Trasporti: «Trenitalia e Busitalia latitanti»

Gianluigi Giusti, del Comitato pendolari: «Le due società nemmeno rispondono alla Regione, che ha girato loro le nostre richieste»

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Da un’indagine demoscopica condotta da una società esterna – rispetto al gruppo Ferrovie dello Stato – sulla qualità del viaggio, emerge come i pendolari siano più soddisfatti del trasporto regionale umbro. C’è però chi segnala delle criticità.

Le segnalazioni «Il 15 giugno ho scritto agli uffici competenti della Regione Umbria, a seguito delle modifiche orarie estive, che prevedevano dal 25 giugno diverse cancellazioni, tra cui quelle di alcuni collegamenti, diretti e non, utili ai cittadini tra Terni ed Orvieto», racconta Gianluigi Giusti, coordinatore Comitati pendolari umbri. «Sembrerebbe che, ad oggi, le due società interessate ai servizi – Trenitalia direzione regionale Umbria e Busitalia – a cui sono state girate con Pec dalla Regione le richieste del coordinamento Comitati pendolari umbri, non abbiano risposto».

I servizi Gianluigi Giusti spiega che nello specifico si tratterebbe dei seguenti servizi: «R21701 Foligno/Orte con transito a Terni ore 14.11, del bus Terni/Orte Stazione/Orvieto ore 1.35, di cui si è richiesto il mantenimento quanto meno del servizio bus, anche se limitato ad Orte Stazione, con aggiustamento dell’orario di partenza dello stesso da Terni, per il solo periodo estivo, a quello del R21701 o anche poco dopo, al fine di permettere la coincidenza ad Orte con il RV2314 per Firenze, proveniente da Roma». Tale servizio bus, inoltre, «potrebbe effettuare al ritorno la traccia del R21702 partente da Orte alle ore 15.50 per Terni, che sospeso anch’esso nel periodo estivo, e coincidente sempre con il RV2314 proveniente da Roma. Si è fatto rilevare, sempre nella stessa nota, che per pochi minuti il RV2485 da Perugia non effettua coincidenza nella stazione di Orte con il RV2314 per Firenze».

Le modifiche estive comportano, inoltre, «la cancellazione del treno R 21677 Ancona/Orte, che con cambio numero, R6728, prosegue fino a Chiusi. Si è sottolineato che questo treno è l’unico della giornata che consente ai residenti di Orvieto, Attigliano e Alviano che lavorano a Narni o Terni, di restare sullo stesso mezzo, senza cambiare ad Orte e che è un treno che fino ad Orvieto risulterebbe utilizzato anche dai pendolari che giungono da Roma con il RV2326 per Ancona e che scendendo ad Orte salgono sul suddetto regionale 6728». Inoltre,  il pullman che Busitalia ha messo da alcuni mesi, proveniente da Terni e che parte alle ore 14.45 dal piazzale di Orte per Orvieto, essendo sospeso fino a settembre, comporta conseguentemente che dalle ore 13 da Terni si hanno le seguenti possibilità per Orvieto, con coincidenza ad Orte: ore 15.24 Terni – ore 16.43 Orvieto (regionale 2485 + intercity 592) e ore 16.23 Terni – ore 17.43 Orvieto (regionale 2325 + intercity 596), per il quale tragitto va acquistato il supplemento IC da Orte al costo di euro 3,30, ogni volta che viene utilizzato, a meno che non si abbia la carta tuttotreno che è poco diffusa per la tratta Orvieto-Terni dato che è collegata da treni regionali».

Le richieste Nella specifico, aggiunge il coordinatore, «si è richiesto o il mantenimento del servizio su ferro o un servizio sostitutivo di bus da Terni fino ad Orvieto, detta corsa sostitutiva potrebbe ripartire da Orte per Orvieto intorno alle ore 17.00, permettendo la coincidenza a chi arriva con il RV2325, ed al ritorno da Orvieto potrebbe effettuare il servizio bus Orte Stazione/Terni partente alle ore 20.15 circa, che è anch’esso sospeso e di cui ogni anno si chiede la proroga, in quanto coincidente ad Orte con il RV Roma/Viterbo».

«Fatto offensivo» Gianluigi Giusti conclude sottolineando che, «se fosse vera, la latitanza delle due imprese di trasporto sulla vicenda, riteniamo ciò un fatto molto grave, ingiustificato e offensivo nei confronti delle istituzioni regionali, con cui è stato sottoscritto un contratto di servizio, così come verso i cittadini che si sono visti tagliati dei collegamenti, tra due centri importanti della regione, a scapito del diritto alla mobilità, e che hanno dovuto, come fanno quasi sempre, ricorrere, ‘all’arte italiana dell’arrangiarsi».

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