
Diciotto mesi dopo essere arrivato, il 31 dicembre scorso Francesco Auregli ha lasciato l’Ast, liberando la poltrona di comando della direzione Corporate (nella quale confluisce la gestione del personale, degli affari societari, di quelli patrimoniali e di quelli legali), istituita nel 2015 dallāex ad Lucia Morselli, che lo aveva chiamato per affidargli il comando.
Lavoro impegnativo Quello svolto dal manager ĆØ stato, in questo anno e mezzo, un lavoro impegnativo:Ā ha gestito tutta fase relativa ai nuovi accordi interni, adottando una tattica meno aggressiva – stando ai commenti degli stessi sindacalisti – rispetto a quella che aveva caratterizzato la gestione precedente.
La successione Per la sua sostituzione, questi i rumors, l’ad Massimiliano Burelli – che a sua volta ha impostato la sua ‘cifra’ gestionale nel segno della condivisione,Ā almeno con quattro delle cinque sulle sindacali presenti in AstĀ – avrebbe giĆ scelto, sempre dall’esterno, una persona di sua fiducia, che dovrebbe essere presentata alla metĆ del mese di gennaio.

La strategia SarĆ interessanteĀ conoscere la persona a cui Burelli e la ThyssenKrupp intendo affidare il delicato incarico, anche perchĆ© il 2017 – stanti le recenti prese di posizione del ministro Carlo Calenda – potrebbe riservare piĆ¹ di una novitĆ :Ā Ā«Dobbiamo ricostruire una rete fatta di grandi aziende, pubbliche e private, e di istituzioni finanziarie – aveva detto il ministro al Corriere della Sera – capaci di muoversi allāoccorrenza in modo coordinato, tra di loro e insieme al governo. Questo non vuol dire limitare gli spazi di mercato, ma essere in grado di reagire quando viene distorto o manipolato, anche con regole scritte ad hoc, per indebolire il nostro tessuto economico. Questo vale anche sul piano del commercio dove concessioni unilaterali e debolezza nella difesa dei comportamenti scorretti non sono piĆ¹ tollerabili. Noi dovremmo prenderci tutti gli spazi di bilancio che i mercati, e non la Commissione Europea, ci consentono – aveva chiarito – per mettere in atto un piano straordinario di rilancio economico e sociale che abbia al centro un massiccio piano di investimenti pubblici e privatiĀ». Facendo immaginare che non proprio a nuove ‘partecipazioni statali’ si pensa, ma ad una cosa che potrebbe ricordarle molto da vicino