Umbria, piccoli Comuni scrivono a Gentiloni

Una lettera aperta di Federico Gori, coordinatore piccoli comuni – Anci Umbria, per sensibilizzare il Governo sul tema del turnover e sulla carenza di organico nei Comuni minori

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Con l’obiettivo di «sensibilizzare il Governo su un tema di vitale importanza per i borghi e i paesi», il coordinatore Anci piccoli Comuni dell’Umbria, Federico Gori, ha inviato una lettera aperta al Presidente del consiglio dei ministri Paolo Gentiloni.

di Federico Gori
Coordinatore piccoli Comuni – Anci Umbria

Egregio Presidente Paolo Gentiloni,
sono Federico Gori, coordinatore Anci piccoli comuni dell’Umbria nonché sindaco del Comune di Montecchio in provincia di Terni.

Vorrei sottoporre alla Sua cortese attenzione un argomento, già ben sollevato dal Presidente Anci Antonio Decaro assieme ad altre richieste che sottoscrivo e che mi sembra opportuno rafforzare con il mio modesto contributo, più rapportato alle esigenze della mia regione. Mi riferisco alla mancanza di turnover e più in generale alla carenza di organico nei Comuni più piccoli.

In questi anni i Comuni hanno fatto molti sacrifici nell’ambito delle dotazioni organiche, per ottemperare ad esigenze sempre più pressanti di riduzione della spesa e mantenere in ordine bilanci gravati da progressivi tagli di trasferimenti. Per un Comune la copertura di spesa, anche di un solo dipendente, può diventare un problema insormontabile. Nei piccoli Comuni umbri la questione è avvertita in modo particolare, perché le piante organiche sono ormai ridotte al minimo indispensabile ma è necessario garantire le medesime funzioni e rispettare la stessa mole di adempimenti degli altri Comuni.

Il punto più urgente su cui vorrei portare la Sua attenzione è quello delle regole che non consentono il ricambio generazionale nei nostri Comuni. Se da un lato nei Comuni più piccoli, ovvero quelli con una popolazione compresa tra 1.000 e 10.000 abitanti, ci sarà maggiore spazio per il turnover (che passa dal 25% al 75% delle uscite) grazie all’ultimo DL Enti Locali, la disciplina così rigida non consente a tutti i Comuni la possibilità di fare nuove assunzioni; mi riferisco in particolare a quei Comuni che, pur avendo pensionamenti in atto, non possono assumere nel corso del medesimo anno, in quanto la normativa fa riferimento alle cessazione di servizio negli anni precedenti.

Se per i Comuni medio – grandi questo parametro può risultare in qualche maniera opportuno ed equo, nella nostra realtà risulta essere del tutto ingiusto ed inapplicabile.

Siamo costretti ad attivare procedure complicate e poco aderenti alla realtà, utilizzando, ad esempio, i resti degli anni precedenti (dove una attenta razionalizzazione delle risorse non ci consente, talvolta, di averne) o, ancor peggio, aspettando l’anno che verrà.

Le chiedo: ma nel frattempo chi garantisce l’attività all’interno dei nostri Comuni?

Come secondo punto di attenzione le evidenzio, altresì, la grande necessità di ampliare le piante organiche e di permettere ad una nuova generazione di essere assunta dagli enti locali. Anche in questo modo, infatti, possiamo contribuire a sostenere una più rapida ripresa economica del nostro Paese.

Egregio Presidente, confido nella Sua sensibilità, affinché la questione Piccoli Comuni non venga liquidata con slogan e pacche sulle spalle, ma al contrario, venga sostenuta già dal prossimo decreto Milleproroghe o con altri provvedimenti ad hoc, con norme di dettaglio che possano consentire a noi sindaci di rispondere al meglio alle esigenze delle nostre Comunità.

Con l’auspicio di poter contare sul Suo impegno a favore dei comuni più piccoli Le invio i miei più cordiali saluti.

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