Umbria: «Crisi, lavoro e rischio mafie»

La Cgil lancia l’allarme per «un ‘terremoto occupazionale’ senza precedenti»

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In Umbria è in corso «un ‘terremoto occupazionale’ generato da una crisi senza precedenti e si sa che i terremoti sono sempre terreno fertile per l’illegalità e le mafie». A dirlo è la Cgil di Perugia, anche alla luce delle ultime operazioni di magistratura e forze dell’ordine sul territorio, che lancia dunque un allarme: «A fronte di una situazione di emergenza come quella in atto, è necessario dotarsi di strumenti e procedure in grado di contrastare il malaffare e i tentativi di penetrazione delle organizzazioni criminali, anche e soprattutto nel tessuto economico».

Il convegno È questo il messaggio che mercoledì mattina il sindacato ha voluto lanciare nel corso di un’iniziativa pubblica alla quale ha preso parte il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, che ha ribadito come la mafia oggi non sia più «riconoscibile per la coppola e la lupara, ma parli sempre più il linguaggio dell’impresa e degli affari e sia per questo ancor più pericolosa e difficile da contrastare».

L’Umbria Questo è vero anche in Umbria, dove però, per fortuna «non sono state accertate connessioni tra le organizzazioni criminali operanti sul territorio e la pubblica amministrazione. Merito degli anticorpi che sono presenti nel nostro corpo sociale – ha osservato nella sua relazione introduttiva Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil – anticorpi che però noi dobbiamo oggi rafforzare, dotandoci di strumenti che ci consentano, anche come sindacato, di attivare meccanismi difensivi, non appena ci sia anche solo il sospetto di qualcosa che non va».

La corruzione Sullo sfondo di tutta la discussione c’è il problema dei problemi: la corruzione. Se per battere la concorrenza «è meglio pagare qualche funzionario corrotto, piuttosto che investire in nuove tecnologie, è chiaro che le imprese virtuose partono sempre svantaggiate», ha osservato il procuratore Roberti. Mentre, nonostante le dimensioni drammatiche di questo fenomeno, «non c’è mai stata in Italia una reale volontà di aggredire la corruzione», ha osservato Daniele Tissone, segretario generale del Silp, il sindacato di polizia della Cgil.

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