Terni, Tk-Ast: la bandiera della discordia

Su uno dei pennoni di viale Brin è apparsa, solitaria, una bandiera tedesca: è subito polemica

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Dice che c’era una visita importante. Dice che c’erano i capoccioni della Tk Materials, la divisione della multinazionale in cui è stata inquadrato lo stabilimento ternano. Dice che, siccome i capoccioni erano tedeschi, in segnodi cortesia hanno deciso di tirar su quella bandiera. Dice. Perché alle voci si deve stare.

Il vessillo L’unica certezza è che su uno dei pennoni di viale Brin è apparsa una bandiera tedesca. Sugli altri pennoni, invece, niente. Manco uno straccetto. Niente tricolore, niente bandiera europea. Niente di niente. E c’è chi l’ha presa male.

La politica Rinascita Socialista R.D.L. esprime «perplessità e preoccupazione per l’esposizione della sola bandiera tedesca sui pennoni alle portinerie dello stabilimento siderurgico di viale Brin, ed invita le autorità preposte, in primo luogo la prefettura di Terni a verificare se la ThyssenKrupp, nell’esporre il solo vessillo tedesco sia in linea con le leggi nazionali che regolamento l’esposizione delle bandiere straniere su territorio nazionale italiano» e «invita la stessa prefettura e il sindaco e presidente della Provincia di Terni a svolgere opera di persuasione nei confronti della TK affinché o rimuova il vessillo tedesco dai pennoni delle portinerie della fabbrica o gli affianchi, come correttezza e norma vorrebbero, anche il tricolore nazionale italiano. La presenza della sola bandiera tedesca, infatti, in una situazione così delicata come quella sta attraversando la fabbrica di Terni, eccellenza italiana e internazionale in campo siderurgico, rischia di aggiungere inutili tensioni a un quadro già in precario equilibrio». Per il Movimento 5 Stelle, invece, «l’Ast è una azienda che nasce in Italia e risiede nel nostro territorio. Se devono sventolare due bandiere, sono quella italiana e quella europea».

Il clima Dentro la fabbrica, intanto, le tensioni striscianti stanno crescendo. Con i sindacati che, almeno per ora in maniera ‘soft’, si lanciano messaggi in codice in relazione a presunte manovre tendenti a garantirsi il consenso con non meglio identificate promesse di trattamenti di favore nei confronti di alcuni lavoratori o gruppi di essi: «Da tempo – scrive la Fismic – segnaliamo e cerchiamo di contrastare questi irresponsabili atteggiamenti da parte di alcuni soggetti dentro i reparti. Le imminenti trattative non debbono essere condizionate da singole opportunità di sigla sindacale, ma affrontate
uniti, nel bene di tutta la comunità aziendale. Invitiamo tutte le organizzazioni sindacali al senso di responsabilità e di rispetto dei propri valori, prendendo le distanze da tali soggetti e atteggiamenti, per tutelare l’unità sindacale. Siamo ad una svolta di radicale trasformazione dei rapporti sociali e politici nella nostra azienda e c’è il pericolo estremo di una situazione che mette in gioco la struttura industriale, l’intero sistema contrattuale e l’esistenza stessa del sindacato».

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