Terni, ‘Spada bis’: condannato Piacenti d’Ubaldi

Con l’ex assessore anche il commercialista Camporesi, assolto l’ex dirigente comunale Galli. A palazzo Spada 60 mila euro di risarcimento

Condividi questo articolo su

Un anno e sei mesi per l’ex assessore comunale al bilancio Vittorio Piacenti d’Ubaldi, un anno per il commercialista Roberto Camporesi, assolto invece ‘perché il fatto non costituisce reato’ l’ex dirigente di palazzo Spada Maurizio Galli: si è concluso così, venerdì mattina a Terni, il processo di primo grado relativo all’indagine ‘Spada bis’ – una costola di quella originaria che vede tra i principali imputati l’ex sindaco Leopoldo Di Girolamo -, che nel dicembre 2017 aveva portato agli arresti domiciliari, tra gli altri, l’allora membro della giunta comunale. Turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente le accuse che venivano contestate, legate all’affidamento negli anni di alcuni incarichi di consulenza da parte di società partecipate dal Comune allo stesso commercialista Camporesi.

Le pene e il risarcimento al Comune

Il giudice monocratico Massimo Zanetti ha anche riconosciuto un risarcimento complessivo di 60 mila euro nei confronti del Comune di Terni, che si era costituito parte civile nel procedimento (la richiesta era stata di 100 mila). Nei confronti di D’Ubaldi – che dovrà anche pagare una multa di 100 euro – il pm Marco Stramaglia aveva chiesto una condanna a tre anni di reclusione, due anni era stata invece la richiesta per Camporesi (che dovrà pagare 200 euro) e un anno e sei mesi per Galli. Per i due condannati – ai quali è stato concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna sul casellario giudiziale – è stata disposta anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici e dell’incapacità di contrarre con la pubblica amministrazione per la durata della pena. 

La sorpresa della difesa dell’ex assessore

Non nasconde la sua delusione per la condanna – la cui entità è stata calcolata riconoscendo le attenuanti generiche e il vincolo della continuazione tra i reati – l’avvocato di Piacenti d’Ubaldi, Attilio Biancifiori, che riporta anche quella del suo assisito, presente in aula alla lettura della sentenza insieme agli altri due imputati. «È una sentenza che riteniamo non giusta – commenta il legale -, anche in ragione della riduzione drastica delle liste testimoniale delle difese decisa dal tribunale nel corso del processo. Un elemento, questo, che ci faceva ritenere che le prove raccolte dal giudice fossero sufficienti per dichiarare l’estraneità di D’Ubaldi dalle accuse. Lo stesso D’Ubaldi si attendeva che la sentenza di oggi (venerdì, ndr) ponesse fine ad un’odissea iniziata quasi tre anni fa, ma siamo convinti che si tratti solo di un prolugamento. In appello, che presenteremo una volta lette le motivazioni, andremo a confutare questa decisione e daremo pieno corso all’attività difensiva svolta in primo grado solo parzialmente». A spingere la difesa dell’ex assessore ad immaginare una valutazione di segno contrario rispetto a quella del giudice Zanetti anche il fatto che in sede di udienza preliminare, con giudizio abbreviato, il giudice Simona Tordelli aveva decisione l’assoluzione – ‘per non avere commesso il fatto’ – di altri due imputati, l’ex amministratore di TerniReti, Vincenzo Montalbano Caracci, e l’ex presidente di FarmaciaTerni, Stefano Mustica.

Appello anche per Camporesi

Sulla stessa lunghezza d’onda dell’avvocato Biancifiori anche il difensore del commercialista Camporesi, il collega Gian Paolo Colosimo. «Aspettiamo con fiducia l’appello, ove verranno sicuramente riconosciute le ragione già argomentate al giudice di primo grado, il quale non solo non le ha recepite, ma ha anche decimato immotivatamente le liste dei testimoni presentate dalle difese, concedendone due a testa nonostante la vicenda fosse di enorme complessità. Tra l’altro è notorio ovunque, ma evidentemente non a Terni, che per le società in house non è prevista alcuna procedura comparativa nell’assegnazione delle consulenze al di sotto della soglia dei 40 mila euro, a maggior ragione per un professionista stimato come il mio assistito».

La soddisfazione della difesa di Galli

Parla invece di «sentenza giusta», l’avvocato Dino Parroni, difensore di Galli, accusato anche lui di turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente in concorso con gli altri due. «È come se qualcuno si trovasse ad entrare casualmente in un banca nello stesso istante di un rapinatore, ma senza conoscerne le finalità, e venisse accusato anche lui. L’indagine nei confronti di Galli, stando anche agli stessi pochi elementi che aveva in mano la procura, non doveva neanche essere avviata. Il suo patimento sarebbe dunque potuto finire ben prima della sentenza, in quanto non aveva colpe, considerando tra l’altro che era stato trasferito in quella direzione finita al centro delle indagini solo ad aprile 2017».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli