Caro è costato ad una dottoressa un intervento di mastoplastica additiva, di carattere estetico, effettuato nel maggio del 2011 – ovvero quasi 14 anni fa – in regime di intramoenia, presso l’azienda ospedaliera ‘Santa Maria’ di Terni su una paziente che, al tempo, aveva circa 50 anni di età. Dopo qualche mese quest’ultima aveva riscontrato una riuscita per nulla soddisfacente dell’operazione, come sancito anche da uno specialista che le aveva consigliato di sottoporsi ad un nuovo intervento per ‘sistemare’ quanto eseguito a Terni.
La Corte dei Conti dell’Umbria, infatti, sulla base del risarcimento condordato in via stragiudiziale nel 2016 fra la stessa paziente e l’ospedale di Terni – 24 mila euro – ha condannato la professionista a risarcire l’azienda ospedaliera. Secondo i giudici, era prevedibile che l’intervento, stante anche le caratteristiche della donna, non avrebbe avuto l’esito che quest’ultima si aspettava sul piano estetico.
Secondo la Corte dei Conti umbra – presidente Giuseppe De Rosa, giudici Giuseppe Vicanolo ed Elisabetta Conte – la dottoressa «ha consapevolmente assunto il rischio del prevedibile (e prevenibile) esito consistente nell’insuccesso dell’intervento – peraltro avvenuto in regime di attività intramuraria, configurandosi, pertanto, in fattispecie anche la verosimile sussistenza di un concreto interesse del medico all’effettuazione del medesimo, nonostante – come più volte detto – palesemente inadeguato». Probabile l’appello da parte della professionista condannata.