‘Culla’ per lasciare neonati in sicurezza a Terni: individuata area in via Malnati

Giovedì il dg dell’ospedale Chiarelli ne aveva parlato in commissione. Ora il via libera per un affidamento utile alla realizzazione: prefabbricato in zona ex Milizia. Pd attacca

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di S.F.

«Spero che non accada mai ed è meglio non pubblicizzare». Si era espresso così giovedì il direttore generale dell’azienda ospedaliera di Terni, Pasquale Chiarelli, quando si è trovato a rispondere all’input sul rispetto della legge 194 – si è sviluppata una polemica con protagonista il consigliere di Senso Civico Alessandro Gentiletti – per l’interruzione volontaria di gravidanza ed i percorsi alternativi per le donne che vogliono abbandonare i figli in modo libero. Vale a dire l’adesione al progetto ‘Culla per la vita’: a poche ore dall’audizione a palazzo Spada emerge una novità in tal senso, vale a dire la location dove le mamme potranno lasciare in anonimato ed in sicurezza il neonato. Si tratta dell’area pertinenziale di un immobile in via Linda Malnati, accanto all’ex Milizia.

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Via Malnati e l’area ex Milizia

Il patto con Ater

Venerdì mattina al Santa Maria è stata firmata una delibera utile alla realizzazione del progetto, ovvero l’affidamento dell’incarico – poco più di 5.400 euro, tutto in mano all’ingegnere Pier Giorgio Imperi – per il lavoro sulla documentazione tecnica per la presentazione della Scia in Comune e per il deposito strutturale. L’atto odierno arriva dopo che il 12 novembre scorso l’azienda ospedaliera ha stipulato con una convenzione con Ater, proprietaria dell’immobile, per l’individuazione di un’area di pertinenza dell’edificio. Motivo? Verrà installato – viene specificato –  «un box prefabbricato, contenete impianti tecnologici e dispositivi costituenti la culla per la vita, ove la madre può lasciare in anonimato ed in sicurezza il proprio neonato». Il responsabile unico del procedimento è invece un altro ingegnere, Gianni Fabrizi.

Pasquale Chiarelli in commissione consiliare giovedì

L’aiuto esterno

Da quanto si apprende il prefabbricato non sarà nella struttura, più volte al centro delle polemiche negli ultimi anni, ma in un altro edificio esterno. La procedura è stata attivata perché il personale tecnico in forza al Santa Maria, «stante il forte impegno dedicato allo svolgimento delle varie funzioni tecniche di istituto, non è in grado di gravarsi dello svolgimento di tale attività». Imperi ha offerto un ribasso del 15% dopo aver ricevuto la richiesta dal Santa Maria tramite la piattaforma Net4Market. L’area individuata è già in locazione all’azienda ospedaliera per un canone annuo di 12.215 euro. Scopo del progetto? Promuovere «un mezzo per ovviare al problema sociale di abbandono dei neonati da parte delle mamme in difficoltà».

Il Pd attacca: «Fatto grave e clamoroso»

Poche ore e sull’argomento prende posizione la segreteria del Pd di Terni: «Riteniamo la delibera odierna del direttore generale dell’azienda ospedaliera di Terni grottesca e inaccettabile, indegna dell’azienda e del territorio su cui insiste. È in vigore una normativa che da decenni permette di partorire in totale anonimato, ricordiamo. Iniziative analoghe a questo progetto sviluppate in Italia sono sempre state espressione dell’associazionismo, mentre il ruolo della sanità pubblica è un altro, ad esempio garantire l’applicazione della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, che viene costantemente ostacolata e utilizzata come una clava per battaglie ideologiche e ruffiane, passando sopra ai diritti, al corpo e alla psiche delle donne. Su questo sarebbe il caso che si concentrasse il direttore, su come applicare le leggi dello Stato italiano, e al contempo cercare di concentrare la spesa su ciò che è utile e necessario all’utenza, mentre parliamo di un discreto progetto ingegneristico per una moderna ruota degli esposti. Alla luce di questo, riteniamo necessario e urgente l’intervento delle istituzioni locali, nella speranza che il fatto che l’aggiudicante sia coniugato con un membro della giunta comunale non sia dirimente. Lavoreremo – conclude il Pd – però perché questo fatto così grave e clamoroso non resti nei confini locali e faremo tutto quello che è possibile ad ogni livello per chiederne il ritiro».

Le donne della Cgil di Terni prendono posizione

«A seguito di quanto avvenuto giovedì pomeriggio – la nota del coordinamento donne della Cgil di Terni – con il dibattito sul servizio di Ivg presso l’ospedale Santa Maria di Terni in seconda Commissione consiliiare, il coordinamento ribadisce che «l’unica priorità da perseguire è la piena applicazione della legge 194. È inconcepibile che da luglio 2020 nell’ospedale di Terni sia fermo il servizio di Ivg ed è chiaro che non c’è nemmeno alcuna fretta di ripristinarlo, dato che il direttore della nostra azienda ospedaliera, Pasquale Chiarelli, afferma che ci sono ‘altre priorità, come la culla per la vita’. No, caro direttore, la priorità è applicare le norme della nostra Repubblica, come la 194, che già prevedono tra l’altro la possibilità di partorire in totale anonimato. Chiediamo dunque che venga ripristinato quanto prima il servizio di Ivg nel nostro ospedale, sia attraverso intervento chirurgico, che attraverso la somministrazione della Ru 486, per l’aborto farmacologico».

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