«Tra Terni e L’Aquila, questione di cuore»

Sette anni dopo il drammatico terremoto, i vigili del fuoco sono tornati – in moto – nei luoghi dove non hanno solo lavorato, ma hanno anche condiviso emozioni

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di Walter Patalocco

«Io facevo parte del primo turno dei rimpiazzi. I nostri colleghi della colonna mobile dei vigili del fuoco di Terni erano arrivati coi primi soccorritori, quella notte a L’Aquila. Subito furono impiegati in centro, là dove i danni erano stati non solo più forti, ma c’era gente da estrarre dalle macerie: alcuni purtroppo erano già morti, ma molti altri erano illesi, feriti ma vivi. Chiedevano aiuto». Si fa serio Danilo Alunni mentre ricorda. Sono passati sette anni, ma quelle immagini sono ancora vive, per lui.

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E’ uno dei vigili del fuoco di Terni. Per l’anniversario della tragedia del terremoto, ogni anno da allora, organizza – essendo presidente della sezione di Terni del ‘Motoclub vigili del fuoco d’Italia’ – un’uscita dei motociclisti iscritti per rendere omaggio a quelle 309 vittime; per incontrare colleghi vigili del fuoco con cui c’è ormai un’amicizia profonda, di quelle che nascono affrontando insieme una situazione difficile, in cui si richiede coraggio, perizia e, soprattutto, umanità. Suggellata dalla comune passione per il ‘vento in faccia’, per la motocicletta.

Diversi di quelli con cui ha lavorato fianco a fianco ce l’ha in casa, Alunni. E tra questi uno che si dà da fare nel moto club. Danilo, pure lui, ma Vannini. Coppia fissa in quei giorni. Insieme arrivarono a dare il cambio ai colleghi sfiniti. La situazione era difficilissima. «Sì – raccontano – c’era stato anche in Umbria il terremoto, ma a L’Aquila. Era tutta un’altra cosa. Macerie dappertutto, gente frastornata. C’era chi era disperato per aver perso familiari, amici. Ma anche chi si trovava disorientato, non riusciva a reagire; chi era in mutande o in pigiama. Chi non aveva un documento, un centesimo. Le richieste erano proprio quelle: andare su, riportare qualcosa, qualunque cosa. Qualche indumento, un anello, il portafogli lasciato sul comodino. E noi salivamo su, sperando che non ci fosse proprio in quel momento un’altra scossa. Il pavimento o le scale che ballavano sotto i piedi. Il cuore in gola. Ma non riuscivamo a non pensare alle facce di coloro cui non potevi portare giù niente».

Col cuore in gola e il respiro affannato, perché coraggio non significa non avere paura, ma fare del tutto per controllarla. Per due anni una squadra di Vigili del fuoco di Terni ha continuato ad operare a L’Aquila: una settimana al mese. Era il turno.

E anche quest’anno, appuntamento a L’Aquila, a riempire di motociclette piazza del Duomo, per testimoniare così una vicinanza. C’erano le sezioni del ‘Motoclub vigili del fuoco’ di Terni, di Perugia, di Rieti, di Macerata, di Ancona, di Chieti, Pescara. E ovviamente gli aquilani. Per rivedersi, darsi appuntamento per una prossima uscita magari verso una località di mare.

«Il ricordo che ci torna sempre davanti? Nella tragedia è un avvenimento positivo. E’ quella ragazza salvata dal nostro collega Antonio Saponara: lei ogni volta che passa a Terni viene a trovarci».

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