Umbria: «La crisi c’era prima del terremoto»

Mario Bravi, presidente dell’Ires Cgil Umbria: «Necessaria e urgente una decisa inversione di tendenza. Serve un piano del lavoro»

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XVII Congresso Nazionale CGILMario Bravi
Presidente dell’Istituto Ricerche Economiche e Sociali della Cgil Umbria

La crisi economica e sociale che ha colpito l’Umbria è un dato strutturale e viene da lontano. Analisi sommarie o parziali non sono sufficienti a spiegarla. L’approccio della giunta regionale nel corso della conferenza stampa di fine anno, almeno in parte, sembra invece muoversi in questa direzione.

Sicuramente il terremoto che ha colpito la Valnerina ha influito e continua ad influire negativamente sull’intera economia regionale e in particolare sui flussi turistici che erano in ripresa nella prima parte del 2016 e che ora hanno tutti il segno meno. Ma non è credibile una narrazione della crescita dell’Umbria prima del sisma e in difficoltà ora, solo in relazione a questo evento.

E’ evidente e doveroso che, come ha affermato la presidente Marini, la ricostruzione nelle zone colpite dal terremoto in questo momento è la vera priorità. Per i territori direttamente interessati e per l’intera comunità regionale. Ma è altrettanto evidente che all’Umbria serve da tempo una nuova e diversa politica economica, alternativa a quella degli ultimi governi nazionali che tanti danni hanno prodotto al tessuto economico e sociale.

Ce lo ricordano tutte le analisi degli istituti di ricerca. I dati e i numeri disponibili sono impietosi.

Nei primi 10 mesi del 2016 (fonte Inps) in Umbria si è verificato un vero e proprio crollo delle assunzioni a tempo indeterminato, passando dalle 17.689 unità dell’anno scorso alle attuali 10.111 con il calo più alto tra tutte le regioni italiane.

Le persone costrette a lavorare con i voucher (cioè senza diritti) sono ormai circa 30mila. E’ in atto una vera e propria destrutturazione del mercato del lavoro che colpisce soprattutto i giovani. Infatti il 35% dei voucheristi hanno un età inferiore ai 29 anni, quindi circa 10mila persone.

L’Istat in un recente rapporto ha certificato che nella nostra regione è esploso in maniera drammatica il fenomeno delle diseguaglianze. Infatti tra il 2014 e il 2016 i poveri sono aumentati del 6,6%. Sono circa 240mila i cittadini ormai a rischio indigenza. Questi dati ci dicono che anche in Umbria sta venendo meno quella che si chiama coesione sociale.

La fascia appenninica in particolare rischia la desertificazione. La piu’ grande vertenza dell’Italia centrale, quella della ex Merloni, rischia di chiudersi senza un nulla di fatto, con la J.P. Industries di Porcarelli ormai al palo e con centinaia di lavoratori con coperture salariali esaurite o in via di esaurimento. Su 70 mila abitanti della zona 3mila posti di lavoro persi.

Lo ripetiamo: la crisi in Umbria viene da lontano ed è ormai strutturale. Lo diciamo ancora una volta: è necessaria e urgente una decisa inversione di tendenza. Servono politiche economiche espansive, che rilancino la domanda e affrontino il nodo delle diseguaglianze crescenti. Serve un Piano del Lavoro per l’Umbria.

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