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Home » Umbria, Federcaccia contro Legambiente

Umbria, Federcaccia contro Legambiente

di Simone Francioli
30 Agosto 2017
in Attualità, Dal territorio, Politica
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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Caccia, richieste di rinvio, preapertura e polemiche, si prosegue. Dopo il ‘no’ – c’è tuttavia la chiusura anticipata nel primo giorno, sabato – della Regione alla richiesta di sospensione dell’apertura, è Federcaccia ad intervenire sulla questione attaccando le associazioni ambientaliste: «Il mondo venatario è responsabile. Richieste assurde da parte degli ambientalisti da salotto».

LE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE: «FERMARE LA CACCIA»

L’attacco Nel mirino di Federcaccia tutti i protagonisti che hanno tentato di far fermare la caccia: «Ce l’aspettavamo e, puntualmente, è arrivata anche quest’anno. La richiesta di chiudere la caccia, con sistematica, stucchevole, demagogica regolarità, è giunta sui tavoli della Regione da parte di alcune, sempre le solite, associazioni animal-ambientaliste. Che piova, che faccia freddo o che sia caldo torrido; qualsiasi condizione climatica serve, di anno in anno, per sparare sulla caccia, purtroppo con il connivente parere anticaccia dell’Ispra, sempre più palesemente contrario al nostro mondo dal punto di vista ideologico. Bene ha fatto la Regione Umbria a respingere queste assurde richieste; rimane purtroppo una pur minima penalizzazione per il mondo venatorio, con la riduzione dell’orario di chiusura della prima giornata di caccia. A proposito di caccia: le specie oggetto di prelievo durante la preapertura sono, oltre ai corvidi perennemente in sovrannumero e in continua crescita demografica, il colombaccio, specie in aumento costante in Europa e in Italia, alcuni uccelli acquatici che non hanno problemi di caldo dato che vivono in ambiente umido e, infine, la tortora africana, che come dice il nome sta già migrando verso i paesi più caldi al di là del Mediterraneo. Quindi la siccità, che rappresenta ovviamente un problema per tutta una serie di attività e di specie viventi animali e vegetali, nel caso della preapertura del 2 e 3 settembre non ha alcuna incidenza, poiché la stessa preapertura riguarda specie che ne risentono in minima parte».

Fernanda Cecchini

L’ASSESSORE CECCHINI: «PREAPERTURA CONFERMATA»

«Ambientalisti da salotto» C’è però un problema concreto da affrontare: «Ad ogni modo – prosegue Federcaccia – non ci nascondiamo certo dietro un dito. La siccità e il forte caldo innaturale rappresentano problemi e disagi per molti, a cominciare dal mondo agricolo cui esprimiamo tutta la nostra vicinanza. Ma ci domandiamo: dove sono le associazioni ambientaliste quando si presentano emergenze climatiche o problemi tangibili come la piaga degli incendi? Dove fuggono, questi ambientalisti da salotto, quando c’è da stare fianco a fianco con i vigili del fuoco o la protezione civile per contrastare le fiamme o le emergenze in generale? Ci si ritrova sempre gli stessi, con molti dei nostri tesserati che fanno parte di organizzazioni sussidiarie e di protezione civile. ‘Loro’, invece, non si vedono mai. Troppo facile parlare e sparlare. Ovviamente lo stesso mondo venatorio si pone il problema dinanzi a squilibri climatici così frequenti e violenti, come quelli che da tempo stanno interessando anche il nostro paese. Con serenità ma senza tergiversare, nell’immediato futuro affronteremo anche il tema della preapertura, come sempre insieme alla base dei cacciatori, avviando una riflessione che porti al confronto più ampio e condiviso possibile, per garantire a tutti i cacciatori i migliori tempi e modi possibili di esercizio dell’attività venatoria».

Alessandra Paciotto, presidente Legambiente Umbria

Legambiente: «Sconcertante»  Chi invece non prende affatto la posizione della Regione è – giocoforza – Legambiente: «Sconcertante provvedimento della giunta regionale che, in piena calamità in corso, si prende beffa di Ispra e delle associazioni ambientaliste e dei cittadini riducendo di qualche ora le giornate di caccia della preapertura. Secondo l’assessore Fernanda Cecchini in Umbria non si registrano fenomeni di forte criticità per la fauna selvatica, tali da posticipare la stagione venatoria e, per fortuna, gli incendi boschivi hanno interessato 600 ettari su un totale di 380 mila e per questi, il calendario venatorio prevede già il divieto di caccia per dieci anni nelle aree boscate in cui ci sono stati incendi. Però la stessa Cecchini, che oltre alle deleghe alla caccia e alla pesca e quelle alla promozione dei sistemi naturalistici, aree protette e parchi, ha anche quelle alle politiche agricole, insieme alla Presidente regionale ai primi giorni d’agosto evidenziava la grave emergenza determinata dall’eccezionale e prolungata carenza di precipitazioni piovose che ha indebolito i deflussi dei fiumi e i livelli degli invasi, delle falde e delle sorgenti che hanno raggiunto valori di portata molto al di sotto delle medie stagionali».

Il paradosso e l’interesse delle lobby Ed ecco l’affondo: «A fronte di un’accertata prolungata calamità naturale, tra siccità, temperature ben oltre la media e incendi, la Regione Umbria conferma il calendario venatorio e anche le giornate di preapertura alle specie migratorie con una riduzione di orario di poco più di tre ore per ogni giornata. Siamo al paradosso – prosegue Legambiente – di fronte a una evidente e drammatica siccità, confermata, se ci fosse qualche dubbio, dalle limitazioni all’attingimento di acqua da numerosi corsi e corpi idrici della Regione, dalla dichiarazione dello stato di emergenza idrica deliberato dal consiglio dei ministri e dalla conta dei danni ancora non completa, dalle ripetute ondate di calore da giugno ad oggi e dai numerosi incendi di vegetazione e boschi che hanno colpito anche l’Umbria, la Regione non prevede il posticipo per l’inizio della stagione venatoria, confermando la preapertura al 2 e al 3 settembre, e si fa beffa di Ispra, delle associazioni ambientaliste e di tutti i cittadini umbri, concedendo tre ore di tregua ad animali selvatici stremati e sopravvissuti alle calamità naturale invocata dalla Regione stessa, cosa che colpirà, come al solito, sia specie cacciabili che non cacciabili. Questi sono l’attenzione e il rispetto che la Giunta regionale e l’assessore Cecchini hanno per l’ambiente, la fauna selvatica e il patrimonio naturale di tutti i cittadini umbri? Ancora una volta, arriva la conferma che per la giunta regionale in carica l’interesse delle lobby e la politica filo-venatoria vengano prima dei cittadini, dimostrando indifferenza agli interessi generali di salvaguardia e conservazione del patrimonio naturale e della biodiversità».

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