È stata assegnata a Rebecca Jones la borsa di studio di 20 mila euro finanziata dall’associazione di volontariato di Terni ‘Damiano per l’ematologia’ e dall’8 per mille della Chiesa Valdese, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi.
Rebecca Jones e la ricerca
Il progetto prescelto vuole portare avanti una ricerca sugli effetti dell’immunoterapia usata come elemento di contrasto della leucemia linfatica cronica. Fino ad poco tempo fa questo tipo di neoplasia era stato contrastato con la chemioterapia, ultimamente si stanno studiando farmaci che tendono a rafforzare il sistema immunitario del paziente in modo tale da farlo reagire contro la malattia. Bersaglio diventano solo le cellule malate. Rebecca Jones nella sua ricerca che porterà avanti grazie alla borsa di studio, cercherà di vedere come reagiscono le cellule del paziente all’introduzione dei farmaci di ultima generazione. «Fino ad oggi la leucemia linfatica cronica non è curabile, ci si può convivere, se il progredire della malattia è lento o si può avere una prognosi infausta», ha spiegato la ricercatrice. Con i farmaci che stimolano il sistema immunitario si eliminerebbero anche gli effetti collaterali della chemioterapia tradizionale. Lo studio andrà avanti per un intero anno, ogni mese all’associazione ‘Damiano per l’ematologia’ la dottoressa Jones invierà un report per monitorare lo stato di avanzamento della ricerca. Rebecca Jones è laureata in biotecnologie molecolari presso l’università di Torino.
L’associazione di volontariato ‘Damiano per l’ematologia’
L’associazione è nata in ricordo di due bambini scomparsi: Damiano, per un’anemia aplastica, e Giovanni, per una neoplasia cerebrale. Alla base della sua costituzione c’è il desiderio di contribuire a migliorare le probabilità di cura di tali patologie attraverso la raccolta di fondi per finanziare borse di studio a favore di giovani laureati in discipline biomediche che vogliano cimentarsi, con precisi progetti, in campo ematologico ed oncologico pediatrico, ed anche per aiutare, nei limiti del possibile, le famiglie colpite e coltivare quella tenerissima pianta che si chiama altruismo. L’esigenza di proseguire l’esperienza di dono vissuta, durante la malattia, da Damiano e Giovanni e dalle loro famiglie sostiene l’impegno dei volontari e dei soci dell’associazione.