La notizia dell’introduzione dell’imposta di soggiorno ad Assisi – peraltro ampiamente prevista – avvenuta giovedì è ormai cosa nota. Come pure il commento soddisfatto dell’assessore Eugenio Guarducci: «L’approvazione rappresenta un passaggio obbligatorio che la giunta era tenuta a compiere a seguito dell’approvazione in consiglio comunale del regolamento. Le tariffe sono state individuate tenendo presente il posizionamento del prodotto Assisi nel contesto regionale e in particolare di quelle città turistiche che già da alcuni anni hanno potuto sfruttare questa importante risorsa. Il gettito sarà determinante per favorire finalmente lo sviluppo di una corretta programmazione e promozione delle attività culturali e al sostegno di politiche turistiche degne del nome di Assisi».

Il Burundi Meno note sono le parole con cui Guarducci ha spiegato al consiglio comunale di Assisi la decisione: «Ammetto con tutta franchezza che mai avrei pensato di trovarmi a guidare un’assessorato che deve gestire il complesso tema del turismo in questa città, con le risorse che normalmente venivano destinate a questo comparto. Vi ricordo che le risorse previste a bilancio fino al 2016, erano di circa 30 mila euro l’anno su bilancio complessivo del Comune di circa 48-50 milioni». Per poi rincarare la dose: «Nessuno di noi si immaginava di trovare non solo risorse finanziarie tanto deboli che ho definito “da Burundi“ ma non ci immaginavamo di trovare anche dal punto di vista strutturale e dirisorse di personale, questi due uffici così deboli».
Il gettito Il Comune di Assisi – nel primo semestre 2017, gli arrivi sono stati 206 mila e le presenze 418 mila – conta in incamerare poco meno di un milione e 200 mila euro netti circa 1,4 milioni di euro (1 milione 160 mila euro tolte esenzioni e imposte) da investire in turismo ed eventi culturali. Per un 4 o 5 stelle i turisti pagheranno 2 euro al giorno; per un 3 stelle o un agriturismo 1,5 euro e un euro per una struttura da uno o due stelle. 50 centesimi invece per ostelli e campeggi.