linee guida del 2022

Tra le priorità elencate dal segretario generale, la questione sanitaria. «Ci sono problemi nella gestione dell’emergenza, la Regione si è mostrata impreparata ad affrontare la pandemia, che rincorriamo a causa delle difficoltà organizzative. Abbiamo già espresso un primo giudizio sul nuovo Piano sanitario, l’idea di sanità che in Umbria intendiamo mettere in campo è diversa». Ma secondo il responsabile Cgil «manca anche nel complesso un’idea di modello di sviluppo rispetto a competenze, capacità e storia del territorio. Su investimenti, infrastrutture, trasporti, energia, ricerca e sviluppo, gestione dei rifiuti, noi abbiamo idee precise». Quanto al tema del lavoro, sempre secondo Cipolla «nel 2022 le tante risorse messe a disposizione, non solo attraverso il Pnrr, devone essere utilizzate per dare una svolta, a livello qualitativo e quantitativo. Serve lavoro sicuro e stabile, che dà certezze e garanzie ai lavoratori stessi». Da qui il rilancio dell’iniziativa sindacale su due versanti: mercato del lavoro e appalti. «Sul territorio, in media, non meno del 40% degli occupati lavorano in aziende in appalto di committenti. In alcune aziende si arriva addirittura al 100%. Un dato significativo, non di secondaria importanza».

I numeri del sindacato, crescono gli iscritti

Infine un punto sulla stessa Cgil. «Nonostante la crisi e le difficoltà – ha sottolineato Cipolla – nel 2021 ha registrato l’adesione di 2 mila nuovi iscritti. Un dato importante con il quale si può rispondere a chi sostiene che il sindacato non esista più. Ripartiamo nel 2022 con un dato complessivo che supera i 23.000 iscritti in provincia Terni, dove nell’anno che si è concluso le pratiche svolte su tutela individuale (Caaf, Inca, ufficio vertenze, associazioni, etc.) si attestano intorno alle 46 mila unità. Questo riconoscimento – ha concluso Cipolla – ci consegna un’ulteriore responsabilità: quella di rafforzare ulteriormente il nostro ruolo di contrattazione e di tutela individuale, con l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze che le varie crisi hanno amplificato sul nostro territorio».

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