Un ‘faro’ della legge sull’ambiente: dal Mite diploma e medaglia d’oro alla memoria di Maurizio Santoloci

L’importante riconoscimento del ministero è stato consegnato lunedì mattina a Roma ai familiari del magistrato scomparso nel 2017

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Un importante riconoscimento alla memoria, che fa capire una volta di più quanto la figura di Maurizio Santoloci – il noto magistrato scomparso nel gennaio del 2017 – sia attuale e quanto sia stata importante la sua opera, anche e soprattutto in ambito ambientale. È quello conferito dal Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, e consegnato lunedì mattina presso la sede del ministero a Roma: si tratta del diploma di benemerenza di prima classe e della medaglia d’oro al merito dell’ambiente, alla memoria del giudice che ha operato per anni a Terni, in prima linea. Alla consegna sono intervenuti la moglie del magistrato, Maria Cristina Orsini, la sorella Gabriella e i figli Valentina e Andrea. Presenti la direttrice generale del Mite, Emma Stea, che ha consegnato il diploma e la medaglia; con lei il capo segreteria del Mite, Fulvio Mamone Capria, il generale Alfonso Manzo, capo del Quinto reparto dello Stato Maggiore della Difesa, e il direttore generale della Lipu, Danilo Selvaggi. Di seguito la motivazioe che ha accompagnato il conferimento: «Magistrato della Cassazione e giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Terni, era conosciuto in tutta Italia come esperto di materie ambientali. Era stato membro della commissione ministeriale per la revisione del Testo unico ambientale e consulente giuridico di diversi ministri dell’ambiente per le azioni di contrasto alla criminalità organizzata in materia ambientale. Ha insegnato tecnica di polizia giudiziaria e procedura penale operativa per la Procura Generale presso diverse scuole statali e locali di polizia, tra cui la scuola del Corpo forestale dello Stato e la sede centrale del Comando dei carabinieri per la tutela dell’ambiente. Ha coordinato la sottocommissione strategico-operativa della commissione ecomafia del ministero dell’ambiente».


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