Terni, ‘licenziato’ il Cda di FarmaciaTerni

Il consiglio comunale modifica lo statuto in vista della vendita. La Cgil: «Dimenticati i lavoratori e i loro diritti acquisiti, ma il Comune perde soldi»

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FarmaciaTerni ha un nuovo statuto – il consiglio comunale lo ha deliberato venerdì pomeriggio – e il percorso che porterà alla vendita, in due step, del 90% dell’azienda che gestisce le farmacie comunali (la questione è decisiva, perché di fatto è su di essa che, sostanzialmente, si basa il piano di riequilibrio dei conti comunali) è così definitivamente avviato. Almeno per palazzo Spada.

LA DELIBERA DI GIUNTA E IL NUOVO STATUTO DI FARMACIATERNI

Il voto Dopo il dibattito, venerdì il consiglio comunale ha votato e l’esito era scontato: il nuovo statuto è stato approvato a maggioranza. Su 31 consiglieri presenti, i voti a favore sono stati 20, mentre 6 consiglieri hanno votato contro e 5 si sono astenuti.

Vendita contestata L’operazione, però, aveva provocato prese di posizione decise – da parte del Cda, che ha vivacemente polemizzato con il sindaco Di Girolamo e dell’associazione nazionale delle farmacie comunali, ma anche da parte di alcune forze di opposizione e della Filcams Cgil – che potrebbero portare (il sindacato lo ha già fatto) ad intraprendere iniziative di carattere legale.

Via il Cda Uno dei passaggi controversi era proprio quello relativo alla ‘defenestrazione’ del consiglio di amministrazione. E, infatti. il nuovo statuto dice che «La Società è amministrata da un Amministratore Unico», il quale è «nominato dall’assemblea dei soci, dura in carica fino ad un massimo di tre esercizi e scade alla data dell’assemblea convocata per l’approvazione del bilancio relativo all’ultimo esercizio della loro carica. L’amministratore unico riunisce in se tutti i poteri, le attribuzioni e le facoltà dell’Organo amministrativo, così come previste per legge e dal presente statuto».

Il sindacato In apertura dei lavori del consiglio – presenti un gruppo di lavoratori di Farmaciaterni – la Filcams Cgil  ha diffuso una nota nella quale «ribadisce la propria posizione di netta contrarietà alla cessione a soggetti privati delle farmacie comunali, per le motivazioni ampiamente espresse in vane riunioni con l’amministrazione comunale e nell’ambito del ricorso prodotto davanti al Tar dell’Umbria; riafferma che l’obiettivo del risanamento finanziario del Comune può essere efficacemente raggiunto con modalità legittime e non invasive per la città, come già suggerito al Comune medesimo dalla scrivente organizzazione ssindacale, negoziando la cessione delle farmacie nell’ambito degli enti e delle aziende pubbliche pluriservizi presenti a livello locale e nazionale». Ma non solo.

Il Tfr Perché la Filcams Cgil «rileva che il percorso adottato dal Comune evita di prendere in considerazione una questione essenziale sollevata dalla scrivente organizzazione già da diversi anni e che riguarda la polizza Tfr stipulata nel 1981 fra l’afa di Temi e Ina assicurazioni, dove è previsto che ai lavoratori beneficiari della polizza medesima dovesse essere garantito un capitale a scadenza costituito dal Tfr di legge e dai rendimenti prodotti dalla polizza stessa, rendimenti mai attribuiti alle posizioni individuali degli aventi diritto; rimarca che la mancata definizione di tale problematica, in presenza dell’iter di privatizzazione adottato dal Comune, costituisca un ulteriore elemento di incertezza e di antieconomicità dell’intera operazione di dismissione delle quote societarie, in considerazione del fatto che i rendimenti maturati dal 1981 ad oggi rappresentano una partita economica di considerevole entità di cui si dovrà fare carico il Comune, per effetto di una privatizzazione condotta a scapito della città, del ruolo sociale delle farmacie comunali e dei diritti maturati dai lavoratori».

 

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