Umbria, dal Rapporto della Caritas Terni è più povera di Perugia

Mercoledì è stato presentato il III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria 2020: «Superare campanilismi, lavorare in rete, per un sostegno dei poveri più chiaro e deciso»

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di Fra.Tor.

«Un Rapporto multimediale con il quale raccontare come si è evoluta la povertà, come si colloca l’Umbria nel quadro nazionale e quali sono i bisogni attuali. Ma soprattutto raccontare l’impegno delle Caritas diocesane sul territorio per far fronte alle tante richieste e disagi». In vista della quinta ‘Giornata mondiale dei poveri’ indetta dal Papa (14 novembre), al Museo diocesano e capitolare di Terni mercoledì è stato presentato il terzo Rapporto redatto dalla Caritas dell’Umbria, Conferenza episcopale umbra e Regione, riferito ai dati del 2020.

La povertà in Umbria

«Sulla base dei dati raccolti nei Centri di ascolto di tutte e 8 le Diocesi della regione – ha spiegato Velia Sartoretti, volontaria Caritas che ha raccolto ed elaborati i dati – si apprende che in totale i richiedenti aiuto nel 2020 sono stati 3.516, di cui 1.868 donne e 1.648 uomini. Gli stranieri aiutati sono stati 1.831. La pandemia ha aggravato la situazione, mostrando le carenze del sistema e inasprendo le disuguaglianze. Lo confermano i dati del Rapporto con 782 nuove persone richiedenti aiuto a causa dagli effetti del Covid 19, e con una forte presenza di italiani. Il rapporto mostra come stia cambiando la composizione dei poveri con la presenza di disoccupati (669), ma anche quella degli occupati (585), che dunque rappresentano ‘lavoratori poveri’ quando un lavoro non adeguatamente retribuito può non preservare dalla povertà. Informazioni di grande rilievo sono quelle riguardanti la qualità e la frequenza dei bisogni: su un totale di 7.830 richieste di aiuto, l’incidenza più elevata riguarda i bisogni strettamente collegati ad una condizione di povertà, quali i sussidi economici o altre tipologie di beni o servizi (35,9%), seguiti dalla richiesta di occupazione (29,1%), dai bisogni legati alla famiglia (8,7%), alla casa (8,2%), all’immigrazione (5,5%), alla salute (4,6%). Questa matrice dei bisogni mostra la multidimensionalità della povertà, e la conseguente necessità di una molteplicità di interventi. Tra i problemi, si propongono quelli legati al pagamento di un affitto, per 1.771 assistiti; oppure alla presenza di figli minori conviventi per 984 richiedenti che manifesta la rilevanza che può assumere il problema della povertà minorile. La Caritas ha accresciuto in misura rilevante il volume degli interventi, ed anche la loro articolazione, introducendo innovazioni nelle modalità erogative. Nel 2020 sono stati effettuati dalle Caritas diocesane 77.014 interventi di cui 4.472 per beni e servizi materiali (tra cui compaiono empori e market solidali, viveri, mensa e vestiario); 15.436 per l’alloggio; 11.132 per l’ascolto; 2.897 per sussidi economici; 930 per il coinvolgimento di enti o associazioni; 750 per lavoro; 441 per consulenza professionale; 433 per orientamento; 207 per la sanità; 52 per la scuola e 12 per servizi socio-assistenziali».

IL RAPPORTO SULLE POVERTA’

Perugia e Terni nel dettaglio

Scendendo nel dettaglio ed evidenziato solo alcuni dati, l’economista Pierluigi Grasselli ha mostrato come «in Umbria l’assistenza per la povertà nel 2020 ha pesato il 35,9%, a Perugia il 33,1% e addirittura a Terni il 38,6%. Altro dato da evidenziare è quello che riguarda il sostegno all’occupazione: in Umbria ha pesato il 29,1%, a Terni il 27,3%, a Perugia il 30% e a Foligno addirittura il 32,6%. Infine l’assistenza per la casa in Umbria ha pesato l’8,2%, a Perugia il 7,8%, a Terni l’8,1% e a Foligno il 9,1%». Il professor Grasselli ha auspicato «una pluralità di politiche, da coordinare, per raccogliere le informazioni necessarie, sfruttare le sinergie potenziali, monitorare i risultati conseguiti. Per realizzare al meglio questo processo può attuarsi un approccio di ‘welfare responsabile’, che implichi il coinvolgimento coordinato di tutti gli attori del welfare locale».

«Superare i campanilismi»

Le Caritas diocesane operano spesso in rete con altri attori, pubblici e privati. In tal senso, dopo quello di Grasselli, gli interventi di monsignor Renato Boccardo (arcivescovo di Spoleto-Norcia) e di monsignor Giuseppe Piemontese (vescovo di Terni-Narni-Amelia), hanno evidenziato la necessità per la regione Umbria di superare i campanilismi, di lavorare in rete, per far sì che la voce a sostegno dei poveri sia più chiara e decisa. Monsignor Boccardo in particolare ha detto che «dietro i numeri che oggi presentiamo ci sono tante storie di vita e di sofferenza, c’è un popolo che sperimenta la fatica dell’oggi e la paura del domani. Solo insieme, istituzioni civili e religiose, associazioni e terzo settore, riusciremo a produrre qualcosa per introdurre nella società germi di bene che contrastino i germi del male così diffusi oggi».

 

 

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