Ospedale Terni e PSR, Chiarelli: «In attesa di risposte. Posti letto? Mai così tanti»

Chiuso il giro di audizioni sul piano sanitario regionale in vista di Perugia. Il dg del Santa Maria: «Punterei sulla riabilitazione». L’input sulla legge 194 per l’aborto

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di S.F.

«Venite a vedere la situazione, quando volete, in sicurezza». Si è chiusa con questo invito formale a visionare l’ospedale la II commissione consiliare di giovedì pomeriggio a Terni con protagonista il direttore generale dell’azienda ospedaliera, Pasquale Chiarelli, chiamato a dare il proprio parere sul documento preadottato dalla Regione in merito al piano sanitario regionale 2021-2025: come da previsione i temi sono andati anche oltre il PSR per parlare delle problematiche e delle criticità legate al nosocomio cittadino. Dal rispetto della legge 194 per l’aborto ai posti letto, dalle assunzioni ai guai strutturali del Santa Maria, gli spunti di discussione non sono mancati a palazzo Spada. Forfait dell’università: nessuna risposta da parte del rettore Maurizio Oliviero e del direttore del polo scientifico di Terni Stefano Brancorsini. Uno ‘sgarbo’ istituzionale che più di qualcuno ha fatto notare.

LA PREADOZIONE DEL PSR 2021-2025 – DOCUMENTO

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Latini, Pepegna e Chiarelli in commissione

Chiarelli e le due aziende ospedaliere

La presidente di commissione Rita Pepegna (FdI) in avvio di seduta ha ricordato del percorso di audizioni – quella di Chiarelli è l’ultima – in vista del confronto atteso a Perugia per le istanze del territorio ternano: «L’università era invitata per oggi ma Oliviero e Brancorsini non hanno risposto», ha voluto puntualizzare. Breve saluto iniziale del sindaco Leonardo Latini e partono le considerazioni del dg che, come di consueto, tende a non essere troppo sintetico: «Nel PNR c’è un punto chiaro dove viene detto che le aziende restano due e lo stesso vale per l’alta specialità. Non li considero ospedali di Perugia e Terni, ma dell’Umbria: sono hub e come tali si devono comportare. Più avanti – ha sottolineato – nel documento c’è una chiara dichiarazione sul sistema hub e spoke, si deve collaborare a livello territoriale. La cosa più importante sono tuttavia i percorsi terapeutici regionali». Manca un fattore non di poco conto: «Siamo in attesa dell’accordo tra Regione ed università, per la nostra struttura è fondamentale perché molto dipende da quello». Scatta il pressing dei consiglieri di minoranza su varie tematiche.

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Angeletti, Filipponi, Gentiletti e Tobia

Legge 194, trascuratezza, personale e posti letto

Si parla di PSR ma anche di altro. Il primo ad intervenire è Alessandro Gentiletti di Senso Civico: «Chiedo delucidazioni sul rispetto della legge 194 nel nostro comprensorio perché in Umbria siamo indietro nell’attuarla. Risulta che a Terni non si pratichi l’aborto e a Narni, ospedale spoke, ci sono solo due persone che lo fanno». Angeletti ha ricordato a Chiarelli un’altra questione: «Sì, ok gli ospedali dell’Umbria. Ma quando uno dei due cresce, Perugia, e l’altro viene trascurato, Terni, la cosa stona. Questo è un po’ la cenerentola e non si trova modo di farne uno nuovo», la critica. Comunardo Tobia (M5S), in scia, ha aggiunto che «in provincia di Perugia gli ospedali sono tutti rinnovati, questo di Terni ha 61 anni. Narni-Amelia non ne parliamo». Chiarelli inizia a mostrare segnali battaglieri sulla frase successiva: «C’è mancanza di personale a livello infermieristico a Terni, è così, mi dispiace. Inoltre mancano posti letto. Infine ci sono problemi per l’applicazione della legge 194». Il numero uno del Santa Maria vuole replicare subito e inizia mettendo in evidenza una cosa: «Sul PSR non mi avete chiesto nulla ancora, datemi input. E ciò che dite non è vero». Via con l’elenco con tanto di consueta frase sul proprio aspetto: «È come dire che io sono magro». La ripeterà un paio di volte facendo sorridere i consiglieri.

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Foto archivio

Posti letto e assunzioni: «Mai così tanti». La dignità

Si parte con i numeri: «I posti letto nel 2019, pre Covid, erano 540. Oggi sono 549, se qualcuno dice che sono meno non è vero. Non ne abbiamo mai avuti così tanti nonostante il Covid dal 1° gennaio 2019 (restano però quelli in corsia, ndr). Assunzioni? Nell’ultimo ventennio non ci sono mai state così tante persone assunte a tempo indeterminato, tanti concorsi svolti. Piaccia o meno, è un dato di fatto. Dite ciò che volete. In ambito assistenziale siamo passati da 1.093 nel 2019 a 1.215 allo stato attuale. E parlo di aggiunte, non c’entra il turnover. Di queste 1.087 sono a tempo indeterminato, erano 996. E l’anno non è finito, stiamo ancora assumendo». Chiarelli scatenato su questo fronte: «L’azienda ospedaliera di Terni è l’unica che da mesi ha recuperato tutta l’attività bloccata per il Covid: c’è chi aveva tre impegnative per lo stesso esame. La struttura? Il problema non è che ha 61 anni, ma come è stato mantenuto. Abbiamo cercato di dargli dignità». Poi una nuova lista sui lavori effettuati nel 2021 (a partire dalle sistemazioni per lo smottamento di Colle Obito a gennaio, poi risanamento facciale, obitorio, dipartimento cardiologia ecc.), Irccs («servono dati consolidati per farlo e serve la ricerca, non le alte specialità») e legge 194: «Stiamo ridefinendo i percorsi adatti, chiari ed in sicurezza».

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Il progetto

Nuovo ospedale: «In grande difficoltà. Attendiamo risposte»

Chiarelli poi si ‘scalda’ un po’ sul nuovo ospedale: «Sono in grande difficoltà e in alcuni casi ho valutato di fare delle denunce. Non va bene questa situazione, io ed il mio staff dovremmo lavorare in tranquillità: ci sono affermazioni pubbliche, da parte di tutti, che non vanno in tal senso. Quali? Le dirò nelle sedi opportune. Dico che ci è stato dato un mandato per valutare il progetto, ma stiamo aspettando alcune risposte del soggetto proponente – l’Ati composta da Salc S.p.A. e Abp Nocivelli S.p.A. – ed il clima è positivo. Ma non possiamo andare avanti senza quelle ed i 180 giorni di tempo che impone la norma possono essere interrotti se si chiede documentazione integrativa».  Valdimiro Orsini (Gruppo Misto) ha ‘ammonito’ tutta l’aula: «Stiamo andando fuori tema sul PSR non si sta dicendo nulla. Chiedo a Chiarelli dell’alta specialità perché nel piano si parla di integrazione ed eliminazione dei doppioni. E la ricerca deve essere fatta anche qui, non solo a Perugia». La Pepegna ha spinto sulla riabilitazione, la logistica, il nodo terreno citato mercoledì dal dg Usl Umbria 2 Massimo De Fino e i problemi del primo accesso al pronto soccorso». Francesco Filipponi (Pd) ha parlato di «non rispetto istituzionale» da parte dell’università degli studi di Perugia per l’assenza odierna, per poi ricordare della situazione «del pre-triage affidato ai volontari e della carenza di personale; non discuto i numeri, ma la Corte dei conti  ha detto che a tempo indeterminato ci sono state poche decine di assunzioni a tempo indeterminato e non 1.551. Il nuovo ospedale? Prendersi tutto il tempo necessario per valutare, corretto che il procedimento venga esaurito fino in fondo». Chiarelli prende appunti e riparte.

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«PSR? Non può essere utilizzato per nuove strutture»

Il leader del Santa Maria sui numeri non vuole ammettere repliche: «Forse mi spiego male. Quelle che ho citato sono persone in più. E il PNR non può essere utilizzato per fare nuovi ospedali. Pre-triage? Non ho nulla da dire ai sindacati, ma la questione non è vera. Qualcuno ha usato documenti interni facendoli circolare in modo parziale, creando problemi. E siamo gli unici in Umbria ad avere questo tipo di pre-triage: i volontari sono della Croce rossa, ma c’è un servizio che è pagato come si fa in tutta Italia». Chiuso il discorso, se ne apre un altro: «Integrazione? Ci sono già attività integrate, come ad esempio la dialisi. E stiamo lavorando ad un protocollo d’intesa per l’oncologia. E ribadisco che l’Irccs non si fa con l’alta specialità, ma con la ricerca. Su ciò non si può ‘barare’. Sul PSR la prima cosa che proporrei è la riabilitazione, servirebbe». Negli ultimi minuti si parla anche di design.

I pochi spazi

In conclusione nuovi input da Tobia («dispiace vedere i posti letto nei corridoi») e Angeletti sulla struttura ospedaliera. Chiarelli riprende: «Ci sono fondi dati in passato non utilizzati e ora ho l’obbligo di muovermi in tal senso. Per il nuovo ospedale, qualora il progetto prosegua, sto cercando di coinvolgere designer che hanno prestito servizio in ambito ospedaliero per far sì che sia bello. Per quel che concerne gli ascensori sono pochi, sì». Angeletti torna in pressing sulla legge 194: «Resto convinto che l’azienda debba garantire l’interruzione volontaria di gravidanza e mi auguro che si ponga fine a questa anomalia in ospedale a Terni». Il dg replica: «C’è già un iter avviato per ripristinare velocemente le attività nel rispetto della norma, a condizione che sia tutto in sicurezza. C’è un aspetto che nessuno tiene in considerazione, gli spazi ridotti». Tutti via, non prima dell’invito ad andare in sopralluogo al Santa Maria. Appuntamento fissato – forse – per gennaio.

«Legge 194, posizioni inaccettabili»

Dopo le parole di Chiarelli sono i gruppi M5S e Senso Civico ad intervenire venerdì in merito alla legge 194: «Inaccettabili posizioni quelle espresse dal direttore generale dell’azienda ospedaliera di Terni giovedì in seconda commissione quanto affermato in tema di autodeterminazione delle donne appartiene a secoli e culture passate che speravamo di aver dimenticato. Le donne ternane hanno diritto a non essere giudicate per le loro scelte né che siano limitati i loro diritti. Il direttore generale deve far rispettare la legge 194 e garantire il servizio della interruzione volontaria della gravidanza. Lo invitiamo a rivolgersi a ripristinare quanto prima il servizio all’interruzione volontaria della gravidanza chirurgica e ad iniziare la somministrazione della RU 486, consentendo l’aborto medico anche nella azienda ospedaliera ternana. Non si può attendere l’installazione – la critica – di culle medioevali per la applicazione di una legge della Repubblica italiana. Tanto più che la stessa legge 194 prevede dal 1978 la possibilità di partorire senza essere nominati. Il dovere del direttore generale è garantire che le leggi della Repubblica  italiana vengano applicate e quindi che anche nell’azienda ospedaliera di Terni sia garantito il diritto anche ad interrompere una gravidanza».

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