Umbria: «Senza lavoro rischio spopolamento»

La Cgil di Perugia su vertenze e criticità del territorio: «Patrimonio sociale del territorio sta venendo meno sotto i colpi della disoccupazione e dell’impoverimento»

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«Dove c’è il lavoro ci sono le persone. Dove il lavoro viene meno, il rischio di spopolamento e abbandono diventa fortissimo». Questo il messaggio lanciato dal direttivo della camera del lavoro della Cgil Perugia nella giornata di venerdì: focus sulle numerose vertenze e situazioni di critica sul territorio regionale.

Lo stabilimento Perugina di San Sisto

Il rischio Le situazioni legate alla Perugina, alla Novelli, Nardi , Tagina, dalla Maran ed ex Merloni, «senza dimenticare situazioni di incertezza come quella in essere alla Sogesi dopo la perdita di importanti appalti nella sanità umbra» sono state al centro del confronto. «Il nostro territorio – le parole di Filippo Ciavaglia, segretario generale Cgil Perugia – rischia di affrontare questa fase di grandi cambiamenti nel mondo della produzione e di fortissima innovazione tecnologica, da una posizione di ritardo e debolezza. Di questo abbiamo parlato nei giorni scorsi a Milano, nella conferenza di organizzazione nazionale, evidenziando che il cambiamento, la rivoluzione 4.0, va governata e non subita passivamente».

Patrimonio sociale Ciavaglia sottolinea che «per farlo, una regione come l’Umbria, ha bisogno di mettere sul piatto le sue potenzialità e le sue qualità, che le vengono dalle ricchezze ambientali, dal know-how dei suol lavoratori e da una forte tradizione di welfare e giustizia sociale. Anche quest’ultimo è infatti un fattore attrattivo, lo è persino per le multinazionali, che scelgono anche in base a queste caratteristiche i territori dove insediarsi. Tuttavia negli ultimi anni questo patrimonio sociale forte del nostro territorio sta venendo meno, sotto i colpi della disoccupazione, dell’impoverimento e della crescita delle disuguaglianze, anche territoriali. Ecco perché – conclude – come Cgil, nonostante le difficoltà e i tagli di questi anni, abbiamo scelto da tempo di puntare sul radicamento territoriale e sulla vicinanza alle persone in carne ed ossa, per provare a contrastare questi fenomeni».

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