Vaccini avvocati: «Lette e sentite cose vergognose. Ecco la verità»

Terni – L’Ordine interviene sulla vicenda che ha suscitato non poche polemiche, ricostruendo i fatti

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dell’Ordine degli avvocati di Terni

L’Ordine degli avvocati di Terni ritiene necessario puntualizzare, anche al di fuori dal contesto dei propri iscritti, quanto accaduto in merito alla vicenda ‘vaccinazioni’, non solo per una dovuta e corretta informazione, ma anche per stigmatizzare tutti i
comportamenti e le dichiarazioni risultati fortemente lesivi dell’onore e della dignità dell’intera categoria. Gli avvocati di Terni, difatti, non hanno mai rivendicato alcun privilegio rispetto ad altre categorie egualmente a rischio, né hanno chiesto di essere vaccinati prima di soggetti più deboli o ancor più esposti al contagio, ma hanno chiesto esclusivamente l’applicazione di criteri razionali ed uniformi.

VACCINO AVVOCATI, PARTENZA DOMENICALE ‘A SORPRESA’

Si ricorda che sia a livello nazionale – si veda la richiesta del ministero della Giustizia dell’8 febbraio 2021 al Cts – che regionale, al comparto giustizia, quale servizio pubblico essenziale ex Legge 146/1990 e di rilevo costituzionale, era stata (inizialmente) riconosciuta una priorità nella distribuzione del vaccino anti Covid. Tale scelta non è stata in alcun modo sollecitata dagli avvocati i quali, al contrario, in Umbria erano gli unici operatori del comparto giustizia a venire in un primo momento esclusi.

VACCINI AGLI AVVOCATI: PARTE LO SCARICABARILE

È per tale ragione che si chiedeva alla Regione Umbria di ‘sanare’ la disparità di trattamento, palesemente illegittimo e discriminatorio verso la categoria. Emendando al proprio errore, il commissario straordinario per l’emergenza Covid inviava una mail in data 12 marzo 2021 con la quale, previa precisazione che anche gli avvocati rientravano nella categoria dei lavoratori dei servizi essenziali, invitava l’Ordine a nominare un ‘referente vaccini’ altresì precisando che sarebbe stato somministrato il vaccino Astrazeneca. Nessuna ulteriore comunicazione perveniva all’Ordine degli avvocati, e ciò a differenza di quanto avveniva per gli altri operatori della giustizia nei cui riguardi l’iter era regolarmente avviato con l’inizio delle vaccinazioni.

Soltanto con e-mail delle ore 13.26 di domenica 21 marzo, la Usl Umbria 2 comunicava all’Ordine la disponibilità di circa 170 dosi di vaccini Astrazeneca che sarebbero rimasti inutilizzati in mancanza di somministrazione entro le ore 16.30 dello stesso giorno. Altre categorie essenziali erano state contattate sin dal mattino per la stessa finalità. Difatti, delle 275 dosi di vaccino Astrazeneca pronte per la somministrazione nella medesima giornata, ne erano state utilizzate soltanto 105, come di seguito indicato: 21 tra gli aventi diritto prenotati, 41 tra il personale della Protezione civile, 17 tra il personale dell’Ispettorato del lavoro, 5 tra il personale delle imprese funebri, 6 tra il personale degli assistenti sociali, 2 tra gli informatori farmaceutici, 13 tra il personale dipendente di aziende operanti in Usl Umbria 2.

Successivamente, con e-mail delle ore 17.58 del 22 marzo, la Regione Umbria chiedeva al referente vaccini dell’Ordine di compilare il modello con i dati anagrafici e di contatto (nome, cognome, CF, e-mail, numero di cellulare, categoria) di tutti gli avvocati iscritti all’albo, senza alcun riferimento alla volontà o meno di vaccinarsi. Avendo dato immediato riscontro, la Regione, con e-mail delle ore 04.24 del 24 marzo, comunicava che l’elenco degli iscritti era stato correttamente processato e che l’abilitazione alla prenotazione sarebbe stata notificata direttamente agli interessati con successiva comunicazione.

In effetti, a partire dalle ore 8.30 circa dello stesso 24 marzo, iniziavano a pervenire ai singoli avvocati comunicazioni mail con il seguente oggetto: ‘apertura prenotazioni categorie vaccinazioni Covid-19’. In tale modo la Regione Umbria ingenerava in tutti gli iscritti la legittima aspettativa di potersi sottoporre a vaccinazione entro breve termine. Per circa un’ora, tramite l’apposito sito internet (https://vaccinocovid.regione.umbria.it) o le farmacie, è stato possibile prenotare, fin quando, improvvisamente, la Regione, senza alcun avviso o spiegazione, interrompeva le prenotazioni per tutte le categorie dei servizi essenziali.

Ancora oggi nessuna comunicazione ufficiale da parte della Regione o del commissario è pervenuta all’Ordine degli avvocati. Tale imbarazzante situazione vede, allo stato, la categoria degli avvocati così suddivisa: una parte vaccinata (prima dose); una parte in corso di vaccinazione; una parte, quella di gran lunga più numerosa, completamente esclusa. Questo è l’esatto svolgersi dei fatti.

Gli avvocati di Terni, pertanto, in virtù di provvedimenti regionali e di comunicazioni della Usl, sono stati ricompresi nel piano vaccinale con vaccino Astrazeneca (come è noto, inizialmente riservato a persone sotto i 55 anni e solo in seguito autorizzato anche
per gli over 55) ed avevano la legittima aspettativa di accedere alla vaccinazione in tempi brevi e certi, come è stato di fatto possibile per tutte le restanti categorie di soggetti rientranti nel ‘comparto giustizia’. Nessun avvocato, quindi, ha mai inteso sottrarre – e di fatto non ha mai sottratto – dosi di vaccino destinati alla popolazione più fragile a cui, come noto, sono riservati i vaccini Pfizer e Moderna.

Non è quindi più tollerabile definire gli avvocati come ‘furbetti saltafila’ o ‘raccomandati’, così come non si possono più subire gli attacchi, immotivati e diffamatori, posti in essere da parte della stampa e da alcuni politici locali che, peraltro, si sono ben guardati dal tenere analoghi comportamenti verso le altre ‘categorie privilegiate’. I messaggi veicolati da alcuni media – come giustamente osservato anche dall’avvocato Maria Masi, presidente del Consiglio nazionale forense – ‘che normalmente ignorano la nostra categoria anche quando sarebbe utile richiamarne la funzione, il cui significato è stravolto e strumentalizzato per motivi tutt’altro che etici, hanno creato una querelle di basso profilo da cui prendiamo le distanze per non offendere la memoria delle colleghe e dei colleghi vittime del Covid e per difendere avvocate e avvocati vittime del pregiudizio’. Ma ciò non ci esimerà dal valutare ed eventualmente assumere ogni opportuna iniziativa nei confronti della Regione Umbria per la condotta tenuta e la disparità di trattamento posta in atto nonché verso tutti coloro che hanno diffamato e calunniato gli avvocati sui media e sui social network.

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