Conferenza stampa streaming, venerdì mattina, del direttore regionale alla sanità, Claudio Dario, insieme alla dirigente regionale Paola Casucci e Pierpaolo Faronato. Punto di partenza, le nuove misure disposte dalla Regione Umbria per sostenere le persone ‘fragili’, che più di altre risentono della crisi – in primis sociale, ma anche sanitaria – in atto.
EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON
L’introduzione
Così l’assessore regionale alla sanità, Luca Coletto, che ha introdotto gli interventi: «Oggi facciamo un inquadramento sulla fragilità, a partire dai pazienti anziani, in ambito domiciliare e nelle case di riposo. Si tratta, quest’ultimo, di un ambito delicato visto che i decessi riguardano soprattutto persone anziane e con problemi di salute. Proprio per questo come Regione abbiamo deciso di dedicare una gestione particolare agli anziani ed ai pazienti fragili in generale. Le stesse dcure a domicilio hanno una prelavalenza perché il paziente anziano, fuori di casa, non è più orientato. Conviene curare queste persone a casa, per quanto possibile».
Focus sulla fragilità
Claudio Dario ha spiegato che «il distanziamento sociale è la chiave di volta che sostiene ogni azione che possiamo mettere in atto. Nel piano di oggi non si parla tanto di strutture, ma di ‘gestione della fragilità’ indotta da Covid. Questo è l’aspetto più critico, specie per gli anziani, per chi ha problemi di salute e per coloro che vivono da soli. Stiamo vedendo anche casi di allontanamento volontario di alcune badanti, anche se in Umbria i rapporti sociali, specie nei contesti più piccoli, sono caratterizzati da sostegno, volontariato e grande attenzione delle amministrazioni locali. E il tema delle fragilità riguarda purtroppo anche dei minori che, a causa dei problemi anche di salute accusati dai familiari, si sono ritrovati di fatto da soli».
Le azioni messe in campo
«Una volta individuate le persone in stato di fragilità – ha spiegato Claudio Dario -, l’intervento si attiva tramite un familiare, il medico di base, i servizi sociali del Comune, volontari. Dopo la segnalazione, il distretto competente assume il ruolo di case manager, coordina le diverse figure coinvolte. La gestione delle persone fragili, negative al Covid ma che ne risentono indirettamente, i soggetti competenti decidono come procederr caso per caso in termini di assistenza domiciliare. Per i soggetti fragili ‘negativi’, ma particolarmente complessi, il distretto contatta il Comune capofila della zona sociale e individua una struttura specifica per supportare e sostenere le varie situazioni. Per i positivi al Covid, abbiamo situazioni cliniche compromesse, con intervento del 118, e situazioni ‘stabili’ – la maggioranza – per le quali i distretti attivano servizi a domicilio specifici, coinvolgendo diversi soggetti: il pasto ha la stessa valenza della telefonata per sincerarsi della condizioni clinica del paziente. Circa i non udenti, è prevista anche una messaggistca istantanea per restare in contatto con loro. Poi ci sono le strutture assistenziali extra ospedaliere – ha aggiunto Claudio Dario -, ben 190 in Umbria per un totale di 3.644 posti letto: queste persone, anziane o disabili, vivono in comunità. E allora qui abbiamo individuato dei referenti della sicurezza, uno per ciascuna residenza, che hanno il compito di supportare, verificare, mantenere alta l’attenzione di tutti sulla sicurezza Covid, su quelle norme universalmente applicate da operatori ed ospiti. Se compare invece una sintomatologia tipica, il paziente della struttura residenziale viene subito isolato, come fosse Covid+ e per evitare qualsiasi possibile contagio, in attesa degli esiti diagnostici. Se l’isolamento non è attuabile, stiamo valutando l’utilizzo di ‘strutture Covid a bassa intensità’, di concerto con Anci ed i comuni: spazi distribuiti sul territorio e adeguate».