di Walter Patalocco
Qualche dato alla rinfusa. Il più evidente: tra il 2008 ed il 2016 il Pil dell’Umbria è diminuito, del 16 e mezzo per cento, vale a dire che si è prodotta ricchezza per quasi tre miliardi e mezzo in meno. Ciò anche se, fortunatamente, il Pil regionale ha ripreso a salire dal 2015: +1,9%. (Elaborazione Ires Cgil su dati Istat).
Gli occupati, che nel 2006 erano poco meno di 355 mila, nel 2008 erano aumentati fino a 375.952 (dati Unioncamere). Nel solo 2008, in Umbria, s’erano avuti 8.900 occupati in più rispetto all’anno precedente (+2,4%): 6.000 in provincia di Perugia (+2,2%) e 2.900 in quella di Terni (+3,4%). Nel 2016, gli occupati erano invece 345.377, trentamila in meno che nel 2008, indicato come l’anno pre-crisi.
Sono dati, numeri e dinamiche, resi noti già da tempo. Riportati dagli organi d’informazione umbri soprattutto in occasione di qualche conferenza stampa dei sindacati o di un comunicato di Unioncamere. Poi basta. Ma non basta conoscere i numeri.
Le dinamiche che essi svelano vanno considerate, valutate e, in qualche maniera, sostenute o guidate dalla politica con leggi ed atti, ma pure con idee e ragionamenti.
L’economia umbra, è in ripresa o no? E quanto? Come s’intende intervenire? Cosa si sta decidendo, varando o discutendo? Gli amministratori umbri che dicono di questi dati? Ci sono state o ci saranno occasioni di confronto largo, aperto, “vero” sulle questioni economiche ed occupazionali umbre?
“Non pervenuto”, si diceva un tempo quando non c’erano dati meteo da qualche località. Si dibatte (anzi ci si scontra) molto su immigrati e loro “imprese” negative, sulla necessità di più sicurezza, sulle sbornie dei giovani al sabato sera.
Problemi reali e da affrontare, anche questi, ovvio. E se tutto facesse capo ad un’unica, grande questione come la ripresa economica e il lavoro?
Su questo, in verità, non si conosce granché di quel che pensano politici e amministratori.
Colpa del lettore distratto? O come spesso accade, è “tutta colpa de ‘sti giornalisti”?