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Home » Umbria, acque e veleni M5S: «Gesti eclatanti»

Umbria, acque e veleni M5S: «Gesti eclatanti»

di Francesca Torricelli
19 Febbraio 2017
in Altre notizie, Ambiente e salute, Attualità, Politica
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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«Chiudiamo gli inceneritori, apriamo la Cascata delle Marmore», così, Andrea Liberati ha riassunto la conferenza stampa sul caso delle acque umbre, organizzata dal Movimento 5 Stelle, che si è tenuta sabato mattina al ex Centro multimediale di Terni. A presentare la grave situazione ambientale nella regione i pentastellati ternani e Andrea Moretti, consigliere comunale di Trevi.

Piano tutela delle acque La prima questione affrontata riguarda la situazione in cui versa la Cascata delle Marmore e il problema del Piano tutela della acque. «Il piano tutela delle acque – dicono – approvato in Regione nel 2009, è stato largamente disapplicato per la gioia delle multinazionali dell’idroelettrico, ma anche dei grandi inquinatori e di svariati portatori di interesse. Una delle assurdità è che la Regione, pur non avendo dato seguito al Piano precedente, voglia comunque aggiornarlo». Ha spiegato, infatti, che la normativa europea 60/2000, il decreto ministeriale 2004 e il Testo unico dell’ambiente 2006 introducono tra le norme da rispettare quella del deflusso minimo vitale, cioè la portata istantanea d’acqua per ogni singola tratta del fiume che sia equivalente a quella condizione che rende possibile la sopravvivenza dell’ecosistema, ma che corrisponda anche la tutela del paesaggio e anche l’eventuale vocazione commerciale che si trova intorno al bacino fluviale, quindi nel caso specifico della cascata delle Marmore, alla salvaguardia delle attività umane che sono cresciute e sono state implementate dalla vocazione turistica negli ultimi decenni.

Ecological Flow «Oggi si parla di Ecological flow, flusso ecologico – dice Liberati -,  ma quello che interessa è che dal 2009, da quando sono state individuate attraverso studi le portate minime per le singole tratte dei nostri fiumi, considerato il flusso scarso o inesistente, quando c’è questa situazione di qualità dell’ecosistema così bassa si impone l’applicazione della legge senza indugi e così ha fatto la Lombardia. Ma qui c’è un’illegalità ancora già grande perché le istituzioni locali in accordo con la multinazionale, la Erg, hanno deciso di individuare un monte ore. La Regione sta aggiornando il piano tutela delle acqua, ma quando è una multinazionale a fare le osservazioni e il servizio acque idrico delle regioni accoglie pedissequamente tutte le osservazioni della multinazionale che pensa di prenderci in giro. Questo non accadrà più, questo è solo il primo passo di una serie che saranno sempre più eclatanti se la Cascata, dopo 85 anni, non verrà riaperta conformemente alle normative».

La cascata delle Marmore Per rispettare il piano di tutela delle acque, secondo gli studi Arpa e secondo degli studi dell’università di Perugia, la Cascata delle Marmore deve essere aperta per 4 metri cubi e mezzo d’acqua al secondo.«Invece è sempre chiusa, vi ricordo che anche per San Valentino è stata chiusa», dice Liberati. «La Erg non provi a redigere il piano delle acque, in passato è successo, ma ce ne siamo accorti e non succederà più. Loro fanno i propri interessi, tentano di bypassare normative cogenti pur a dispetto del fatto che le acque nella regione del velino è scarso e quindi imporrebbe la riapertura secondo la normativa senza indugi. Non è solo un’illegalità plateale, ma va contro l’ambiente e contro i nostri interessi perché la multinazionale così hanno guadagnato 100 milioni di euro all’anno e alla città non è tornato niente. Noi invece dobbiamo fare i nostri interessi. Quei soldi devono tornare in città, devono tornare in Umbria. Ma io vi assicurò che questa storia finirà. Ci impegneremo al riguardo. Questo nostro bene ci è stato sottratto, c’è una normativa, ci sono degli studi Arpa e dell’università di Perugia. Non si capisce perché la Regione prenda per oro colato quello che dice la multinazionale e questo sarà oggetto di interrogazione perché con 100 milioni all’anno questa città potrebbe rinasce, invece, la Regione legalizza queste irregolarità».

Inquinamento Un altro problema delle acque in Umbria è quello dell’inquinamento. In questo caso a parlare è stato Moretti che ha spiegato la situazione a Trevi. Ha raccontato che nel suo Comune la lotta all’inquinamento è iniziata con la prima lotta alle ecomafie e allo smaltimento illegale dei rifiuti. Nel 2009 sono iniziati gli studi dell’Arpa Umbra che hanno rilevato una situazione abbastanza sconfortante, in particolare per quanto riguardava la situazione dei fanghi sul fondo dei fiumi. «Non si capiva bene di cosa fossero composti», spiega Moretti.

La bonifica del Clitunno «Iniziarono poi i lavori per la bonifica, ma non capendo la tossicità di questi fanghi non si sapeva bene come smaltirli, così sono stati estratti e per moltissimo tempo sono rimasti sulle sponde del fiume. È stato fatto un esposto al Noe di Perugia e i fanghi sono stati rimossi. Un a parte non sappiamo bene che fine abbia fatta, mentre l’altra è stata riutilizzata in loco. A questo punto, però, il Consorzio per la bonifica ha presentato uno studio fatto da una società privata che smentiva le analisi dell’Arpa. Evidentemente c’era qualcosa da nascondere, ma poi anche se è passata in sordina la notizia è arrivata.  Sul caso della bonifica del Clitunno ci sono 4 indagati. Insomma la situazione non è affatto rassicurante anche perché Trevi vive dei prodotti locali come il sedano nero e le coltivazioni vengono irrigate con quel reticolo di acque. A peggiorare la situazione anche la quattro corsie che soprattutto quando piove diventa un problema, perché l’acqua scivola sui piloni e finisce nei torrentelli intorno alle coltivazioni».

Filiera agroalimentare A concludere l’incontro Thomas De Luca che ha parlato della contaminazione delle acque del Nera. «Un anno fa avevamo portato i risultati dello studio tossicologico. Il problema non è solo la contaminazione delle acque. Sono stati trovati degli bioaccumuli anche negli esseri viventi il che indica che sono state contaminate anche le filiere agroalimentari. Noi abbiamo chiesto l’interdizione alla pesca e ci hanno risposto con un atto di indirizzo sulle canoe in città. A due anni dal consiglio straordinario sull’ambiente la situazione è peggiorata di fronte all’inerzia dell’amministrazione che non ha fatto nulla. Ora qualcuno mi dovrebbe spiegare dove galleggeranno le canoe in città. L’allarme è arrivato. Candidamente un mese fa è stata depositata in regione una richiesta di variazione di progetto perché dopo aver devastato una valle e dopo aver fatto una gran parte delle opere a captazione, non esiste più la possibilità di captare l’acqua. Ora vogliono andare a bucare da altre parti per rimediare a questo disastro. Ma tutto questo che ripercussioni avrà sul Nera? Tutta questa situazione è grottesca perché prima si nega davanti all’evidenza facendo un atto d’indirizzo sulle canoe e poi perché qualcuno continua a fare la faccia da ambientalista, ma questa faccia inizia ad avere delle crepe perché la verità sta venendo fuori. Comunque per combattere questa situazione stiamo organizzando azioni eclatanti che non sono mai state fatte da nessuno e che coinvolgeranno la cittadinanza».  

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