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Home » Tk-Ast, Usb ‘esclusa’: «Storia già scritta»

Tk-Ast, Usb ‘esclusa’: «Storia già scritta»

di Fabio Toni
8 Luglio 2017
in Ast, Economia, Imprese, In evidenza, Opinioni
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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di Federazione USB Terni

Prendiamo atto senza stupore della mancata convocazione della rappresentanza sindacale aziendale USB di AST all’incontro organizzato dalla presidente della Regione Marini, lunedì 10 luglio, sulla situazione dello stabilimento e che vedrà la presenza delle altre organizzazioni sindacali.

Ancora una volta, come avvenuto recentemente per la vertenza dei servizi all’impiego (Cpi), si esclude volutamente un sindacato rappresentativo dai tavoli istituzionali di confronto. Questo non è solo un errore commesso dai nostri rappresentanti regionali: in tutto il territorio nazionale l’USB è spesso esclusa dai percorsi di confronto con la politica. Lo vediamo, ad esempio, con la vicenda ILVA di Taranto dove siamo stati esclusi dal tavolo al Mise.

Da tempo abbiamo compreso le motivazioni di questa scelta: l’USB rappresenta quella parte di classe lavoratrice che non si arrende, che non fa un passo indietro, che ritiene il conflitto l’unico mezzo utile per ribaltare i rapporti di forza, che non scende a compromessi e che non è collusa con una classe dirigente politica che, di concerto coi padroni, fa firmare ai sindacati confederali accordi e rinnovi contrattuali capestro.

Questo scenario si evince dalla politica governativa e dall’immobilismo sindacale. Siamo in uno Stato democratico autoritario che muove passi veloci verso l’eversione legalizzata, con politiche repressive e di controllo sociale e continui attacchi alle sigle sindacali minoritarie, attacchi che recentemente sono sfociati anche nella messa in discussione del diritto allo sciopero per i lavoratori aderenti ai sindacati di base.

L’errore compiuto anche questa volta dalla presidente della Regione Umbria, porterà certamente ad una edulcorazione dell’analisi sullo stato di cose attuale all’AST, che si ripercuoterà sulla strutturazione di una proposta sindacale e politica seria. Se avessero convocato anche l’USB, avremmo potuto evidenziare molte criticità che ormai in AST sono divenute organiche: saremmo partiti dalla gestione di stampo padronale dei reparti, dal ricorso massiccio agli straordinari e dalla mancata applicazione delle procedure di sicurezza. Avremmo parlato dei problemi del ciclo produttivo che creano un quantitativo importante di ‘deviato’ e che mettono a repentaglio sia la qualità delle produzioni che i rapporti coi clienti.

Avremmo parlato della Linea 6, che di fatto è entrata in produzione anche senza l’impianto antincendio funzionante, presidiata h24 dai vigili del fuoco aziendali che, in caso di incendio, dovranno azionare manualmente l’impianto creando così un notevole ritardo dell’azione di spegnimento. Avremmo evidenziato i problemi legati alla logistica interna visto che, dopo l’entrata in funzione del nuovo parco rottami i Kress (che trasportano le paiole con il residuo della colata inutilizzabile) si trovano a passare in spazi molto ristretti e non privilegiati. Avremmo puntato il dito sulla situazione delle ditte esterne, carne da macello che lavora in condizioni deplorevoli, con contratti anche giornalieri e con i DPI non aggiornati quindi non a norma.

Soprattutto, avremmo parlato con la Presidente Marini e con gli altri sindacati dell’Action Plan della Siderurgia approvato da Bruxelles, che sta ridisegnando la geografia della produzione europea dell’acciaio e che sta alla base della crisi della siderurgia nazionale, come ci dimostrano le vertenze di Taranto e Piombino. Avremmo pertanto collegato i fili delle tre realtà madri della produzione di acciaio nazionale e avremmo approntato così una strategia comune di pressione e vigilanza.

Avremmo potuto fare tante cose, ma prendiamo atto che la nostra classe dirigente regionale, sia politica che sindacale, sa già a quali fonti è bene informarsi: aziendali ed istituzionali. Quindi non ci resta che tirare quelle che per noi sono le conclusioni: questo incontro servirà per un reciproco scambio di informazioni e per intavolare una strategia ed una tattica per la gestione della vertenza futura, che magari vedrà le organizzazioni sindacali nel ruolo di imbonitori sociali e la politica come punta avanzata degli interessi della finanza e del grande capitale. Dal nostro canto, noi saremo sempre tra i lavoratori per spiegare le nostre ragioni e cercare di essere la spina nel fianco di una storia già scritta.

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