«Umbria prigioniera dei rifiuti e arretrata»

Le riflessioni dei comitati civici: «Si grida all’emergenza ma non si fa nulla per rendere gli impianti efficienti» mentre aleggia lo spettro di un nuovo inceneritore

Condividi questo articolo su

di Nuovo Comitato Belladanza, Comitato No Inceneritori Terni, Osservatorio Borgogiglione, Coordinamento regionale Umbria Rifiuti Zero, Italia Nostra Umbria

Regione e Comuni appaiono sempre più inguaiati e incapaci a gestire il ciclo dei rifiuti: i conferimenti in discarica a basso costo rimangono la principale risorsa a disposizione, a dispetto delle direttive europee e delle normative vigenti. Dove si è arenata la delibera regionale del 18 gennaio che imponeva di implementare la raccolta differenziata e raggiungere finalmente gli obiettivi di legge? Si minacciava addirittura l’invio di Commissari ad acta nei Comuni più pigri. I risultati di questi mesi dimostrano che le cifre sbandierate da alcuni sindaci sono pure operazioni statistiche: dai quantitativi raccolti in modo differenziato, senza attenzione alla qualità, occorre sottrarre gli scarti e contare quanto avviato davvero a riciclo. Una presa in giro dei cittadini, in molti casi, che pagano salato un servizio lontano dalle aspettative e dai parametri di legge.

Tutti ora sanno, per esempio, dove finisce una parte importante dei rifiuti organici: in discarica come scarti provenienti dagli impianti di compostaggio! Consideriamo che i rifiuti organici, la c.d. frazione umida, rappresentano il 44% della raccolta differenziata dei rifiuti urbani e che la potenzialità degli impianti autorizzati dalla Regione è di gran lunga sovradimensionata rispetto alle effettive esigenze del territorio (cfr. ARPA Umbria, La gestione dei rifiuti urbani in Umbria per l’anno 2015). E non bisogna dimenticare che la gestione degli impianti di trattamento/smaltimento e i bilanci di alcune aziende del gruppo Gesenu sono sotto indagine della Magistratura.

Non si vogliono toccare, sembrerebbe, gli interessi dei gestori (aziende partecipate dai Comuni) quindi le discariche restano strategiche e non si possono chiudere, con tutti i problemi che si portano dietro:

Belladanza (C.Castello): approvato l’ampliamento sottovalutando l’impatto ambientale ed i rischi di inquinamento delle falde sotterranee; con un costo spropositato per una volumetria aggiuntiva lorda di appena 410mila mc;

Borgogiglione (Magione): rilancio del bioreattore per i rifiuti organici senza valutazione d’impatto ambientale mentre il via vai dei camion attanaglia la Villa Colle del Cardinale, nonostante i molteplici vincoli di tutela;

Le Crete (Orvieto): in arrivo l’ampliamento e magari anche il 3° calanco? Non si vuole rinunciare nemmeno a Colognola (Gubbio) e S.Orsola (Spoleto), discariche già piene e piene di problemi.

E gridano all’emergenza imminente… Dopo tutto, ciliegina sulla torta, il governo Renzi con il decreto ‘SbloccaItalia’ impone d’autorità agli umbri un nuovo inceneritore da 130mila tonnellate annue, ‘un ferrovecchio’ che brucerebbe ogni speranza di cambiare finalmente strada! Inceneritori e discariche sono, infatti, le due facce della stessa incapacità di gestire i rifiuti in modo virtuoso e vantaggioso per tutti. La contrarietà a questa soluzione-capestro, rivendicata a parole dalla presidente Marini e dall’assessore Cecchini, sembra essersi squagliata. Già puzzava di bruciato il via libera agli impianti di smaltimento ternani, nonostante tutte le criticità evidenziate dal Comitato NoInceneritori di Terni.

Ora è l’ATI2 (Perugino), ormai ‘a fine corsa’, a proporsi per l’allocazione dell’inceneritore! Eppure ci sono anche voci autorevoli contro chi va minacciando una situazione d’emergenza: “Il tema dei rifiuti in Umbria è di una semplicità disarmante, nel senso che con meno di un milione di abitanti, meno di cinquecentomila tonnellate prodotte, l’applicazione convinta della strategia europea in materia di rifiuti, che vige ormai da quarant’anni (dalla Direttiva della Commissione Europea del 1976), tutto va… C’è una scala di priorità: in primo luogo prevenzione, ridurre all’origine la quantità e la pericolosità dei rifiuti; secondariamente, recuperare il massimo di materia possibile dai rifiuti; da ultimo, mettere in sicurezza in maniera però satellitare e marginale ciò che avanza dei cicli di trattamento, attraverso l’interramento controllato che deve diventare totalmente marginale… [W. Ganapini, Direttore generale di Arpa Umbria,allaCommissione regionale d’inchiesta sui rifiuti, 17.3.2016].

Per non arrivare davvero all’emergenza, meglio arrivare alle dimissioni dei nostri amministratori regionali, incapaci a gestire correttamente il ciclo dei rifiuti, come i fatti stanno dimostrando, e ad un ricambio ai vertici degli uffici preposti all’ambiente e alla cura del territorio! soprattutto serve pulizia, idee chiare, un nuovo piano regionale dei rifiuti e un’impiantistica innovativa, in linea con gli obiettivi dell’economia circolare, nel rispetto dell’ambiente e della salute pubblica. non bruciamo anche le buone pratiche fin qui sperimentate e l’impegno di tanti cittadini responsabili ! non bruciamo il futuro

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli