Terni, la ‘lezione’ di Carlo Azeglio Ciampi

Quindici anni sono passati dalla sua visita ufficiale: i ternani dovrebbero ricordarne gli incoraggiamenti e gli avvertimenti – Il corsivo di Walter Patalocco

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Quindici anni esatti sono passati da quando Azeglio Ciampi, il Presidente della Repubblica, compì la sua visita ufficiale a Terni, città in cui nel 2001 (era la metà di ottobre) non mancavano certo le difficoltà e i problemi. Quando mai! Ma quanto coraggio, quanta determinazione, quanta fiducia e voglia di andare avanti c’erano allora se si fa il paragone con l’oggi.

Entrava in vigore quella che qualcuno definiva “devolution”. Era la revisione del famoso Titolo Quinto della Costituzione, con cui si assegnavano maggiori competenze alle istituzioni locali, prime fra tutte le Regioni. Riforme che «rappresentano – avvertì Ciampi parlando con gli amministratori di Terni e dell’Umbria – una sfida alla competenza, alla capacità di migliorare e rinnovare i metodi di lavoro tradizionali, alla disponibilità a sviluppare un dialogo costruttivo fra i vari livelli del potere locale, oltre che con il potere centrale».

Dichiarazioni che costituivano l’affermazione di una grande fiducia. Fiducia che fossero diffusi gli ideali in cui credeva un uomo che s‘era battuto per la libertà, la democrazia, la solidarietà; che esortava al dialogo, al confronto costruttivo e sereno. “Mai dimenticare che è ai cittadini che bisogna dar conto – ammonì – ed attenzione, perché essi diventeranno tanto più esigenti quanto più grandi diverranno i poteri e le responsabilità degli organi di governo locale, a loro vicini e ben conosciuti. In futuro sarà più difficile far ricadere responsabilità per le realizzazioni mancate su burocrati lontani e sconosciuti».

Di Terni il Presidente seppe fare un ritratto eccellente dimostrando di conoscerne i problemi, «però i problemi – disse parlando in fabrica alle acciaierie – non ci hanno mai messo paura». E Terni doveva guardare avanti con fiducia, contando sulle proprie capacità, sulla propria tradizione e sulla propria identità.  “Quando si dice Terni si pensa subito alla’acciaio – aggiunse Ciampi – ma non va dimenticato che eppure stiamo parlando di una città coeva di Roma, in cui duemila anni fa fu realizzata un’opera pubblica come la cascata delle Marmore, che ancora funziona”.

Un’opera che lega la Terni antica a quella più recente, alla Terni che ha affrontato con coraggio tanti brutti momenti specie nella sua storia più recente, segnata “dai disastri della guerra da cui Terni si è saputa rialzare, ricostruendosi e sviluppandosi, e diventando esempio e messaggera di pace, come solo sa essere chi ha sopportato le ferite profonde della guerra».

Pace, voglia di fare e di rialzarsi e la solidarietà: queste le caratteristiche di una comunità che il Presidente Ciampi volle evidenziare. Perché costituivano la vera ricchezza la vera forza la capacità di reagire e affrontare quei “problemi che non ci hanno mai messo paura” a viso aperto, con coraggio e fiducia nel futuro.

Ricordando Azeglio Ciampi, Terni e i ternani dovrebbero ricordarne soprattutto le parole e i giudizi, gli incoraggiamenti e gli avvertimenti.

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