Tk, Merz: «Serve dura ristrutturazione»

Il ceo del gruppo agli azionisti: «Situazione difficile: dobbiamo ridurre i costi, per farlo prevediamo perdite di posti di lavoro»

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di F.L.

Nelle 16 pagine di intervento lette venerdì a Bochum davanti all’assemblea annuale degli azionisti, riferimenti diretti ad Ast – come prevedibile – non ce ne sono, di certo non possono passare inosservate neanche a Terni le parole pronunciate da Martina Merz, ceo di ThyssenKrupp, sulle prospettive a breve e lungo termine della multinazionale. A riportarle è il portale specializzato Siderweb.

UMBRIAON – TUTTO SU AST

Martina Merz

Imperativo è ridurre

«Ci troviamo in una situazione estremamente difficile – ha detto la manager parlando del gruppo -. Il nostro bilancio rimane debole e le prestazioni di alcune delle nostre attività rimangono insoddisfacenti. La società è in rosso. Solo nell’ultimo anno fiscale abbiamo speso oltre un miliardo di euro in più di quanto abbiamo guadagnato e il debito netto è aumentato di oltre la metà. Per questo non dobbiamo rifuggire da ampi cambiamenti strutturali». E, entrando più nello specifico del comparto dell’acciaio, sempre secondo quanto riporta Siderweb, ha aggiunto: «Ha un futuro, ma dobbiamo rendere competitivi i nostri affari. Significa riduzione dei costi, allineare ulteriormente i nostri processi con le esigenze dei clienti e lo sviluppo del nostro portafoglio più verso prodotti ad alto margine, dove abbiamo vantaggi rispetto ai nostri concorrenti, soprattutto quelli asiatici. Ecco perché il primo passo in questa strategia richiederà una dura ristrutturazione. Non sarà possibile farlo senza perdite di posti di lavoro».

«Due o tre anni per riprendersi»

Dunque l’ennesima conferma – se ce ne fosse bisogno – che il quadro entro il quale si muove Ast è tutt’altro che roseo. Entro la fine di febbraio, ha annunciato Merz, l’azienda prenderà una decisione in merito alla vendita di Elevator (la divisione del gruppo specializzata nel settore ascensoristico, ndr), definita «molto interessante» per il mercato azionario, ma anche per una vendita parziale o completa. Il valore dell’impresa – confida Tk -, dovrebbe superare i 15 miliardi di euro. Quanto all’acciaio, dopo il fallimento della joint venture con Tata, la multinazionale resta convinta che «le alleanze o il consolidamento siano il modo migliore per l’industria siderurgica europea, in vista sia della sovraccapacità in Europa sia dell’imminente trasformazione in acciaio neutro dal punto di vista climatico». Quindi Tk è ancora aperta a partenariati o alleanze, anche con i concorrenti. Tra un anno, sempre secondo il ceo, Tk navigherà in acque meno agitate, ma ci vorranno comunque dai due ai tre anni affinché l’annunciata ristrutturazione si rifletta nelle cifre del gruppo. A breve termine, al contrario, «le imminenti spese di ristrutturazione avranno effettivamente un impatto negativo sugli utili».

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