di S.F.
Riconversione delle edicole a Terni, strada lunga e un bel po’ complessa. Già noto, d’altronde se ne parla da anni e il trend resta il solito. Il tema è stato ritrattato venerdì mattina in III commissione per un primo confronto – in attesa dell’esposizione di una rappresentanza degli edicolanti – in aula. Esito? Per ora si parla di ricognizione.
DICEMBRE 2024, ENNESIMA EDICOLA CHE SALTA
DICEMBRE 2023, SI PARLA DI RICONVERSIONE. PER ORA TUTTO FERMO

Protagonisti l’assessore al commercio Stefania Renzi e il dirigente Claudio Filena. Per ora, da quanto si intuisce, c’è poco margine: «La progressiva morìa delle edicole avviene in tutta Italia e in altre regioni c’è stato l’ampliamento della maglia normativa per utilizzare i chioschi in modo diverso. Purtroppo qui non è stato fatto. I punti vendita – le parole della prima – sono posizionati in aree strategiche e commercialmente valide. Siamo legati ad una delibera di consiglio regionale di molti anni fa». Filena è entrato in dettagli tecnici: «C’è il fattore della concessione di aree pubbliche e la normativa è complessa. Quindi c’è un discorso autorizzatorio e poi concessorio, il Comune ha la facoltà di valutare le destinazioni più congrue da ammettere. Chiaro che va in sofferenza l’attività se l’editoria è un prodotto che non vende. Ad esempio si può autorizzare l’attività di somministrazione, artigianali e di servizio». Di mezzo c’è la scelta del legislatore nazionale su questo fronte. Che, come spiegato, non riguarderà solo le concessioni balneari.
STOP IN VIA XX SETTEMBRE
STOP IN VIALE TRIESTE

A seguire hanno parlato Guido Verdecchia (AP), Raffaello Federighi (AP, che ha chiesto di sentire i rappresentanti di categoria) e Orlando Masselli (Misto). Quest’ultimo ha ricordato un aspetto interessante: «Ci sono concessioni non onorate da tempo ed è tempo di intervenire in danno. Con chioschi abbandonati da tempo che crea degrado». L’ex titolare al bilancio e la Renzi hanno poi sottolineato del 30% che le strutture possono utilizzare – a Terni quantomeno – per un’attività diversa dall’editoria. Bene, ma quali sarebbero gli esempi da seguire in altre regioni?
A PIEDILUCO SI CERCA DI RESISTERE
La Renzi ha tirato in ballo la Basilicata e il Lazio (Roma e Montefiascone): «Nel primo caso è stato permesso alle edicole di utilizzare il punto vendita per qualsiasi destinazione compatibile ed i singoli Comuni si sono mossi in deroga. A Roma vengono gadget turistici, mentre a Montefiascone hanno concesso ad un’edicola di convertirsi e mantenere una piccola parte per l’editoria». Poi la raccolta del consiglio di Masselli: «Sì, visioniamo le strutture dismesse perché è nostro interesse dare maggior decoro». Infine un cenno all’esperienza di piazza San Francesco dove, per un periodo, alcuni giovani, avevano creato un’attività alternativa: «Fu rispettata la regola vigente del 70 e 30%. Un tentativo non andato a buon fine perché non c’era autofinanziamento», le parole della Renzi. Il problema resta.
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