Terni: «Senso di comunità e solidarietà per vincere la droga»

Confronto organizzato dal Partito comunista a palazzo Spada: «Oggi la cultura dello sballo ti entra in camera. Recuperare lo stare insieme»

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di Alice Tombesi

‘Contro la cultura dello sballo. Dal sogno artificiale all’incubo reale’. La locandina della conferenza di sabato mattina presso la sala consiliare di palazzo Spada, organizzata dal Partito comunista dell’Umbria e di Terni, racchiude in poche parole un fenomeno-piaga sempre più attuale, soprattutto tra i giovanissimi. Adolescenti che si sballano per evadere da una realtà insoddisfacente, priva di stimoli, piatta, per trasportarsi – con l’aiuto di droghe – in un sogno, sì, ma artificiale, finto e che, finito l’effetto, ti porta di nuovo giù, nell’incubo della vita quotidiana. «Sembra che oggi sia impossibile fare qualsiasi cosa se non si è alterati, anche situazioni semplici, come andare a ballare o vivere una vita sentimentale normale. C’è chi si droga per lavorare e chi lavora per drogarsi», ha spiegato Tonino Sabatini, leader storico della Curva Est della Ternana.

«La propaganda dello sballo che ti entra in camera»

Una piaga, quella del consumo di droghe, che racchiude il fallimento di un sistema che non trova la soluzione per evitare che si entri nel giro o, nel peggiore ma anche più diffuso dei casi, che una volta fuori si riesca a reinserire questi soggetti in una comunità che li aiuti ad affrontare la realtà quotidiana. «Colpa del’individualismo in cui le generazioni di oggi si sono trovate sin dalla nascita», ha sostenuto Malin Castillo, giovane militante del Partito Comunista. Gli adolescenti di oggi si sono dovuti interfacciare non con la persona in carne ed ossa ma con il suo ‘avatar’, il profilo social. Una realtà virtuale che ha individualizzato sempre di più i giovani e li ha resi soli, spaventati dal mondo ‘fuori’, con la paura di crescere e di non ‘essere’ abbastanza. Trapper – gli esponenti cioè di quel genere musicale tanto in voga oggi, la trap – che esaltano l’uso di droghe, la ricchezza, il potere: «Una propaganda dello sballo che arriva direttamente in camera tua» ha affermato la Castillo.

«Centri di aggregazione salvano vite, altro che ‘fabbriche di tossici’»

L’individualismo che porta al proliferare della cultura dello sballo – secondo Edoardo De dominicis, segretario del Partito comunista dell’Umbria – è il risultato «di un sofisticato complesso di meccanismi che puntano ad alienare completamente le persone. L’unica arma potrebbe essere allora una coscienza collettiva che non lascia indietro i deboli. Il sistema del capitalismo è soprattutto economico ma non è tanto la ricchezza ad incentivare questi fenomeni, bensì la visione del futuro. Se la nostra società fosse interessata a risolvere il problema, dovrebbe garantire un lavoro, qualcosa da perdere. Serve ridare speranza alle generazioni e prima di farlo bisogna pensare la nazione, non tanto come Stato ma come comunità unitaria». Una visione sostenuta e ampliata nel concetto anche da Francesco Sciamannini, segretario del Partito comunista di Terni: «Abbiamo bisogno di muoverci verso un sistema che metta al centro il lavoro, lo sport, l’aspetto umano e la formazione dell’individuo, secondo un concetto sociale opposto a quello del capitalismo. Bisognerebbe tornare nei centri sociali e tornarci con progetti sociali. Abbiamo sentito tirare in ballo i centri di aggregazione come fabbriche di tossici, ma nessuno menziona le vite che hanno salvato».

«Meno burocrazia, più solidarietà sociale»

Lavorare in sinergia con le istituzioni per dare vita ad una controcultura dello sballo. «È compito dell’amministrazione interfacciarsi con tutti per capire perchè e come questa piaga sociale sta devastando non solo la nostra comunità, ma si sta abbassando anche l’età delle persone che vivono questo dramma – ha sostenuto l’assessore al welfare, Cristiano Ceccotti -. Il bene della nostra comunità è la salvaguardia della vita. È fondamentale dare comunicazioni ai nostri giovani che si isolano, si emarginano». Ne sa qualcosa Massimo Carignani, noto avvocato di Terni ed ex presidente del Coni Umbria, che da anni si trova ad interfacciarsi con il fenomeno del consumo di droghe: «Il discorso della cultura dello sballo è un fatto di cultura reale. Quando difendevo i ragazzi, facevano parte tutti di alcune zone di Terni e questo aspetto dopo quarant’anni ancora non è cambiato. Oggi anche le comunità sono diventate un fatto burocratico-amministrativo. Molti si sono salvati, molti sono ricaduti perchè nel momento in cui vanno inseriti nel mondo fuori, nessuno ha dato una mano. La medicina più giusta secondo me è togliere la burocrazia da certe situazioni».

La cultura degli esclusi

Agire prima che sia troppo tardi, dare stimoli che non provengano solo dai social network. Inserire i ragazzi in un gruppo, una comunità che possa metterli di fronte ad una realtà migliore di quanto si aspettavano, ricca comunque di stimoli e che, soprattutto, non li lascia soli. La cultura dello sballo è anche la cultura degli esclusi, di quelli che sono stati lasciati indietro. Per creare una controcultura serve affrontare il problema in sinergia, non lasciare entrare nelle camerette la paura della solitudine ma avere un’alternativa e una speranza futura, aprire la porta e sapere che qualcuno ci aspetta.

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