Terni, medici di base: «Vicini al collasso, rischiamo il burnout»

La Fimmg: «Oberati di lavoro e senza dispositivi, siamo esasperati. Serve una collaborazione con Usl e istituzioni» 

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I medici di medicina generale lanciano un grido di allarme in merito alla situazione di emergenza che si trovano ad affrontare nell’ambito della pandemia da Covid-19: esasperati – sia fisicamente che psicologicamente – dalla mole di lavoro che li impegna ogni giorno, si trovano a far fronte, da un lato, alle tante richieste che giungono dagli assistiti e, dall’altro, alla carenza di coordinamento con Asl e istituzioni. Inoltre segnalano la mancanza di dispositivi di protezione adeguati per recarsi dai pazienti Covid, pur avendo il compito della sorveglianza sanitaria dei malati seguiti a casa, per evitare il ricovero negli ospedali, quasi al collasso, e per coglierne i segni del peggioramento.

della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) di Terni

In questo periodo di emergenza sanitaria noi medici di medicina generale siamo oberati dal lavoro, rischiamo il burnout ma è soprattutto il Sistema sanitario nazionale a rischiare il ‘collasso’.

Tra pazienti Covid e non, pazienti che temono di essere stati contagiati e pazienti che chiedono di essere sottoposti a tamponi, siamo sommersi da una media giornaliera di 130-150 telefonate, sms e Whatsapp.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

In questa situazione non solo non riusciamo a rispondere a tutti ma soprattutto è difficilissimo discernere  i problemi sanitari che i nostri pazienti ci pongono. Le problematiche che ci troviamo a fronteggiare sono le più disparate, dalla difficoltà ad interfacciarsi con le Usca alle difficoltà di comunicare con le istituzioni.

Abbiamo ritardi nelle comunicazioni delle quarantene da parte della Asl e di conseguenza ritardi nella emissioni di certificazioni Inps, con conseguente situazioni di ‘attrito’ con i nostri pazienti che devono, a loro volta, giustificare le assenze nei confronti del datore di lavoro.

Rispondere a tutti gli assistiti in tempo reale è diventata ormai una chimera ma soprattutto condurre una vita normale, per noi medici, è praticamente impossibile lavorando dalle 12 alle 13 ore al giorno. La nostra speranza è quella di trovare al più presto un accordo, un sistema di comunicazione, una collaborazione, un protocollo concordato con le istituzioni, i dipartimenti e le Asl, perché solo così si potrà uscire dignitosamente da un sistema che ha portato la medicina generale ad affrontare nell’emergenza situazioni nuove in condizioni critiche.

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